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I popoli delle montagne schiavi del regime di Hanoi

di Fabrizio Legger - 07/01/2009


 

Prosegue la repressione della minoranza etnica nel paese comunista
Ma nonostante il genocidio, la ribellione continua

Il mondo tace su quanto accade tra le montagne del Vietnam del Nord, ma non per questo tacciono le armi. Ci sono ancora piccoli gruppi di ribelli in armi tra quelle impervie montagne che dividono il Vietnam dalla Cina, impegnati a fronteggiare periodicamente le rappresaglie delle truppe vietnamite. Si tratta dei Degar, ovvero “Figli delle Montagne”, comunemente conosciuti come Montagnards, ovvero un gruppo di minoranze etniche su cui, a partire dagli anni Cinquanta, si è abbattuta la repressione brutale dei comunisti di Hanoi. I Montagnards rappresentano una quarantina di differenti gruppi indigeni, appartenenti ai ceppi linguistici mongolo-tibetano e malese-polinesiano. I due gruppi principali sono i Bahnar e i Jarai (tutti e due insieme contano circa mezzo milione di individui), poi, molto minoritari numericamente, ci sono i Rhade, i Koho, i Sedang, i Pacoh, i Katu, i Rongao, gli Mnong, i Maa, e molti altri. I Montagnards, che un tempo abitavano nella regione centro-meridionale del Vietnam, sono stati costretti a rifugiarsi sulle montagne sin dalla fine del XVII secolo, per sfuggire alle conquiste dell’imperialismo vietnamita. Durante la seconda guerra mondiale si opposero agli invasori giapponesi, poi conobbero gli orrori del comunismo filosovietico nel Vietnam del Nord e quando gli USA intervennero militarmente in Vietnam, subentrando ai francesi, combatterono al fianco degli americani contro i comunisti. Con la sconfitta degli USA, nel 1975, per i Montagnards iniziò un periodo di persecuzioni e violenze davvero spaventoso. Furono perseguitati perché alleati degli americani, perché di religione cristiana e perché strenui difensori della proprietà privata delle terre da essi abitate. Per anni i dirigenti comunisti di Hanoi scatenarono contro i Montagnards vere e proprie campagne di sterminio: bombardamenti dal cielo con napalm e invio di truppe di terra a distruggere i villaggi dove i guerriglieri trovavano sostegno e riparo, con conseguenti massacri di civili, stupri, deportazioni, torture, esecuzioni sommarie. I massacri effettuati dai vietnamiti contro i Montagnards negli ultimi trent’anni hanno provocato quasi un milione tra morti e profughi. Chi è sopravvissuto, vive in una sorta di semischiavitù, chi osa ribellarsi viene ucciso, chi non riesce a sopportare l’orrore della tirannide vietnamita tenta la fuga in Cina o in Birmania, con la speranza di poter un giorno raggiungere gli USA. Le truppe vietnamite hanno distrutto chiese e ucciso sacerdoti di etnia montagnard, la dittatura di Hanoi ha nazionalizzato le terre di queste etnie, ha fatto incarcerare tutti i capi politici, ha imposto restrizioni sui viaggi e ha rimpatriato forzatamente i montagnards fuggiti in Laos e Cambogia (paesi comunisti governati da regimi alleati del Vietnam). Oggi, centinaia di giovani montagnards languono ancora nelle carceri vietnamite: tra loro ci sono ribelli, studenti, sacerdoti, attivisti dei diritti umani, artisti, tutti imprigionati con l’accusa di attività sovversive contro la repubblica democratica socialista del Vietnam. In effetti, è l’ultimo atto di un genocidio mostruoso che va avanti sin dagli Anni Cinquanta, un genocidio che non è stato condannato con sufficiente fermezza dalla comunità internazionale e che non ha visto la dittatura comunista vietnamita subire pressioni per gli atroci crimini che ha commesso e che continua a commettere. Per i vietnamiti, i montagnards sono dei “moi”, ovvero dei selvaggi che devono solo essere sottomessi o sterminati. Ma i Degar, i “Figli delle Montagne”, come essi stessi si definiscono, sono un popolo fiero ed audace, che lotta per la sua libertà e che resiste ad una oppressione spaventosa. I pochi gruppi di guerriglieri montagnards che ancora lottano tra le montagne del Vietnam del Nord hanno piena coscienza di essere gli ultimi difensori di un popolo che non vuole essere cancellato dalla faccia della Terra. La comunità internazionale deve denunciare il genocidio che i Montagnards hanno subìto e deve difendere i sopravvissuti, ma sembra che della sorte di questi sventurati indigeni non importi nulla a nessuno. E intanto, essi continuano a combattere e a morire in mezzo alla generale indifferenza del mondo!