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Medvedev tende la mano a Obama

di Etienne Mougeotte e Fabrice Nodé-Langlois - 16/11/2008






dmitri medvedev

Proponiamo l'intervista rilasciata dal presidente della Federazione Russa, Dimitri Medvedev, in esclusiva al quotidiano francese «Le Figaro» e pubblicata il 13 novembre 2008. Medvedev ha toccato tutti gli argomenti principali dell'attuale agenda politica internazionale, sui quali la posizione della Russia assume un peso in rapidissima crescita, il cui significato è essenziale capire. Prima di addentrarci nella lettura del Medvedev-pensiero, sottolineiamo una sua frase chiave. Nel riferirsi ai suoi colloqui con i principali capi di governo europei, il presidente russo dice che «non è un segreto, condividiamo la stessa visione sulla genesi e la natura di questa crisi. Dobbiamo trovare soluzioni per stabilizzare in modo durevole il sistema finanziario e riformarlo.» Dire «stessa visione» significa annunciare che in Europa si sta consolidando una spinta senza precedenti verso un mondo multipolare in cui Mosca opera con una vicinanza oggettiva di interessi che cambia radicalmente lo scenario, proprio nel momento in cui tramonta l'avventurismo unipolare dell'Amministrazione Bush.

La traduzione è a cura di Simone Santini (
www.clarissa.it).


LE FIGARO, IN ESCLUSIVA - Il capo di Stato russo è pronto ad abbandonare la propria decisione di dispiegare le armi nucleari a Kaliningrad se il nuovo presidente americano rinuncerà ad installare in Polonia uno scudo antimissile.

Domanda: Signor Presidente, lei accorda a Le Figaro la sua prima intervista alla stampa straniera dopo l'elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti. Lei ha minacciato di dispiegare i missili a Kaliningrad [enclave russa in Polonia, n.d.t.]. Non le sembra di porre le sue relazioni col nuovo presidente americano su un piano subito conflittuale?
Dimitri MEDVEDEV - Ci tengo a dire che il mio intervento del 5 novembre davanti al Parlamento non era legato in alcun modo alle elezioni statunitensi o ad altri avvenimenti internazionali particolari. Si è trattato in primo luogo di un messaggio ad uso interno. La decisione dell'attuale Amministrazione americana di dispiegare un sistema di difesa antimissile senza aver ottenuto il consenso dell'Europa né tanto meno degli alleati della Nato è un autentico problema.
Abbiamo posto a più riprese domande chiare ai nostri amici americani: A che vi serve questo sistema? Chi è l'obiettivo? Sarà efficace? Non abbiamo ottenuto nessuna valida risposta. Ancora meglio, abbiamo proposto un sistema di sicurezza globale, abbiamo offerto l'utilizzo di nostri sistemi radar così come quelli dei nostri vicini alleati come l'Azerbaigian, senza essere ascoltati. Quindi non possiamo non reagire ad un dispiegamento unilaterale di missili e di radar.
Tuttavia siamo pronti ad abbandonare questa decisione di dispiegare i missili a Kaliningrad se la nuova Amministrazione americana, dopo aver analizzato l'utilità reale del sistema per rispondere agli "stati canaglia", decidesse di abbandonare il suo sistema antimissile. Mi pare che la prima reazione dagli Stati Uniti è che ci stanno riflettendo. Da parte nostra siamo pronti a negoziare su una "opzione zero", siamo pronti a riflettere su un sistema di sicurezza globale tra Stati Uniti, paesi dell'Unione Europea e Federazione Russa.
Per quanto riguarda le mie relazioni personali col presidente eletto Barack Obama, posso dire di aver avuto con lui una buona conversazione telefonica. Speriamo di creare relazioni franche e oneste al fine di risolvere con la nuova Amministrazione i problemi che non siamo riusciti a regolare con l'Amministrazione attuale.
Il nuovo presidente beneficia di un grande capitale di fiducia. È stato eletto in un momento particolarmente delicato e gli auguro molta fortuna nell'esercizio delle sue funzioni.


Avrà occasione di incontrare Barack Obama ai margini della riunione del G20 questo fine settimana a Washington [ovvero il 15-16 novembre, n.d.t.]?
E' una questione interna americana. Spetta a loro decidere sull'opportunità per il presidente eletto di partecipare alla riunione. In ogni caso da parte nostra ci siamo accordati per incontrarci senza ritardi.

Domani [ovvero il 14 novembre, n.d.t.] lei sarà a Nizza per il vertice Russia - Unione europea. Alcuni paesi membri sono preoccupati dal mantenimento di un contingente militare russo in Ossezia del Sud ed Abkhazia ancora maggiore rispetto allo scorso 7 agosto. Ridurrete questi effettivi?
Nessun testo, nemmeno l'accordo col presidente Sarkozy, regolamenta la disposizione dei nostri contingenti militari. Nel momento in cui si trattava di sbloccare la situazione abbiamo parlato di ritiro delle nostre forze di pace. Ma quello stadio è superato. Allo stato attuale, la presenza di soldati e la localizzazione delle basi militari sono definite da accordi di cooperazione bilaterali firmati dalla Russia coi due paesi interessati, Abkhazia e Ossezia del Sud. Questo al fine di preservare la vita degli abitanti ed evitare una catastrofe umanitaria. Ciò giustifica il mantenimento di un certo numero di effettivi.


