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Anche in Afghanistan nulla è impossibile

di Marco Cedolin - 06/11/2008

 

Tutto il mondo sta festeggiando la salita di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti e mai, neppure il giorno dopo l’11 settembre, era accaduto di sentirci davvero “tutti americani” come in questo momento. In Italia la campagna elettorale a stelle e strisce è stata seguita dalla folla di belatori accasati nei media nostrani, fin dalle primarie, con tale partecipazione e spiegamento di forze (come dimenticare la bandiera americana che campeggiava baldanzosa sopra al logo del TG1 del buon Riotta) da averci lasciati tutti con l’amaro in bocca nello scoprire, arrivato il giorno fatidico, che da noi purtroppo non si poteva votare, in quanto nonostante il nostro paese sia in tutto e per tutto simile ad una colonia USA, non esistevano seggi dove potere dare sfoggio della nostra creatività.

 

Il viso sorridente di Barack Obama campeggia sugli schermi delle TV e sulle pagine dei giornali, balioso e sicuro di sé, incarnando l’immagine vincente della fiducia, perfetto contraltare dell’egroto Mc Cain che come un maccabeo è sembrato procedere a barcolloni per l’intero corso della campagna elettorale.

La prima pagina della Repubblica racconta che è nata un’altra America, il Corriere Della Sera giubila annunciando che “il cambiamento è arrivato”, La Stampa riprende le parole di Obama secondo cui “in America nulla è impossibile”, l’Unione Europea parla di “una svolta per il mondo”, il Presidente Napolitano afferma che è “un gran giorno”, il Papa la considera “un’occasione storica”, Berlusconi assicura che “aumenterà la nostra collaborazione”, Walter Veltroni annuncia che “il mondo può cambiare”, Nelson Mandela pronostica che adesso “si può sognare un mondo migliore”, il Kenya ha perfino proclamato un giorno di festa nazionale.

 

Anche in Afghanistan nulla è impossibile, neppure che mentre gli occhi del mondo intero erano focalizzati sulle elezioni USA, i soldati americani che occupano il paese, forse distratti o forse no, abbiano per errore massacrato nel corso di un attacco aereo, 40 persone, fra cui donne e bambini, che stavano festeggiando un matrimonio e pensavano (sbagliando) di avere anche loro diritto a sognare un mondo migliore.

L’esercito statunitense, chiamato in causa dal Presidente Karzai che ne ha condannato l’operato,  ha confermato “l’incidente” senza fornire altri particolari.

Se davvero qualcuno aspira a cambiare il mondo forse dovrebbe iniziare proprio da qui.