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Storia di un genocidio

di Nando de Angelis - 11/01/2009

Fonte: rinascitacampania

 
Occorre fare chiarezza sul dramma che si vive in Palestina e rendere note circostanze che i media e l’informazione “politicamente corretti” colpevolmente omettono. A quanti sostengono che Hamas, democraticamente eletta dal suo popolo, è un’organizzazione terroristica e che tutte le colpe sono da addebitare all’intransigenza delle frange “radicali” palestinesi, proponiamo le parole, impregnate di becero razzismo e criminale determinazione, pronunciate negli anni dai più alti dirigenti israeliani:

David Ben Gurion, famigerato direttore dell’Agenzia ebraica in Palestina e successivamente primo ministro e presidente dello stato di Israele che, nel maggio del 1948, rivolto agli ufficiali del suo stato maggiore ebbe a dire: “Dobbiamo usare il terrore, l'assassinio, l'intimidazione, la confisca delle terre e l'eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba” (Ben-Gurion, A Biography, by Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978);

Golda Meir ex primo ministro d'Israele, 1969-1974: "Non esiste una cosa come il popolo palestinese...Non è come se noi siamo venuti e li abbiamo cacciati e preso il loro paese. Essi non esistono” (Golda Meir, dichiarazione al The Sunday Times, 15 giugno 1969);

Yitzhak Rabin primo ministro d'Israele, 1974-1977, 1992-1995: "Uscimmo fuori, Ben-Gurion ci accompagnava. Allon rifece la sua domanda, `Che cosa si doveva fare con la popolazione palestinese?' Ben-Gurion ondeggiò la mano in un gesto che diceva `cacciateli fuori!" (Yitzhak Rabin,versione censurata delle memorie di Rabin, pubblicata sul New York Times, 23 ottobre 1979);

Menachem Begin primo ministro d'Israele, 1977-1983: "[I palestinesi] sono bestie che camminano su due gambe” (Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, "Begin and the 'Beasts'," su New Statesman, 25 giugno 1982);

Yizhak Shamir primo ministro d'Israele, 1983-1984, 1986-1992: "(I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette... con le teste sfracellate contro i massi e le mura" (Yitzhak Shamir a quel tempo Primo Ministro d'Israele in un discorso ai coloni ebrei, New York Times, 1 aprile 1988);

Benjamin Netanyahu Primo Ministro d'Israele, 1996-1999: "Israele avrebbe dovuto approfittare dell'attenzione del mondo sulla repressione delle dimostrazioni in Cina, quando l'attenzione del mondo era focalizzata su quel paese, per portare a termine una massiccia espulsione degli arabi dei territori" (Benyamin Netanyahu, allora vice ministro degli esteri, ex Primo Ministro d'Israele, in un discorso algi studenti della Bar Ilan University, dal giornale israeliano Hotam, 24 novembre 1989);

Ehud Barak primo ministro d'Israele, 1999-2001: "Se pensassimo che invece di 200 vittime palestinesi, 2.000 morti metterebbero fine agli scontri in un colpo, dovremmo usare più forza..." (Il Primo Ministro israeliano Ehud Barak, citato dall'Associated Press, 16 novembre 2000);

Ariel Sharon primo ministro d'Israele, 2001-2006: "E' dovere dei dirigenti d'Israele spiegare all'opinione pubblica, chiaramente e coraggiosamente, un certo numero di fatti che col tempo sono stati dimenticati. Il primo di questi è che non c'è sionismo, colonizzazione, o Stato Ebraico senza lo sradicamento degli arabi e l'espropriazione delle loro terre" (Ariel Sharon, Ministro degli esteri d'Israele, parlando ad una riunione di militanti del partito di estrema destra Tsomet, Agenzia France Presse, 15 novembre 1998).

Proseguiamo con una breve rivisitazione storica della nascita dello stato di Israele. La politica sionista in Palestina ha seguito negli anni tre direttive fondamentali:

1) Mutare il rapporto di popolazione, la maggioranza assoluta araba in minoranza;

2) Conquistare la direzione economica del paese comperando od appropriandosi dei terreni;

3) Seminare il terrore tra le popolazioni arabe, costringendole alla fuga o alla prigionia.

Nel 1918 quando gli Alleati occuparono il paese, la Palestina contava una popolazione di circa 700.000 abitanti di cui 644.000 Arabi (547.000 mussulmani e 70.000 cristiani) e 56.000 Ebrei.

Nel 1922 il censimento effettuato dava 757.182 abitanti (590.000 mussulmani, 83.794 ebrei, 73.014 cristiani e 9.474 appartenenti ad altre religioni.

Nel 1931 un secondo censimento rilevava che la popolazione era aumentata sino a raggiungere un totale di. 1.035.821 abitanti di cui 759.712 mussulmani, 174.610 ebrei, 91.398 cristiani e 10.101 di altre religioni.

Per il Governo Palestinese nel 1944 la popolazione aveva raggiunto 1.764.000 abitanti (1.179.000 arabi, 554.000 ebrei, altri 32.000). A metà maggio del 1948, secondo gli stessi metodi di valutazione adottati dal governo palestinese, la popolazione totale raggiungeva i 2.065.000 abitanti (1.415.000 arabi e 650 mila ebrei).

Da tutti questi dati risulta che la proporzione di ebrei sulla popolazione totale era aumentata dall'8% del 1918 al 31% del 1944. Il ritmo con cui si delinea l'aumento della comunità ebraica risulta ancor più “sorprendente” se si osserva che il tasso di aumento naturale netto degli arabi palestinesi era circa il 50% più alto di quello degli ebrei di Palestina. Un così rapido aumento della popolazione totale è dovuto all'immigrazione clandestina su larga scala.

