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L’onesta guerra del “corsera”

di Ali Rashid - 14/01/2009

 
 
Diciassette interminabili giorni sono passati dall'inizio dell'aggressione israeliana contro il popolo palestinese a Gaza. Sulla piccola Striscia l'esercito israeliano ha scaricato una quantità di esplosivi superiore a quella che aveva usato in tutta la guerra del '67. Le immagini trasmesse in diretta ci parlano di una tragedia senza fine, della disperazione dei civili, donne, bambini, inermi, che non trovano nemmeno un riparo sicuro. Volano le nubi bianche nel cielo di Gaza, a testimonianza dell'uso di bombe al fosforo in un luogo così densamente popolato. Il responsabile delle operazioni Onu, John Ging, è tornato a denunciare disperato i crimini commessi:«Molti atti devono essere indagati - ha detto - il numero dei bambini morti oggi supera quello dei giorni precedenti, i corpi mutilati mostrano ferite paurose, causate dall'uso di armi non convenzionali. La comunità internazionale deve assumere le proprie responsabilità e concentrare gli sforzi per un immediato cessate il fuoco». Non sono dello stesso parere le forze politiche e i mezzi di informazione italiani. Non è una novità per me, ma sono colpito lo stesso dall'atteggiamento di alcuni esponenti del Partito democratico, che fanno a gara con le destre nel sostenere l'aggressore e accanirsi contro le vittime. Complimenti. Dall'altra parte del Mediterraneo invece i crimini di guerra stanno scuotendo le coscienze. La rabbia e l'indignazione sono sfociate in mobilitazioni senza precedenti. L'atteggiamento dei paesi occidentali, la paralisi del Consiglio di sicurezza dell'Onu e ultimamente l'astensione europea dal voto a favore dell'invio di una commissione d'inchiesta autonoma sulla situazione a Gaza, voluta dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra, non fanno altro che allargare il fossato che separa le due sponde.

Perché la guerra di Gaza ha mescolato le carte nel mondo arabo e islamico. Hamas ormai è egemone, non solo in Palestina ma in tutto il mondo arabo e islamico, così come lo è Hezbollah nel mondo sciita, soprattutto dopo la guerra del 2006. Chi ha voluto questa guerra sperava di indebolire le forze più radicali nella regione, ma fino ad ora a indebolirsi e a dividersi sono i cosiddetti moderati. E più di un miliardo di donne, uomini e bambini vedono in diretta il disumano e feroce comportamento dell'esercito israeliano contro la popolazione civile. Le manifestazioni quotidiane che attraversano le strade del mondo arabo ed islamico anche negli angoli più sperduti creano preoccupazioni vere per molti governi.

Per quanto riguarda i palestinesi, anche se rimane la divisione politica a livello dei vertici degli schieramenti, la popolazione da anni non vive un momento di unità nazionale più forte di questo. Le divisioni politiche sembrano scivolare in superfice, la milizia armata di Al Fatah, il partito del presidente Abu Mazen, combatte a Gaza insieme ad Hamas e in Cisgiordania, contrariamente a quanto ha scritto Antonio Ferrari sul Corriere della Sera, non passa giorno senza che si organizzino grandi mobilitazioni con la partecipazione di tutte le forze politiche e non è un caso che sia in aumento il numero di morti, feriti e arrestati ad opera dell'esercito di occupazione. E sempre sulle prime pagine dello stesso giornale si spendono gli intellettuali di punta che negli ultimi anni hanno sbagliato tutto, che hanno difeso a spada tratta la guerra del Golfo e la cosiddetta guerra contro il terrorismo e che, mentre lo stesso Bush ammetteva il proprio errore, insieme ai politici che hanno indossato l'elmetto non hanno trovato la coerenza necessaria per rivedere pubblicamente la loro posizione. Mentre si discute sul Corriere se il cessate il fuoco attiene alla questione etica o meno, la giornalista Amira Hass scrive oggi (lunedì 12, ndr) di essere contenta perché i suoi genitori sono morti da tempo e hanno avuto la fortuna di non vedere questa guerra. Antonio Ferrari - e mi addolora - dice che «onestamente» la guerra non si poteva evitare. Mentre oggi il giornalista israeliano Gideon Levy scrive su Haaretz che bisogna consegnare i responsabili, militari e politici, di questa guerra al tribunale penale internazionale perché vengano processati per quello che hanno fatto.