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Gli iracheni scendono in piazza in appoggio al giornalista che ha lanciato le scarpe contro Bush

di Patrick Cockburn - 16/12/2008


Mentre Muntazer al-Zaidi è ancora in stato di fermo, i suoi connazionali dimostrano il loro appoggio per la sua protesta contro Bush



Migliaia di iracheni si sono riversati per le strade di Baghdad ieri in appoggio a Muntazer al-Zaidi, catapultato dall’essere uno sconosciuto alla notorietà internazionale dopo aver lanciato le sue scarpe contro il Presidente Usa George Bush. Mentre il giornalista iracheno rimaneva in stato di fermo per quello che le autorità hanno definito "un atto barbaro e infamante", a Baghdad una folla lanciava le proprie scarpe contro i soldati statunitensi, in una delle numerose proteste di strada convocate a sostegno dell’azione del giornalista.

"Dio sia ringraziato, l’atto di Muntazer riempie di orgoglio i cuori degli iracheni", ha detto il fratello, Udai al-Zaidi. "Sono sicuro che molti iracheni vogliono fare quello che ha fatto lui”.

Ieri sono emersi particolari del modo in cui il 29enne giornalista sciita, che lavora da tre anni per la televisione al-Baghdadiya, era stato colpito da tutte le parti della guerra in Iraq. "Odia l’occupazione fisica americana quanto l’occupazione morale iraniana", ha detto Dhirgham, un altro dei suoi fratelli.

Lo scorso anno, Zaidi era stato rapito da alcuni uomini armati in una zona sunnita della parte ovest di Baghdad, e tenuto prigioniero per tre giorni, durante i quali era stato picchiato brutalmente prima di venire liberato. Nel gennaio di quest’anno era stato arrestato nel corso di un raid americano: i soldati avevano perquisito il suo appartamento, era stato tenuto in carcere per una notte, e poi lasciato andare con tante scuse. Gli amici dicono che il giornalista aveva seguito inoltre il bombardamento Usa di Sadr City quest’anno, ed era rimasto colpito dalla distruzione che aveva visto.

Il lancio delle scarpe contro Bush potrebbe rivelarsi qualcosa che segna una svolta decisiva nell’occupazione americana dell’Iraq, durata cinque anni e mezzo, provocando un’ondata di sentimento nazionalista in opposizione alla presenza statunitense, dato che il sostegno nei confronti di Zaidi sembra andare al di là delle divisioni confessionali. Manifestazioni in appoggio al giornalista si sono svolte nella città santa sciita di Najaf, ma anche nella città sunnita di Tikrit, per esigerne la liberazione.

Zaidi aveva lanciato le sue scarpe contro il Comandante in capo americano mentre questi stava tenendo una conferenza stampa assieme al Primo Ministro iracheno, Nuri al-Maliki. Le parole che ha detto: “Questo è un bacio d’addio, cane” sono diventate immediatamente famose in tutto il mondo musulmano. Bush ha scansato la prima scarpa, e Maliki ha cercato di parare la seconda, mentre il giornalista che le aveva lanciate urlava: “Questa è da parte delle vedove, degli orfani, e di coloro che sono stati uccisi in Iraq". Zaidi è poi stato gettato a terra da un altro giornalista iracheno, ed è scomparso sotto un cumulo di agenti della sicurezza iracheni. Sembra che sia rimasto ferito nella calca, perché ha aggiunto: "la mia mano, la mia mano".

La stazione televisiva per la quale lavora, che ha tenuto una foto di Zaidi sullo schermo per gran parte della giornata, ha diffuso un comunicato che ne esige il rilascio "in linea con la democrazia e la libertà di espressione che le autorità americane hanno promesso al popolo iracheno ... qualsiasi provvedimento preso nei confronti di Muntazer sarà considerato l’atto di un regime dittatoriale".

Ieri sera il giornalista era ancora in stato di fermo, e, a detta di alcuni funzionari, i suoi mocassini neri misura 44 sono stati confiscati. Tecnicamente potrebbe rischiare parecchi anni di carcere per avere insultato un capo di Stato in visita. Se dovessero esserci azioni legali, l’ex avvocato di Saddam Hussein si è offerto di difenderlo.
Tuttavia, sarà difficile per il governo iracheno agire contro un eroe nazionale.

La maggior parte degli iracheni considera gli Stati Uniti responsabili di gran parte della violenza degli ultimi anni, e vuole che si ponga termine all’occupazione in modo ordinato. Il governo deve affrontare elezioni provinciali a fine gennaio, ed elezioni parlamentari un po’ più in là, nello stesso anno. Maliki è riuscito a ottenere uno Status of Forces Agreement dagli Stati Uniti, approvato dal Parlamento il 27 novembre, che vedrà tutti i soldati americani ritirarsi dalle città, grandi e piccole, e dai villaggi entro la fine di giugno del prossimo anno, e da tutto l’Iraq fra tre anni.

Il comandante Usa in Iraq, Generale Ray Odierno, ha fatto capire che le forze Usa potrebbero continuare ad avere un ruolo di supporto alle truppe irachene nelle aree urbane, ma l’entusiasmo popolare per l’azione di Zaidi mostra che sarà difficile ridurre la forza dell’accordo sul ritiro delle truppe statunitensi senza provocare una reazione patriottica da parte di un numero significativo di iracheni.

Cosa pensano nel mondo del lancio delle scarpe


* "Le scarpe dovrebbero essere esposte in un museo, dato che assomigliano a un missile che parla in nome di tutti gli iracheni" - Zahraa, sul sito della rivista Arabian Business

* "Per l’opinione pubblica araba, la scarpa che vola è più eloquente di tutti i despoti/burattini che Bush incontra nel corso dei suoi viaggi in Medio Oriente" – As’ad Abu Khalil, professore alla Stanislaus University, in California

"La nostra difesa sarà basata sul fatto che gli Stati Uniti stanno occupando l’Iraq, e la resistenza è legittima con tutti i modi, comprese le scarpe" - Khalil al-Dulaimi, ex legale di Saddam Hussein, mentre spiega che sta formando un collegio di difesa per Zaidi

* "Per favore, ascoltate di nuovo. Questo è il suono della scarpa che colpisce il muro e manca il Presidente Bush." – L’annunciatore di una radio a Tehran

* "Lanciare le scarpe contro Bush è stato il miglior bacio d’addio che si sia mai visto. Esprime come gli iracheni ... odino Bush." - Musa Barhumeh, direttore del giornale indipendente giordano al-Ghad

* "Non avrebbe potuto farla franca con una tale stupidaggine senza la democrazia" - Greg, sul sito del Los Angeles Times

* "[Il nostro gruppo ha preso] la decisione di assegnare a Muntazer al-Zaidi il premio del coraggio, perché ciò che ha fatto è una vittoria per i diritti umani in tutto il mondo" - Aisha Gaddafi, figlia del leader libico Colonello Muammar al Gaddafi, e presidente dell’organizzazione di beneficenza Waatassimou

* "Bush non mi piace, ma non sono d’accordo con questa azione, non è civile. I giornalisti dovrebbero usare carta e penna per esprimere il loro punto di vista, non le scarpe" - Hamza Mahdi, un negoziante di Baghdad

The Independent

(Traduzione di Ornella Sangiovanni)

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