Veniamo ora alla politica fondiaria ebraica in Palestina.

Nel 1918 gli ebrei possedevano solamente il 2% (162.500 acri) del territorio, la cui superficie totale si elevava a 6.580.755 acri.

Gli ebrei, durante i 30 anni seguenti procedettero all'acquisto sistematico di altri terreni portando i loro possedimenti nel maggio del 1948, data del termine del mandato, a 372.925 acri ossia il 5,67% della superficie totale del paese. Il possesso di terreno coltivabile degli ebrei era (secondo la stima del governo palestinese) di oltre il 15 per cento.

Durante il periodo mandatario (1928-1948) gli arabi cercarono di opporsi in ogni maniera alla vendita di terreni agli ebrei, tanto è che su 210.425 acri acquistati dagli ebrei la maggior parte risulta venduta da proprietari siriani residenti fuori dal paese. La superficie venduta agli ebrei dai palestinesi, durante il mandato, è di soli 100.000 acri, nonostante i prezzi alti e la legislazione in vigore fino al 1939 che facilitava il passaggio dei terreni agli ebrei.

Si pensi inoltre che gli arabi, vendendo il terreno, non pensavano neppure lontanamente di cedere la sovranità del loro territorio, in quanto come è logico, la proprietà di un terreno nulla ha a che vedere con la sovranità.

La politica fondiaria sionista, fu incorporata nella costituzione dell'Organizzazione Ebraica per la Palestina, siglata a Zurigo il 14 Agosto 1929, e riprodotta, a sua volta, nei contratti di locazione del Fondo Nazionale Ebraico (Keren Kayemeth) e del Fondo di Ricostruzione della Palestina. Le clausole dello statuto del Fondo Nazionale Ebraico denotano la politica razzista e discriminatoria che ha caratterizzato e continua a caratterizzare il trattamento degli arabi da parte di Israele negli anni posteriori al 1948.

Dato che l'immigrazione massiccia e l'acquisto di terreni da soli non permettevano di raggiungere i fini prefissi, i sionisti decisero di mettere in atto un vasto piano criminale e terroristico per scacciare la popolazione araba ed eliminare le persone che a questo si opponevano.

Troppo lungo sarebbe qui ricordare i massacri criminali dell’Irgun, dell'Haganah, della banda Stern.

Ricorderemo solo: il massacro dell'hotel King David. L'esplosione di un'intera ala del palazzo dove risiedeva il governo mandatario ed il quartiere generale militare provocò la morte di circa 100 funzionari inglesi, arabi, ebrei (22 Luglio 1946 - Gerusalemme).

II 24 luglio del 1946 il governo mandatario in Palestina dichiarava che l'Haganah e la sua forza associata Palmach, si dedicavano ad atti di sabotaggio e violenza come “Movimento di Resistenza Ebraico”; che l’Irgun Zvei Leumi e la banda Stern lavoravano fin dall'autunno in collegamento con il comando dell'Haganah; che la stazione radio “Kol Israel”, chiamata Voce del Movimento di Resistenza e diretta dall'Agenzia Ebraica, era la finanziatrice di queste organizzazioni.

Il 29 novembre del '47 l'Assemblea Generale dell'ONU raccomandava il piano “maggioritario” di spartizione della Palestina con 33 voti a favore, 13 contrari e 10 astensioni. Il piano, appoggiato da tutte le quattro grandi potenze, riservava il 56% della Palestina ad uno stato ebraico e il 43% (con la striscia di Gaza) allo stato arabo; fu creata inoltre una zona controllata dall'ONU che compren¬deva la città di Gerusalemme e dintorni (0,65%). Ed è dopo il voto all'ONU che la violenza sionista sferrò il suo attacco sulla popolazione araba. All'attentato al King David seguì uno stillicidio impressionante di assassinii e di atroci vessazioni. Una fredda e programmata pulizia etnica.

Il 9 Aprile 1948, una banda dell'Irgun assalì il villaggio di Deir Yassin massacrando 300 abitanti (nella maggioranza donne e bambini) su 400. AI termine della carneficina i membri dell'Irgun dichiararono che era loro ferma decisione continuare i massacri, l'invasione e l'occupazione.

Lo scrittore sionista John Kimche definirà questo eccidio: “l'opera più nefasta della storia ebraica”.

Begin Menachen, il criminale capo dell'Irgun, poi ministro del governo israeliano, ritenne questo massacro una vittoria e disse: “Tale massacro non solo fu giustificato, ma se non si fosse ottenuta la vittoria di Deir Yassin, Io Stato d'Israele non sarebbe stato costituito... il panico sopraffece gli arabi... l'impressione creata dal massacro di Deir Yassin equivale alla forza di sei reggimenti militari. Anche nel resto del paese, gli arabi cominciarono a fuggire pieni di terrore ancor prima di scontrarsi con le forze ebraiche... il massacro di Deir Yassin ci ha particolarmente aiutati a liberare Tiberiade e ad invadere Haifa”.

Del resto questa visione non era solo nei membri dell'Irgun. Come dimostra una frase pronunciata da un funzionario ebraico palestinese, noto per la sua “moderazione”, ad un ufficiale britannico che gli chiedeva come gli ebrei avrebbero risolto il problema arabo: “A questo si provvederà. Qualche massacro sarà sufficiente per eliminarli presto”.

E poi ci parlano di razzismo…