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Gaza, situazione umanitaria “disperata”, mentre Israele espande l’offensiva militare

di Carlo M. Miele - 06/01/2009




Ancora ieri, il governo israeliano ha ribadito che a Gaza “non vi è alcuna crisi umanitaria”.

Di parere opposto sono le organizzazioni non governative e gli operatori umanitari impegnati sul campo, che nelle ultime ore stanno lanciando appelli disperati per attirare l’attenzione della comunità internazionale e aprire uno spiraglio per la risoluzione della crisi.
 
Secondo il Comitato internazionale della Croce rossa (Icrc), dopo dieci giorni di conflitto, la striscia di Gaza sta affrontando "una crisi umanitaria totale" e le condizioni di vita sono divenute “intollerabili”.

"Per la popolazione di Gaza, la situazione è divenuta intollerabile... Le notizie che abbiamo ricevuto ci dicono che la scorsa notte è stata la più intensa in termini di bombardamenti e operazioni militari", ha spiegato alla Bbc il capo delle operazioni a Gaza del Icrc, Pierre Kraehenbuhl.

Allarme analogo ha espresso l’Agenzia di sostegno delle Nazioni Unite (Unrwa), secondo cui l’impossibilità di introdurre aiuti umanitari nella Striscia sta aggravando la situazione umanitaria della Striscia, già gravata dalle pesanti conseguenze di un anno e mezzo di assedio israeliano.

In questo momento – afferma l’agenzia Onu - un milione di persone (cioè due abitanti su tre) è privo di elettricità ed entro pochi giorni si troverà a che fare con una "seria fame".

Il medico norvegese Mads Gilbertche, che opera ad al-Shifa, il più grande ospedale della Striscia, ha dichiarato alla Bbc che le sale operatorie sono piene e la gente sta morendo per mancanza di scorte di medicinali.

Dominic Nutt, dell’ong Save The Children, ha raccontato che gli operatori umanitari della Striscia “non hanno acqua per la maggior parte del giorno” e “non c’è elettricità”, mentre i bambini “sono a rischio di ipotermia, malnutriti” e “la situazione sta diventando disperata".

Testimoni citati dalle agenzie di stampa parlano di centinaia di persone in fila per acquistare generi alimentari, sempre più scarsi.

Preoccupazione sta suscitando anche l’aumento delle morti civili (almeno 140 secondo l’Onu) e la crescente penuria di acqua, elettricità e carburante.

Allarme profughi

In questa situazione, migliaia di persone stanno abbandonato le loro case, nonostante i pericoli legati agli spostamenti nel territorio e l’impossibilità di abbandonare la Striscia, i cui valichi di frontiera restano sbarrati.
 
Una situazione drammatica che ha spinto l'Alto commissario Unrwa, Antonio Guterres, a rivolgere un appello per ottenere il rigoroso rispetto dei principi umanitari, fra i quali il diritto universale di chi fugge dalla guerra a cercare rifugio in altri Stati, e a chiedere che “le frontiere e le vie di accesso coinvolte vengano lasciate aperte così da consentire ai palestinesi di Gaza di mettersi in salvo in tutta sicurezza".

Scontri in tutta la Striscia

Oggi, intanto, sono andati avanti gli scontri tra le Forze di difesa israeliane (Idf) e i militanti di Hamas, la formazione islamica che dal giugno 2007 controlla l’enclave palestinese.

Stando alle fonti mediche locali, sono almeno 110 i morti da quando Israele ha dato inizio all’offensiva di terra, sabato scorso. Tel Aviv sostiene di aver ucciso 130 militanti di Hamas, mentre il Movimento della resistenza islamica afferma di avere ucciso dieci soldati israeliani.

In totale, sono circa 560 i palestinesi uccisi dall’inizio dei raid israeliani, 11 giorni fa. Il 25 per cento di loro – sostengono le Nazioni Unite – sono civili.

Oggi 40 palestinesi sono morti in un raid aereo israeliano che ha colpito una scuola delle Nazioni Unite in cui si erano rifugiate circa 400 persone; almeno cinque razzi palestinesi hanno invece raggiunto il sud di Israele, senza causare vittime.

Ieri e durante la notte, sono infuriati violenti combattimenti a Gaza City e ai margini dei campi profughi di Deir al-Balah e Bureij, nella parte centrale della Striscia Gaza, e di Jabaliya, nel nord.

Al momento – secondo i testimoni citati dalle agenzie di stampa internazionali – i carri armati e la fanteria israeliana si stanno avvicinando a Khan Younis, nel sud.

Appelli al cessate il fuoco

Con l’intensificarsi dello scontro militare, si rafforzano anche gli appelli internazionali per un cessate il fuoco.

Il presidente dell’Autorità palestinese (Anp) Mahmoud Abbas è atteso oggi a una riunione del Consiglio di sicurezza Onu, mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy sta proseguendo il suo viaggio ufficiale in Medio Oriente con l’intento di creare un consenso ampio attorno alla tregua.

Il governo di Tel Aviv ha già respinto le precedenti proposte internazionali di cessate il fuoco, affermando che ogni eventuale accordo dovrà prevedere maggiori limitazioni a carico di Hamas e della sua possibilità di riarmo, in modo da prevenire nuovi lanci di razzi su Israele.

Il Movimento islamico che controlla Gaza chiede invece la fine degli attacchi israeliani e la riapertutra dei valichi di frontiera della Striscia.