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Trenta anni fà in Iran

di byebyeunclesam - 11/02/2009

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Nei giorni di Tasua e Ashura (nono e decimo giorno del mese di Muharram) a Tehran e in altre città furono organizzate manifestazioni con milioni di persone, definite “il referendum informale contro la monarchia dello shah”. Shapur Bakhtiyar, alto esponente del Fronte Nazionale, rimase l’ultima carta da giocare. Gli Stati Uniti suggerirono allo shah di nominarlo primo ministro e i dirigenti delle quattro industrie di stato, riuniti a Guadalupe, gli espressero il loro comune sostegno.
Il generale della NATO Huyser si recò in missione segreta in Iran, rimanendovi per due mesi. Egli rivelò successivamente nelle sue confessioni* che il suo compito era quello di assicurare il sostegno delle forze armate a Bakhtiyar, organizzare il suo governo, spezzare la catena di scioperi e preparare un colpo di stato che riportasse lo shah al potere, in maniera simile a quanto avvenne il 19 agosto 1953 [l’autore si riferisce alla destituzione del governo di Mossadeq]. Ma i messaggi dell’imam Khomeini sulla necessità di portare avanti la lotta fecero fallire tutti i suoi piani.
Nel dicembre del 1978 l’imam Khomeini convocò il Consiglio rivoluzionario. Lo shah abbandonò il paese pochi giorni dopo, due giorni dopo aver presieduto il Consiglio della monarchia e ottenuto il voto di fiducia per il governo Bakhtiyar. (…) I continui incontri tra il generale Huyser, i consiglieri militari statunitensi e i generali dell’esercito dello shah non poterono aiutare Bakhtiyar a sopprimere gli scioperi e a porre fine alla rivolta del popolo.
Il mese successivo fu annunciata la notizia che l’imam Khomeini aveva preso la decisione di ritornare in patria. (…) Vista la situazione, i suoi seguaci gli suggerirono di posticipare il suo ritorno finché le condizioni non fossero state più sicure. Sull’altro fronte, dal punto di vista americano la presenza dell’imam Khomeini in mezzo a milioni di persone in rivolta avrebbe significato la fine certa del regime.
Per costringere l’imam Khomeini a posticipare il suo rientro furono quindi attuate varie azioni intimidatorie (…).
Bakhtiyar, con il sostegno del generale Huyser, chiuse quindi tutti gli aeroporti ai voli internazionali. Ma una enorme folla cominciò ad affluire a Tehran da tutto il paese e milioni di persone presero parte a numerose dimostrazioni insieme a diversi ulama e personalità politiche che si erano ritirate nella moschea dell’università in segno di protesta: tutti chiedevano l’immediata riapertura degli aeroporti. Dopo alcuni giorni, il governo di Bakhtiyar, incapace di opporre resistenza, accettò la richiesta del popolo. Finalmente la mattina del 1° febbraio del 1979, dopo quattordici anni di esilio forzato, l’imam Khomeini potè tornare di nuovo a casa.
(…) alcuni giorni dopo (5 febbraio) l’imam Khomeini nominò Mahdi Bazargan primo ministro del governo rivoluzionario provvisorio. Bazargan, che era stato candidato dal Consiglio rivoluzionario, era una personalità religiosa con un passato di lotta contro il regime e maturata politicamente con il Movimento Nazionale per il Petrolio.
Nella stesura dell’ordine l’imam Khomeini specificò che Bazargan era designato primo ministro al fine di preparare il referendum e le elezioni politiche, a prescindere dalle sue relazioni di partito. (…)
Il giorno 8 febbraio i membri dell’aeronautica giurarono fedeltà all’imam Khomeini nella sua residenza. (…) Il giorno 9 febbraio il reparto Homafaran dei sottoufficiali dell’aeronautica, fedele all’imam Khomeini, insorse e occupò la più importante base aerea di Tehran. La Guardia reale fu inviata a reprimerlo, ma si ritrovò davanti un muro di gente arrivata a supporto delle forze rivoluzionarie. Il giorno successivo le stazioni di polizia e le centrali di potere governative cominciarono a cadere in mano al popolo una dopo l’altra. Il comandante responsabile dell’applicazione della legge marziale a Tehran anticipò l’inizio del coprifuoco alle quattro pomeridiane, mentre Bakhtiyar convocò il Consiglio di sicurezza e diede ordine che il colpo di stato, così come pianificato dal generale Huyser, avesse luogo.
Nel frattempo l’imam Khomeini in un messaggio chiese alla popolazione di Tehran di scendere nelle strade per prevenire la cospirazione che stava per avere luogo e per cancellare di fatto la legge marziale. Un mare di uomini, donne, giovani e anziani si riversò nelle strade e cominciò a costruire barricate e rifugi. La prima linea di carri armati e i distaccamenti delle brigate motorizzate furono così dispersi appena si mossero dalle loro basi. Il colpo di stato era fallito ancor prima di iniziare.
L’ultimo tentativo di resistenza del regime dello shah fu così spezzato e la mattina del giorno 11 febbraio 1979 fu ufficialmente dichiarata la fine del regime monarchico.

* R. E. Huyser, Missione a Tehran, Mondadori, 1988.
Qui, Huyser nega di aver mai fatto parte della struttura di comando della NATO e sostiene di essere stato unicamente il vicecomandante dell’EUCOM -
il Comando europeo delle forze armate statunitensi situato a Stoccarda - agli ordini del generale Alexander Haig (ndr).

Da Il racconto del Risveglio. Una biografia politica e spirituale dell’imam Khomeini, di Hamid Ansari, Irfan Edizioni, 2007, pp. 84-86.
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