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Slow bread

di redazionale - 05/12/2008



Preoccupati per la rapida caduta del cibo locale, i panettieri artigianali della Gran Bretagna, una comunità del cibo di Terra Madre di fornai, mugnai, coltivatori di cereali e insegnanti dell’arte culinaria stanno conducendo una campagna per proteggere e aumentare la produzione di pane artigianale attraverso la regione.

Da un’idea nata all’incontro del 2006, i delegati hanno colto l’opportunità di lanciare al raduno del 2008 dello scorso ottobre Slow Bread, il primo progetto di Terra Madre del Regno Unito.

A Torino la comunità britannica ha messo in evidenza il fatto che mentre in Italia il 90% del pane è fatto in forni artigianali, oggi lo stesso dato circa la produzione del pane in Gran Bretagna è inferiore al 3% (*).
Per invertire questa rotta, la campagna Slow Bread sta lavorando per aumentare la consapevolezza tra il pubblico dei vantaggi dei pani tradizionali, lievitati lentamente, e cerca di assistere le persone nel fare le loro scelte di acquisto attraverso Laboratori del gusto, dimostrazioni e altre attività.

«Per noi una delle conseguenze più importanti di Terra Madre 2008, derivata dal Laboratorio della Terra sui cereali, è stato l’impegno preso per far proseguire il forum internazionale e per lavorare a un livello internazionale, allo scopo di garantire cambiamenti nelle leggi sui semi e nelle informazioni presenti nelle etichette – dice la coordinatrice di Slow Bread, Susan Wynn. – Queste sono le chiavi per il successo del nostro progetto e sarebbe molto difficile conquistarlo in Inghilterra in isolamento. Diventare parte di un movimento internazionale ci dà la speranza che insieme possiamo far accadere il cambiamento».

Tranne il tempo, il gruppo dice che gli ingredienti che servono per lo «slow bread» sono veramente molto semplici: solo farina (preferibilmente organica e macinata a pietra), acqua, lievito e sale. Dovrebbe essere fatto con un lungo tempo di lievitazione, ma non ha bisogno di esaltatori di sapore, enzimi o altri additivi.
Vorrebbero anche vedere una rinascita della diversità dei grani e qualità che una volta esistevano fra le regioni, e che ora sono state rimpiazzate dai prodotti di circa una dozzina di industrie che controllano il mercato inglese del pane.

I soci Slow Food hanno aiutato il progetto attraverso la conduzione di circa 400 interviste sulle abitudini di acquisto del pane, e il risultato ha aiutato la comunità a decidere sul focus del loro progetto.
Alcune delle conclusioni:
- il 17.5% degli intervistati mangia meno di 5 fette di pane a settimana. Il dato indica che per circa una persona su 6, il pane non rappresenta più una parte significativa della propria dieta.
- Il pane affettato è due volte più popolare rispetto al pane non affettato. Molte persone fanno cenno a questa ragione per non utilizzare il pane artigianale. Il 46.5% degli intervistati compra il pane al supermercato dove, in effetti, il pane affettato è due volte più diffuso rispetto a quello non affettato (31% e 15.5%).
- Il 30% delle persone non ha idea di dove trovare il panettiere artigianale più vicino. Solo il 19% degli intervistati riconosce che ha un forno entro un miglio da casa propria.

La comunità Slow Bread sta anche collaborando con altre organizzazioni per aumentare il proprio successo. La CAMRA (The Campaign for Real Ale) ha aderito al progetto per causare un utilizzo maggiore del pane artigianale nei pub in cui è servita la Real Ale, e Sustain (alleanza per un cibo e un’agricoltura migliori) – che a breve lancerà la sua propria campagna Real Bread – e che sta lavorando insieme a Slow Bread per ottenere che l’etichettatura sia più chiara, così che il pubblico possa prendere decisioni d’acquisto consapevoli.

(*) Fonte: statistiche della Federazione dei Panettieri Artigianali (Gran Bretagna).