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Nichilismi

di Luciano Fuschini - 04/02/2009

    

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Il Settecento è stato l’incubatrice di tutte le ideologie della Modernità. L’Ottocento ha sviluppato quelle premesse: liberalismo, democrazia, socialismo, scientismo, aggiungendovi il nazionalismo, ultimo prodotto del Romanticismo. Il Novecento ha visto l’esaurimento di quei progetti nella loro realizzazione più radicale. La liberal-democrazia, fondata sulla pretesa che il  suffragio universale fosse il più giusto ed efficiente degli strumenti di selezione delle élites, è diventata la copertura del potere di fatto di oligarchie finanziarie e servizi segreti; nazionalismo e socialismo si sono degradati nelle ideologie più deliranti della storia: la pretesa di creare un’umanità nuova e migliore con la selezione razziale o con la lotta di classe e il collettivismo.
Esaurite tutte le grandi costruzioni ideologiche della Modernità, l’inizio del nuovo millennio si presenta sotto il segno del nichilismo (qui si assume questo termine non nella complessità dei suoi significati filosofici, ma come sinonimo di “tendenza alla distruzione”).
Nichilista è un sistema produttivo che per funzionare senza generare disoccupazione e tensioni sociali deve crescere di almeno il 3% all’anno: pura follia se si pensa che un pianeta è, almeno per quello che riguarda le risorse economiche non rinnovabili, un sistema chiuso. Questa corsa frenetica all’aumento della produzione significa una cosa sola: godere del godibile nel presente perché non ci sarà futuro. E’ puro e cieco nichilismo.
Nichilista è anche la pulsione profonda di coloro che cercano di opporsi con le armi alla follia dell’Occidente. Sono ormai migliaia gli islamisti che si sono fatti saltare in aria con le loro vittime innocenti, sterminate  a caso nei mercati, alle fermate degli autobus, davanti a scuole e ospedali. Distruzione fine a se stessa, allucinazione che si esalta della vampa che uccide.
Nichilista è lo scientismo, l’unica delle ideologie della Modernità che sembra potersi vantare di un pieno successo. Non è il caso di insistere nella denuncia della scienza che crea le armi nucleari o i veleni chimici. Anche la ricerca apparentemente rivolta al bene dell’umanità è segnata da una tensione verso l’abisso. Si pensi alla biogenetica, alle manipolazioni genetiche che sono già realtà. Lo scopo ultimo e non ancora dichiarato di questi studi è il prolungamento indefinito della vita umana. La scienza che vuole fare dell’uomo un Dio è sul punto di realizzare il sogno dei suoi precursori alchimisti: l’elisir di lunga vita. Sarebbe il culmine dell’orrore. Il carnaio di un’umanità brulicante di vecchi pluricentenari, che vedono nei nuovi nati, a loro volta sviluppati da embrioni in provette e alambicchi, un’insidia che minaccia le poche risorse ancora disponibili.
Un mondo in cui agiscono senza più freni le forze della distruzione, non può sfuggire alla catastrofe. La cosa non deve turbare chi si ribella nel profondo del proprio essere a questo delirio mortifero. Anche noi siamo nichilisti in questo senso. Ma il nostro è un nichilismo costruttivo, se è consentito questo ossimoro. Alla distruzione prodotta da una Modernità che annichila realizzandosi, contrapponiamo una prospettiva di ricostruzione. Non è la distruzione creativa di cui vaneggiano i cantori del capitalismo, ma la distruzione di un mondo non più riformabile dall’interno, per  ritornare alle radici, alle tradizioni dei popoli, allo spirito comunitario, al rispetto dei ruoli e all’assunzione della responsabilità che ai ruoli compete, a una vita semplice e sobria, in un sistema economico che non alteri i ritmi naturali e in cui non ci sia spazio per la speculazione finanziaria. Una spiritualità che si incarna nella vita dei popoli, non sogno di un Eden impossibile ma modello ideale che, solo, potrà risollevarci dall’abisso.