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Le civiltà muoiono di burocrazia

di Ugo Bardi - 18/11/2008

Fonte: aspoitalia

 
 


Nel suo monumentale studio del 1988, "Il collasso delle società complesse," Joseph Tainter sostiene che le civiltà umane tendono a crollare per eccesso di complessita, schiacciate dal peso delle strutture amministrative che esse stesse creano. In altre parole, muoiono di burocrazia.


Chi si occupa di risorse e di materie prime tende spesso a vedere la decadenza e il collasso delle società nella storia come dovuto al graduale esaurimento delle loro fonti di sostentamento. Questa è l'opinione, per esempio, di Jared Diamond che la espone nel suo libro "Collapse". Tuttavia, esiste un'altra linea di pensiero che vuole che la decadenza delle società sia dovuto a fattori interni, ovvero a una degenerazione delle loro strutture di controllo e di gestione. Questa è l'opinione, per esempio, di Joseph Tainter che l'ha analizzata nel suo libro "Il collasso delle società complesse". Secondo Tainter, quelle strutture di controllo che chiamiamo "burocrazia" sono utili fino a che non superano un certo limite di complessità. A quel punto, cominciano a essere un peso che, a lungo andare schiaccia inesorabilemente la società che lo ha prodotto.

Personalmente, sono sempre stato piuttosto restio ad accettare l'ipotesi di Tainter. Di recente, tuttavia, ho cominciato a pensare che non sia incompatibile con l'altra ipotesi, quella del collasso da carenza di risorse. Questa mia impressione è stata rinforzata da alcune esperienze personali, per esempio quella dell'installazione dell'impianto fotovoltaico sopra il tetto di casa mia.(+) Ultimamente mi è capitata un'altra disavventura burocratica che ha rinforzato la mia impressione e che penso di potervi raccontare qui di seguito.

Quando se n'è andata, in Aprile di quest'anno, mia madre non ha lasciato grandi beni al sole. Solo la comproprietà della casa dove viveva con mio padre e qualche soldo risparmiato dalla sua pensione di insegnante. Mi ci è voluto poco per capire che il tutto non richiedeva avvocati e cose del genere. Restava comunque una dichiarazione da fare all'Agenzia delle Entrate. Mi sono incaricato io stesso di farlo, ignorando quelli che mi avevano suggerito di affidare tutto a un commercialista. E' solo un modulo, mi sono detto, cosa sarà mai riempirlo?

Ahimé, la cosa si è rivelata una piccola odissea. Non sto a raccontarvi tutti i dettagli, mi limito ad accennarvi di come sia necessario recarsi fisicamente all'Agenzia delle Entrate e sorbirsi ore di attesa per ricevere un set di moduli e istruzioni quasi illeggibili, in quanto fotocopie di fotocopie di fotocopie. L'altra agenzia che bisogna consultare per queste cose, il catasto, ti fornisce invece dei moduli leggibili, ma stampati su una carta giallastra che sembra venire dall'800 e dove leggiamo, fra le altre cose, un'avvertenza corredata di un improbabile avverbio: "si prega di compilare dattilograficamente". Chissà, forse da qualche parte, nel mezzo di una oscura foresta, esiste un cimitero delle macchine da scrivere dove si può ancora trovare qualche rugginosa Olivetti lettera 22 in grado di scrivere "dattilograficamente".

Raccolti questi fogli, uno se ne torna a casa e si deve arrangiare. Piano piano, ti accorgi che su internet si possono trovare molti dei dati mancanti. Ti accorgi anche che i moduli si potrebbero, teoricamente, riempire on line, anche se gli impiegati agli sportelli delle varie agenzie sembrano essere del tutto ignari di questa possibilità. Nella pratica, ti accorgi anche che via internet si possono fare certe cose, ma non tutte; oppure che fare certe cose via i siti internet delle varie agenzie è reso così complicato da regole assurde che ti prende lo sgomento. Va a finire che non hai scelta se non riempire laboriosamente a mano i moduli cartacei.

Internet o no, comunque, nulla si può fare contro l'astruseria di certe cose se non armarsi di pazienza a livello di Giobbe e studiarsi con calma le istruzioni fornite. Da ovunque arrivino sono poco chiare, incomplete e alle volte (scusate la paranoia) danno l'idea di essere intenzionalmente fuorvianti.

La mancanza di istruzioni chiare ti costringe a un certo numero di pellegrinaggi all'agenzia delle entrate e al catasto per chiedere delucidazioni. Questo implica ore di attesa e discussioni con impiegati a volte gentilissimi, ma a volte anche assai maleducati. Non so se questi stessi impiegati che di giorno ti trattano male, di notte ti aiutano a pagamento a riempire i moduli. Ma li direi più che altro vittime anche loro di un assurdo meccanismo che ricorda la vecchia idea di rivitalizzare l'economia mettendo metà della gente a scavare buche e l'altra metà a riempirle. Questa impressione non si può evitare quando li si vedono laboriosamente ricopiare dai moduli cartacei ai loro computer i dati che tu avevi in precedenza laboriosamente trasferito dal computer ai moduli cartacei. E' curioso vederli tribolare così nell'era di internet, come pure è curioso vederli solennemente timbrare i moduli con una procedura che, immagino, già si faceva all'epoca di Napoleone. Non li invidio, anche se immagino che sia meglio che lavorare, che so, in una fabbrica di mine antiuomo.