L'indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud è irreversibile?
La nostra decisione di riconoscere l'indipendenza di Ossezia del Sud ed Abkhazia è irreversibile. Dal punto di vista del diritto internazionale, queste due entità esistono.


Il presidente Sarkozy ha convinto i partner europei a riprendere i negoziati per stabilire un parternariato strategico tra Ue e Russia. Che ne pensa?
Vorrei rendere omaggio agli sforzi del presidente Sarkozy tesi a rafforzare le relazioni tra Ue e Russia in tutti i campi. Abbiamo bisogno di investimenti reciproci. L'Europa è il più grande cliente dell'energia russa, noi siamo i più grandi acquirenti di tecnologia e prodotti europei. Con la sola Francia i nostri scambi ammontano a 16 miliardi di dollari l'anno e sono in costante aumento. La Russia è stata, è, e resterà una parte integrante dell'Europa. Nostro interesse è avere relazioni che siano le più strette possibile.


Questo week-end parteciperà al vertice di Washington sulla crisi. Porterà proposte precise?
Non solo porterò delle precise proposte, ma le ho già anticipate al presidente Sarkozy, al primo ministro Berlusconi, alla cancelliera Merkel ed al primo ministro Brown. Non è un segreto, condividiamo la stessa visione sulla genesi e la natura di questa crisi. Dobbiamo trovare soluzioni per stabilizzare in modo durevole il sistema finanziario e riformarlo. Come possiamo minimizzare i guasti della crisi attuale? Come evitare il ripetersi di una crisi come questa? Dobbiamo trovare le risposte a queste due questioni chiave.
La nuova architettura finanziaria dovrà essere in primo luogo più trasparente e prevedibile. Dobbiamo gettare le basi di una nuova Bretton Woods che comprenderà nuove istituzioni internazionali del credito, un nuovo sistema di contabilità, un nuovo sistema di assicurazione del rischio. Abbiamo proposto l'idea di un sistema di allarme preventivo dei rischi che dovrà essere ripreso a sua volta in ogni paese.


La Russia non è al riparo dalla recessione economica mondiale. Siete pronti per un piano massiccio di rilancio come quello, ad esempio, annunciato dalla Cina?
È una grande sfida. Tutti i dirigenti del paese sono prioritariamente incaricati di minimizzare le conseguenze di questa crisi globale. Abbiamo già adottato una serie di misure importanti, specificatamente nel settore bancario in cui abbiamo aumentato le liquidità, e nel settore produttivo. Continuiamo a seguire la situazione con molta attenzione così come le decisioni dei nostri partner europei e cinesi. In ogni caso, benché si tratti di una crisi mondiale, non c'è una ricetta universale e ogni economia è differente.


Potreste arrivare a nazionalizzare le banche nel caso che il denaro da voi iniettato prenda la strada dell'estero?
È vero, ci sono effettivamente delle fughe di capitali all'estero. Tuttavia la nazionalizzazione non è la soluzione. Bisogna salvaguardare le banche chiave del sistema, quelle che assicurano la circolazione finanziaria del paese. Allo stesso modo dobbiamo proteggere il risparmio dei cittadini che è garantito dallo Stato. Se necessario, potremmo prendere misure di partecipazioni statali analoghe a quelle previste con successo negli Usa o in Gran Bretagna. Ma se anche una parte del capitale delle banche dovesse essere trasferito allo Stato, ciò dovrà essere provvisorio. Le azioni saranno di nuovo vendute sul mercato. Ho detto nel mio messaggio al Parlamento che non abbiamo bisogno di una economia statalizzata, ma di una economia efficace, una economia di mercato fondata sulla proprietà privata.


Il forte ribasso del prezzo del petrolio grava pesantemente sul bilancio della Russia. Crede che il petrolio possa tornare a crescere in tempi brevi?
Sia i ribassi consistenti che i rialzi speculativi sono destabilizzanti. Certo, non possiamo essere felici se i prezzi sprofondano al di sotto di una soglia giudicata ragionevole da ogni paese produttore di petrolio. Ma il nostro bilancio è protetto contro questi ribassi grazie ai nostri fondi di riserva che ci permettono di mantenere stabili le nostre spese sociali ed economiche. Nel lungo periodo, sono sicuro che la tendenza del prezzo del petrolio sarà al rialzo. Nell'immediato nessuno lo può dire. La scienza economica si sta trasformando in arte.

da Le Figaro