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Iraq, Mentre si avvicina l’Aid, tutti i pensieri degli iracheni vanno ai detenuti

di Fatih Abdulsalam - 05/12/2008



Gli iracheni presto festeggeranno l’Aid al-Adha, la Festa del sacrificio, con una lunga vacanza, che avrà inizio lunedì [8 dicembre NdT].

Tuttavia, avranno molto poco da festeggiare. Con l’arrivo dell’Aid, il miglior regalo che una famiglia irachena potrebbe sperare è il rilascio di uno dei propri cari dalle numerose carceri che gli Stati Uniti e il governo iracheno hanno costruito in tutto il Paese.


Uno sguardo ai titoli principali dei giornali di Baghdad negli ultimi giorni mostra la dimensione di questa tragedia umanitaria:

· Nuove carceri in costruzione

· Altre restaurate

· Nuovi contratti con Paesi sviluppati per la costruzione di nuove carceri

· Le Nazioni Unite sconvolte dal deterioramento delle condizioni carcerarie in Iraq

· Non esistono cifre esatte sul numero dei detenuti

· Le promesse di rilasciare i prigionieri sono false

Sono quattro i ministeri coinvolti nella tragedia dei detenuti iracheni: quelli degli Interni, della Difesa, della Giustizia, e dei Diritti Umani. Escludiamo gli Stati Uniti, la cui unica “storia di successo” in Iraq è stata la costruzione di carceri ‘moderne’. In base al nuovo accordo di sicurezza, gli Usa dovrebbero consegnare tutti i detenuti iracheni che hanno in custodia alle autorità irachene, con l’inizio del nuovo anno.

Con la maggior parte delle principali città irachene relativamente tranquille, si sarebbe pensato che la gente avesse un buon motivo per festeggiare l’Aid quest’anno. Tuttavia, sfortunatamente, molti non potranno farlo.

La ragione è evidente: a meno che le autorità non chiudano il dossier dei detenuti, nel Paese non ci sarà spazio per nessun tipo di festeggiamento.

Il dossier dei detenuti si è trasformato in un marchio di vergogna per il governo. Nel Paese ‘democratico’ che sostengono di avere creato, il numero dei prigionieri in carcere senza processo sale giorno dopo giorno, le detenzioni sommarie sono in aumento, e le violazioni dei diritti umani dei detenuti si aggravano.

La cosa tragica, nel caso dei prigionieri iracheni, è che quasi tutti si trovano in carcere senza processo, e trattenuti a tempo indeterminato, senza conoscerne la ragione: semplicemente sulla base di sospetti.

La loro unica sfortuna è quella di essere nati in una determinata confessione religiosa, tribù, o minoranza etnica. Il loro unico peccato è di essersi trovati a vivere in una determinata zona. Non è questa una delle peggiori forme di violazione dei diritti umani?

Il regalo più bello che gli iracheni possono aspettarsi dagli Stati Uniti e dal governo iracheno è che liberino tutti i detenuti, a meno che non siano stati processati da un tribunale e giudicati colpevoli.

Solo che non possono farlo perché si sono dimostrati nemici – non amici - del popolo iracheno.

(Traduzione di Ornella Sangiovanni)

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