Con 14 pagine di modulo principale e i molteplici moduli e volture allegati, considerando che ogni riga è una dura lotta per capire cosa vogliono da te, ci vuole un certo tempo. Per me è stato un lavoro che mi ha preso i dopocena di un buon mesetto. Bene o male, questa faccenda sono riuscito a concluderla ma, fra le altre cose, vi posso dire che il tutto non costa poco: fra bolli, imposte e balzelli vari sono svariate centinaia di euro che si devono pagare indipendentemente da quello che il defunto ha lasciato. Una vera e propria "tassa sulla morte" che può anche essere un bel peso in questo periodo in cui tanta gente ha difficoltà ad arrivare a fine mese.

Da un'esperienza del genere, si rischia di uscire inneggiando al ministro Brunetta. Che ci pensi lui a prendere a calci nel posteriore questa banda di incompetenti sfruttatori! Si capisce perché è così popolare. Ma, ovviamente, Brunetta sta soltanto peggiorando la situazione. Punendo gli impiegati statali otterrà soltanto che questi poi se la rifacciano con i poveracci che si presentano ai loro uffici. Non abbiamo bisogno di punire gli impiegati statali, ma di ridurre la burocrazia. Dobbiamo semplificare le regole e renderle più agevoli da seguire per il cittadino che oggi è costretto a subirsi un trattamento che non posso che definire altro che umiliante.

Ma, per qualche ragione, quando si presenta un problema da risolvere, è raro che qualcuno proponga di risolverlo abolendo qualche inutile regola. Ultimamente, si comincia a parlare di "semplificazione" ma, nel complesso, sembra che questa non sia considerata una gran priorità da nessuno. Così, leggi, decreti, regole, moduli e marche da bollo si accumulano in massa sempre maggiore, addirittura esponenziale (vedi per esempio un commento di Carlo Stagnaro (*) sul continuo incremento della burocrazia ambientale dell'UE).

Ha ragione Joseph Tainter a dire che è questo continuo incremento di burocrazia che alla fine distrugge le società? Forse non è la sola causa, ma in effetti sembra che la massa di regolamenti e leggi che ci affligge è allo stesso tempo un peso economico insopportabile e un modo di impedire che la società si adatti alle condizioni di un mondo che cambia sempre più rapidamente. L'esempio che ho portato, la dichiarazione di successione, fa il solo danno di far perdere tempo alla gente, ma ci sono leggi e regole che sono positivamente dannose. Per esempio, quelle sulle energie rinnovabili che si dimostrano nella pratica molto efficaci per impedirne l'installazione. Ci sono poi le regole che ti impediscono di retrofittare un veicolo trasformandolo in elettrico. Altre regole ti impediscono di recuperare materie seconde e di rimetterle in circolo nel sistema industriale. Tutti questi sono danni reali fatti alla società dalla burocrazia.

Quale demonio misterioso fa si che cadiamo preda di mostri che noi stessi creiamo? Perché non riusciamo a ridurre la burocrazia? Non c'è una risposta chiara, ma io credo che alla fine dei conti l'interpretazione di Tainter non sia incompatibile con quella che vede nella disponibilità di risorse la ragione del crollo della civiltà.

Vista in termini di dinamica dei sistemi, la burocrazia si comporta come un predatore di risorse. Cresce in funzione della loro disponibilità, ma mostra anche una sfasatura temporale. Mentre il flusso delle risorse (la preda) comincia a diminuire, quello del predatore (la burocrazia) continua ad aumentare, almeno per un certo periodo. Questo è il risultato dell'inerzia delle strutture. E' in questo periodo di sfasamento che la burocrazia fa i maggiori danni, assorbendo risorse preziose e bloccando i tentativi della società di trovare nuove strade per sopravvivere.

In sostanza, è vero: le civiltà possono morire di burocrazia. Riusciremo ad evitarlo? Chi lo sa? Visto come stanno andando le cose, sembrerebbe di no.


Questa odissea burocratica che vi ho raccontato l'ho vista, in un certo senso, come un insulto fatto a mia madre che di certo non poteva immaginare che mi avrebbe lasciato questa bega. Mi piacerebbe però ricordarla su questo blog con qualcosa di meglio di un post polemico. Così, vorrei ricordare di lei una cosa che mi ha raccontato tante volte. Era nata in un paesino della Calabria e da piccola il rumore del mare era l'ultima cosa che sentiva prima di addormentarsi e la prima quando si svegliava. In Toscana, questo rumore le mancava e mi diceva sempre "sono nata al mare, vorrei morire al mare". Spero però che riposi bene lo stesso anche nella quiete delle colline fiesolane.




(*)
http://www.aspoitalia.blogspot.com/2007/03/il-mio-primo-tetto-fotovoltaico.html
(**)
http://realismoenergetico.blogspot.com/2008/10/bravo-cav.html