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La persecuzione dei “negazionisti” e il takfirismo olocaustico

di Moreno Pasquinelli - 10/01/2009

Fonte: campoantimperialista

 

 

«Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa continuare a dirlo»
François-Marie Arouet, meglio noto come "Voltaire"

Sono passati 4 anni da quando, nel novembre 2005, venne arrestato in Austria lo storico britannico David Irving. Il mandato di cattura venne spiccato nel 1989 per la presunta violazione del paragrafo 3 della legge austriaca che impedisce ogni apologia del nazismo. In verità Irving non è un nazista, il reato di apologia si appoggiava sul fatto che in quanto storico Irving aveva messo in dubbio la veridicità dell’olocausto e delle camere a gas di Auschwitz.

 

Era solo l’inizio della persecuzione giudiziaria sistematica che subiranno a scala europea gli storici revisionisti che negano l’olocausto, bollati appunto come “negazionisti”. In Francia il Parlamento, con voto bipartisan, giunse addirittura ad approvare la legge Gayssot, che senza nemmeno farsi velo di una retorica antinazista, punisce con la galera chiunque, storici in primis, neghi la Shoah. In base a quella legge, con l’appoggio dei mass media schierati in assetto di guerra, è stato dichiarato in Francia un vergognoso ostracismo a intellettuali come Faurisson e Thion (che certo non hanno simpatie naziste).

 

L’ultimo atto repressivo di questa campagna politico - simbolica è stato l’arresto e la condanna un anno di carcere da parte di un tribunale di Bruxelles per due “negazionisti”, il fiammingo Siegfried Verbeke e il francese Vincent Reynouard, colpevoli, pensate un po’, di aver spedito ad altri opuscoli “negazionisti della Shoah”. Ci sono dei precedenti. Verbeke era già stato privato per la stessa ragione dei diritti civili per dieci anni nel 1993. Per questo chiese asilo politico in Olanda. Venne poi condannato in Germania nel 1998. Nel 2005 venne arrestato all’aeroporto di Amsterdam su ordine di cattura internazionale emesso dalla Germania e si fece già in quell’occasione nove mesi di galera.

 

Se questa non una vicenda scandalosa cos’altro è? Se questo non è un crimine contro la libertà di pensiero e di espressione cos’altro è? Viviamo in una civiltà che si vanta di essere democratica, anzi, il faro delle libertà e dei diritti umani (che pretende addirittura di esportare a suon di bombe) tuttavia non consente di contestare la versione ufficiale di certi eventi storici, per quanto tragici. E’ diventato passibile di arresto sostenere che un fatto, l’olocausto, non c’è stato. Proprio sul piano simbolico e politico questa è in ogni senso una enormità. La cosa è tanto più assurda dato che in tutta Europa esistono, proliferano e sono considerati legali partiti e movimenti che apertamente si richiamo al nazismo e al fascismo. Questi possono anche presentarsi alle elezioni e avere deputati nei parlamenti, mai agli storici revisionisti non è consentito aprire bocca.
Non da dà pensare questa vicenda? Che ha strascichi ancor più inquietanti.

 

In Francia la potente conventicola sionista, l’ala più aggressiva della comunità ebraica, non sazia delle leggi liberticide già in vigore, per bocca di intellettuali di spicco, si agita, recalcitra e chiede a gran voce un indurimento della vigente legislazione e una sua estensione, nella forma di una onnicomprensiva di “Legge sulla memoria”. Nel concreto si tratta del fatto che il Senato francese potrebbe adottare una legge che punisce col carcere chi neghi lo sterminio degli armeni da parte della Turchia nel 1915.

 

Contro questo disegno di legge si sono schierati numerosi e insigni storici (Appello di Blois), affermando che “Non sta alla legge scrivere la storia. Questa legge terrorizzerà gli storici, li rinchiuderà in un gioco politicamente corretto che impedirà loro di lavorare... Attenzione alle leggi sulla memoria! perché è un vaso di Pandora: oggi gli armeni, ieri i pieds - noirs, domani gli albigesi.. dove ci si fermerà?”

 

All’attacco di questo sacrosanto appello è sceso in campo il Rambo di ogni anti - negazionismo, il Maciste del pensiero politicamente corretto, l’inquisitore per antonomasia dei “crimini contro l’umanità”. Si tratta del nuovo filosofo Bernard - Henri Levy. Il Corriere della Sera del 30 Novembre ha pubblicato la sua veemente requisitoria in difesa della legge che punirebbe gli storici o chiunque altro neghi lo sterminio degli armeni.
Con tutto il rispetto per il popolo armeno, gli argomenti del nuovo filosofo sono, in quest’occasione più di altre, non solo strampalati ma raccapriccianti. Lui non solo è certo della inoppugnabile verità storica, nel caso che sia avvenuto il genocidio degli armeni, non ha pudore a chiedere, testuale, il “rinforzo del potere pubblico”, ovvero della forza armata degli stati, a difesa di questa verità. Questo appello alla forza pubblica per punire i rei di opinioni diverse da quelle ufficialmente ammesse non viene fatto da un questurino ma, appunto, da un mascalzone che si frega di essere democratico e libertario. E’ uno scandalo che quest’appello cripto - fascista per punire la libertà d’espressione e di pensiero sia stato pubblicato in un organo di stampa che si spaccia per campione del liberalismo. E’ enorme che ciò non sia motivo di scandalo, che nessuno in Italia abbia osato additare Bernard - Henri Levy al pubblico ludibrio.

 

Il nuovo filosofo chiama gli storici revionisti “assassini di carta”, significando che chi nega sul piano storico un “crimine contro l’umanità” reitera quel crimine, e quindi merita esemplare punizione (sic!). Voltaire, che della tradizione democratica francese è il capostipite, si rivolterà nella tomba. Stila addirittura, rispondendo ai firmatari dell’appello di Blois e non senza aver evocato Srebrenica, una turpe classifica genocidiale: «Infatti nel XX secolo non ci sono stati, Dio sia lodato, cento genocidi. Né dieci. Ma cinque. Gli ebrei e gli zingari. I tutsi. I cambogiani. Forse il Darfur. E dunque, il primo fra questi, a cui si ispirò Hitler, quello che prese di mira gli armeni»

 

E’ evidente come tutta questa minacciosa retorica simil - umanitaria, questo tintinnar di manette per chiunque non si allinei al pensiero politicamente corretto, derivi della fede olocaustica, dato che quella della Shoah è in tutti i sensi diventata una religione imperiale, americanista - sionista per essere precisi, il culto simbolico unificante dell’occidente capitalistico, a cui tutte le altre fedi debbono sottomettersi, pena la persecuzione. Esattamente come avveniva ai tempi di Diocleziano, ove chi non si adeguava al culto dell’imperatore abiurando la propria fede, veniva bollato come eversore dell’ordine costituito e finiva nelle catacombe o peggio crocifisso.

 

Se questo non è un fondamentalismo totalitario cos’altro è? Siamo in presenza di un pittoresco e inquietante mostro integralista, di un wahabismo liberale, di un takfirismo olocaustico che punisce ogni kafir, ogni ateo e infedele, se non con la morte per lapidazione, con quella civile e la galera.
Che questa marmaglia sia poi la stessa che inveisce contro il carattere totalitario dell’Islam tinge di farsa quella che invece è una vera tragedia della ragione.