Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Per Eluana

Per Eluana

di Franco Cardini - 10/02/2009

 
 
Come al solito, e purtroppo, l’informazione italiana è strutturata in modo tale per cui, a ogni nuovo problema, si viene sommersi e assordati dal clamore delle polemiche tra opposte opinioni ma non si riesce mai a sapere in modo chiaro, preciso e distinto come stiano le cose. L’involontaria disinformazione di cui sono in generale vittime tutti i cittadini del nostro paese – e alla quale non tutti né sempre sanno e possono supplire con i loro mezzi – si somma poi, nel caso specifico di Eluana, al nostro bassissimo bagaglio di conoscenze mediche, anche divulgative. Insomma, sappiamo che “è in coma”, che “vegeta” da diciassette anni. Poco per farsi un’idea; pochissimo per decidere da che parte stare. Allora, prevale il solito spirito di parte: o di qua o di là, cani e gatti, guelfi e ghibellini. Che disastro. E che tristezza.

Quel che sono riuscito a sapere io, è che Eluana dispone di un sistema cardiocircolatorio che funziona autonomamente: non è “attaccata a una macchina”. E muove gli occhi. Mi sono chiesto una cosa semplice, banale: e terribile. Non solo se “sente”, se “avverte”, se è in grado di provare piacere o angoscia o dolore, se (che Dio no voglia) soffre. No. Mi sono chiesto: sogna? E se sì, che cosa? La vita è sogno, diceva Calderòn de la Barca. I soliti che hanno il senso della vita in tasca risponderanno che una vita inchiodati su un letto, senza potersi muovere, solo sognando – se anche davvero lei sogna...- non è “degna di esser vissuta”. Congratulazioni. Si vede che a chi la pensa così è Dio che spiega certe cose. Con me, Lui non si è mai degnato di parlare. E sì che gliel’ho chiesto tante volte. Non intendo far polemiche né ricatti morali: ma anche i nazisti, varando il programma denominato “T4” sull’eutanasia di certi tipi di handicappati, parlavano di “vite indegne di esser vissute”. Al livello del loro materialismo darwinistico-sociale, quella era perfino umana pietà.

Ha ragione Jannacci: qui ci vorrebbe la carezza del Nazareno. E qualche volta sembra che ne elargisca ancora, l’Uomo di Nazareth (o piu spesso Sua madre), di quelle carezze. Ma i soliti, che hanno il senso e i segreti della scienza in pugno anche quando non sono mai usciti dal Bar dello Sport del loro paese, assicurano che in quel caso tutto è “impossibile”, tutto è “irreversibile”. Non c’è posto nè per il miracolo, nè per qualche nuova scoperta scientifica che magari potrebbe arrivare da qui a due o a tre anni: e allora, sai le lacrime di coccodrillo per aver spento una vita condannandola a una fame e a una sete della quale non si è nemmeno certi che essa non si renda conto!

Nella suprema incertezza, nella profonda ignoranza che ci fascia tutti, non è dunque piu ragionevole oltre che più umano evitar di spengere quella tenue fiammella di vita? Certo, c’è il rischio immenso come un abisso di prolungare solo indicibili e inesprimibili sofferenze: ma l’alternativa è la fine, il buio, il silenzio. Tutto preferibile a quel simulacro di esistenza, certificano i corazzati detentori della verità scientifica indiscussa dalle loro cattedre del Bar dello Sport. Beati loro. Io, come credente, come cittadino e come padre, preferirei scegliere la speranza e la probabilita di vita.

Ma col massimo e più doloroso senso di rispetto, di stima, di comprensione e di affetto per i familiari di Eluana. Un politico di cui non farò qui il nome ha osato affermare che la loro scelta è solo un modo per togliersi un peso di torno. Che Dio lo perdoni per quel giudizio infame e idiota; che gli dia la forza di vergognarsene e di chiedere scusa. Che Dio perdoni (io no) chi sta cavalcando il caso-Eluana per i propri fangosi fini politici e demagogici. Io, con molta umiltà e molti dubbi, suggerisco che si scelga la vita. Lo dico perchè non bisogna mai staccare la spina alla speranza. E lo dico anche perché una sentenza come quella che ha consentito l’avvio del protocollo di estinzione di quella vita umana potrebbe davvero costituire un precedente giuridicamente e politicamente pericolosissimo, che sul serio potrebbe consentire a parenti troppo stanchi o troppo interessati o poco sensibili di alleggerirsi in futuro di scomodi fardelli attraverso un omicidio legalizzato; e aprire la strada a nuove forme di tirannia “umanitaria” o “eugenetica” sulla vita e sulla morte. Ci siamo già andati vicini, nel secolo scorso. D’altra parte, il “caso Eluana” potrebbe essere anche l’occasione non per dare pareri estemporanei e spesso privi di fondamento, o per stendere decreti-legge concepiti in fretta sull’onda della spinta mediatica creata da una singola situazione, quanto piuttosto per riflettere e avviare un dibattito civile sull’opportunità di varare una legge a proposito del testamento biologico; anche coloro che, magari in quanto cattolici, non sarebbero d’accordo sull’opportunità di tale legge, dovrebbero tuttavia rendersi conto di quanto il vuoto legislativo lascia le porte aperte all’improvvisazione e al pressapochismo dinanzi a situazioni la cui gravità richiederebbe invece maggiore responsabilità.