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I maestri di verità nella Grecia arcaica

di Aurora Corti - 16/01/2009

 

 

 

 

 

 

 

 

Il volume di Detienne è la terza ristampa italiana – la prima apparve già nel lontano 1977 – dell’edizione originale francese, pubblicata a Parigi nel 1967 con il titolo Les maîtres de vérité dans la Grèce archaïque. In questo libro l’attuale docente della Johns Hopkins Univeristy, uno dei massimi studiosi francofoni del mondo classico, intende studiare approfonditamente il significato e lo sviluppo storico della nozione di “verità”, una nozione quest’ultima che il senso comune è spesso portato a pensare come un concetto dal significato stabile e immutabile, ma che rappresenta invece una nozione soggetta a notevoli cambiamenti semantici.

Le domande alle quali il saggio vuole rispondere sono, quindi, principalmente due: se in Grecia la “verità” abbia avuto lo stesso ruolo che riveste ora nel nostro sistema di pensiero e se essa abbia coperto lo stesso contenuto semantico. La scelta del mondo greco come termine di paragone del nostro concetto attuale di “verità” è giustificata da Detienne con due diversi ordini di argomentazione: anzitutto, perché esistono rapporti indubbiamente strettissimi fra il pensiero greco e la ragione occidentale (basti pensare al fatto che la concezione di una verità obiettiva e razionale, caratteristica riconosciuta dell’Occidente, nasce storicamente in Grecia); e, in secondo luogo, perché è proprio il concetto di Aletheia a definire, dal VI sec. a.C. in poi – ossia da quando il pensiero greco si allontana dal terreno mitico – chi sia il vero filosofo e quale sia l’oggetto precipuo della riflessione filosofica.

Per scoprire il senso profondo della parola Aletheia Detienne ritiene necessario partire dall’analisi del significato che essa ha assunto nel pensiero greco pre-razionale, per poi vedere se, e in caso di risposta affermativa in che modo, questa stessa parola abbia subito cambiamenti con la nascita del pensiero filosofico. Così facendo la storia di Aletheia offre, come scrive lo stesso Detienne, «il terreno ideale per porre, da una parte, il problema delle origini religiose di certi schemi concettuali della filosofia più antica […] dall’altra per individuare, negli stessi aspetti di continuità che tessono una trama fra pensiero religioso e pensiero filosofico, i cambiamenti di significato e le fratture logiche che differenziano radicalmente le due forme di pensiero» (p. XII).

Iniziando proprio dall’analisi del pensiero mitico greco, Detienne ritiene che sussistano tre ambiti specifici in cui il nome e il concetto di Aletheia fanno sentire fortemente la propria voce e tali ambiti ricalcano tre figure fondamentali: quella del poeta, quella dell’indovino ed infine quella del re di giustizia. Nei capitoli I-III l’autore si sofferma su un’analisi dettagliata, basata innanzitutto su studi linguistici e fortemente ancorata ai testi cardine del pensiero greco pre-razionale, di ognuna di queste figure, giungendo alla conclusione che per ciascuna di esse Aletheia riveste un ruolo simile. Infatti, sia nel campo della poesia, che nel campo della mantica che infine in quello della giustizia la “verità” non è un concetto univoco, non ha un uso né significato precipuo, bensì essa è inseparabile dalla lode-biasimo – per quanto riguarda il poeta – dal racconto liturgico – per l’indovino – e dalla funzione di sovranità – per il re di giustizia.

E pur tuttavia, il poeta, l’indovino e il re sono “maestri di verità”, essi e solamente essi sono i depositari del concetto di verità. Ma allora, in questa forma di pensiero, cos’è che definisce l’Aletheia, qual è il ruolo che essa occupa? Secondo Detienne, l’Aletheia arcaica trova la propria specifica collocazione all’interno di un complesso sistema di potenze, denotate con epiteti linguisticamente antitetici e dunque anche dotate di contenuti differenti, che sono tra loro opposte. In particolare, Aletheia  è potenza da sempre connessa con Mnemosyne e da sempre in contrasto con Lethe, Peithoe Momos. Ma, ed è forse questo l’aspetto più interessante che Detienne sottopone all’attenzione del lettore, nel pensiero mitico non c’è mai contrapposizione dicotomica: pur essendo opposta all’ “oblio” e pur trovando il suo proprio e specifico significato esattamente in questa opposizione, nel pensiero arcaico non esiste mai Aletheia senza Lethe, dato che l’ “oblio” non è solo il figlio della notte che si contrappone alla luminosa “verità”, ma può anche essere l’oblio dei mali, la calma degli affanni. Come scrive Detienne: «non esiste da una parte Aletheia, polo positivo, e dall’altra Lethe, polo negativo, ma si sviluppa tra questi due poli una zona intermedia, dove Aletheia scivola verso Lethe e viceversa» (p. 51).

