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Gaza come Falluja?

di Paolo Busoni - 06/01/2009




Strane somiglianze o vere e proprie similitudini?



Nelle immagini che fanno da sfondo, "footage" in termini televisivi, alle corrispondenze della televisione dalla nuova guerra in Palestina, si vedono strani fiori bianchi nel cielo della "Striscia di Gaza".   La memoria ci porta alle scarne immagini della seconda battaglia di Falluja alla fine del 2004.  

L'attacco alla città irachena, roccaforte delle milizie "insorgenti", ma anche dimora di parecchie centinaia di civili fu portato avanti dalle truppe Usa e irachene con metodologie ben sperimentate: secondo il generale Mini si fece ricorso alle tattiche della guerra nel Pacifico durante la quale i Marines dovettero stanare i giapponesi asserragliati nelle varie isole buca per buca, anfratto per anfratto.   Il metodo usato allora fu quello del fuoco, mai come nella conquista degli isolotti e poi nello sbarco di Okinawa si era fatto così ampio uso di lanciafiamme e di incendiari.   Il Napalm dopo il primo impiego in Europa, vide la sua consacrazione nella panoplia contemporanea proprio nella guerra "palmo a palmo" tipica dei teatri dove agisce un nemico "insorgente".   Il VietNam e la miriade di insurrezioni degli ultimi anni hanno solo ripetuto il cliché.

A Falluja si fece ampio uso di incendiari come il ben noto fosforo bianco e dei nuovi esplodenti a bassa carica distruttiva, ma con notevoli capacità di "flash" termico.   Si tratta di ordigni nei quali i componenti sono modulati in modo da massimizzare l'effetto termico istantaneo, rispetto all'onda d'urto che si ricerca quando invece si hanno necessità di demolizione.
Sia ben chiaro, a fronte della estrema sofisticazione tecnica, si sta parlando di armi con effetti tutt'altro che "mirati" e contenuti che -anche quando sono ben indirizzate su un obiettivo puntuale- inevitabilmente finiscono per coinvolgere chi ci sta intorno.   A Falluja un numero ancora imprecisato di non combattenti finì per essere coinvolto in questi "effetti collaterali" con le terribili conseguenze che possiamo immaginare.

Sembra, ma quando si parla di queste cose la forma dubitativa indica tranquillamente la certezza, che a Falluja fossero presenti in qualità di esperti/studiosi -dalla parte degli Usa e del governo iracheno- anche quadri di Tsahal.   A che cosa serva questo scambio di know how è abbastanza chiaro: anche Israele ha uno dei suoi tanti nemici prevalentemente insediato in zona cittadina.   Si tratta del peggior "insorgente" contro il quale combattere, specie per un governo democratico che deve risparmiare al massimo le vite umane dei suoi cittadini in armi, perciò ogni tattica -compreso il fuoco- deve essere usata per togliere a chi si è asserragliato un po' di questo suo vantaggio.  Solo che oggi c'è una differenza: tra le due battaglie di Falluja si dette modo, chiaramente a chi poteva permetterselo, di scappare dalla città, a Gaza avviene -da anni- l'esatto contrario.
La "Striscia" è una delle zone più densamente popolate della Terra (circa 3.900 ab./Kmq) quindi, guardando il footage delle immagini e sentendo le corrispondenze deve essere ben chiara una cosa: nella trappola per topi di nome Gaza non si può prendere per buona la storiella delle "vittime incidentali" o degli "effetti collaterali".