È esattamente questo schema concettuale e questa forma di pensiero che si modifica profondamente con l’avvento della riflessione razionale e filosofica, riflessione che, almeno secondo Detienne, nasce all’interno della società dei guerrieri, dato che in tale società la parola magico-religiosa cede il posto alla parola-dialogo, dove la prima è sempre costretta in una rete simbolica, mentre la seconda è autonoma e sottomessa a proprie specifiche regole. Quando, dunque, la parola si laicizza, Aletheia cambia anch’essa di significato, e pur tuttavia il suo divenire concettuale non segue una sola strada, ma si biforca, finendo col proporre due soluzione antitetiche e tuttavia complementari: da una parte quelle che vengono avanzate dalle sette filosofico-religiose, dall’altra quelle che appartengo specificatamente alla riflessione della Sofistica e della Retorica.

La complementarietà di tali due soluzioni è dovuta al fatto che sia nel pensiero sofistico sia in quello filosofico Aletheia per la prima volta si contrappone non più all’oblio, bensì alla doxa, termine quest’ultimo che Detienne traduce sempre con “ambiguità”, finendo però col tralasciare un ulteriore campo semantico che la parola greca ricopre, ossia quello, fondamentale, di “opinione”. D’altronde, è proprio a causa di questa comune contrapposizione alla doxa che le due forme di pensiero diventano risposte tra loro antitetiche: infatti, mentre da una parte il sofista ha a che fare con la doxa, perché il suo specifico campo d’azione è quello che riguarda il mondo esterno, la prassi e gli affari umani, un mondo dove nulla è stabile, e dunque anche la sua intelligenza deve modellarsi su questa continua ambiguità; dall’altra il filosofo, a partire da Parmenide, rivendica una conoscenza che, essendo episteme, è esattamente agli antipodi di quella sofistica.

Qual è il ruolo di Aletheia in questo nuovo modo di pensare la realtà? Secondo Detienne, nel campo della sofistica e della retorica non c’è spazio per Aletheia: il sofista, infatti, è colui che logicizza esattamente ciò che più si allontana dalla verità, ossia l’ambiguo, e che fa di questa logica lo strumento per affascinare l’avversario. Al contrario, nel pensiero delle sette filosofico- religiose Aletheia, essendo attributo dell’essere, si caratterizza per la sua intemporalità e la sua stabilità. Con la nascita della riflessione filosofica Aletheia assume così un significato totalmente differente anche rispetto a quello da essa avuto nel pensiero mitico e ciò principalmente per due diversi ordini di motivi. Innanzitutto perché i nuovi “maestri di verità” non sono più i poeti, i re o gli indovini, ma sono ora i filosofi, ossia coloro che, avendo attinto all’episteme, sono divenuti consapevoli della distanza che separa il loro mondo da quello degli esseri infelici e stolti. Ed infine l’Aletheia filosofica si differenzia nettamente da quella mitica, in quanto, mentre nel pensiero mitico essa era inseparabile dalla Peitho e da Lethe, nel pensiero filosofico essa si caratterizza per la sua opposizione radicale a tali forze. Con il concetto di Aletheia può dunque misurarsi nel modo migliore la distanza tra due sistemi di pensiero: quello mitico che obbedisce alla logica dell’ambiguità e quello filosofico che, invece, risponde alla logica della contraddizione e dell’opposizione dicotomica.

 

Detienne, Marcel, I maestri di verità nella Grecia arcaica, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. 133, € 8