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Il destino di Obama. Intervista al professor Luiz Alberto Moniz Bandeira

di Vitor Pamplona - 17/02/2009

 

Nonostante l’immagine di speranza che si è venuta a creare intorno alla figura di Barack Obama, i pronostici per il nuovo presidente degli Stati Uniti non sono per nulla allettanti, secondo quanto afferma lo storico e politologo Luiz Alberto Moniz Bandeira. L’intellettuale brasiliano avverte che la crisi finanziaria raggiungerà in pieno perfino il potere militare americano. Quanto qui riportato, è la versione spagnola del giornale “ONDA digital”, l’intervista fatta a Moniz Bandeira è stata eseguita dal giornalista Vitor Pamplona per il quotidiano brasiliano “A Tarde”.

In che modo potrà differenziarsi Obama da George W. Bush per quanto concerne il conflitto di Gaza, se il segretario di Stato, Hillary Clinton, ha detto che parlerà con Hamas solo se l’organizzazione riconoscerà lo Stato d’Israele? Hamas non dà segnali di volere fare ciò.

La situazione del governo Obama è realmente molto difficile per quanto concerne l’argomento Palestina. La lobby israeliana possiede, negli Stati Uniti, una forte influenza economica e politica. Questa lobby effettua cospicue donazioni di risorse alle campagne elettorali di più della metà dei congressisti, siano essi repubblicani che democratici. Tuttavia, da un lato, è una stupidità da parte di Hamas il fatto di non riconoscere Israele, il quale possiede un’esistenza reale da più di mezzo secolo. E, dall’altro, Israele non può insistere nel mantenere occupati i territori che conquistarono nelle guerre contro gli arabi e persino espandere le sue colonie, opprimendo ed espellendo i palestinesi. Il fondamentalismo è pessimo in qualsiasi religione. Questo è il problema del Medio Oriente, poiché ciò che predomina in quel luogo è la fede. La ragione finisce, dove comincia la fede. La fede è fuori da ogni ragione.

Lo stato dell’economia, la relativa pacificazione dell’Iraq e la promessa di inviare effettivi in Afghanistan, può dare origine a una specie di patto nazionale, senza una grande opposizione verso Obama, almeno per i primi mesi?

È difficile dirlo. Lo stesso Obama prevede che nei prossimi tre anni il deficit fiscale raggiungerà gli oltre tre trilioni di dollari, in un’economia in cui il PIL è dell’ordine di 13 ai 14 trilioni di dollari e che si trova in una recessione che non si sa quando finirà. Ciò che probabilmente accadrà è che, nel mezzo di questa crisi, gli Stati Uniti non potranno mantenere in piedi l’apparato militare che attualmente ha in tutto il mondo. La guerra in Iraq è persa, anche se ritirano le loro truppe da quel posto, e anche in Afghanistan, dove la situazione è solo peggiorata verso la NATO. Si rende necessario ricordare che la guerra in Afghanistan rappresentò uno dei fattori principali che portarono al collasso l’Unione sovietica, le cui truppe non riuscirono a dominare e per ultimo dovettero ritirarsi.

Obama dovrà conciliare l’immagine del candidato che ha promesso di cambiare il paese con la necessità di adottare il pragmatismo. Egli ha creato un gabinetto moderato, e ciò non gli ha causato dei pregiudizi davanti all’opinione pubblica. L’insuccesso amministrativo sarà l’unico a compromettere l’immagine che il marketing politico ha costruito di Obama?

La situazione degli Stati Uniti è molto grave e difficile perché Obama la possa risolvere. È tutta una struttura che sta crollando sotto il peso della sua ricchezza. Indipendentemente da quello che faccia Obama, il popolo non potrà resistere per altro tempo l’alto livello di vita del quale gode. Il surplus economico della Cina, in altre parole, il plusvalore prodotto dai lavoratori cinesi, è ciò che sta finanziando il consumo negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti emettono dollari privi di un sostegno, con questi dollari acquistano commodities, energia, manifatture dai più svariati paesi, come la Cina, e questi paesi, con gli stessi dollari senza un supporto, acquistano i buoni del tesoro americano. Fino a quando durerà ciò? Si dà il caso che gli Stati Uniti sono una nazione debitricie, soprattutto nei confronti della Cina. La decadenza finale dell’impero britannico si accellerò quando l’Inghilterra divenne debitrice degli Stati Uniti, dalla Prima Guerra Mondiale. Quando un paese come la Cina, che detiene circa due trilioni di dollari di riserve cambiarie, metta in circolazione questi dollari o smette di acquistare i buoni del tesoro, gli Stati Uniti entreranno in concordato. Essi non hanno i mezzi per pagare il debito estero.

Nel pacchetto del nuovo governo, spiccano le misure per la creazione d’impieghi e opere d’infrastruttura, tagliare le tasse e aumentare l’investimento nell’educazione, nella salute e nelle fonti alternative per la produzione di energia. La proposta non cerca esageratamente di fare tutto allo stesso tempo?

Non costituisce un pacchetto che risolverà il problema strutturale. La riduzione delle tasse aggrava il deficit fiscale. Da dove usciranno i soldi per pagare tutto ciò?. Ci sarà un aumento del deficit fiscale ed è probabile che negli Stati Uniti si verifichi l’inflazione. È difficile risolvere il problema di una cattiva gestione economica e finanziaria che si trascina da molto tempo, compromessa, soprattutto, da un'altra bolla, che esploderà: quella del complesso militare - industriale. L’industria bellica americana vive grazie agli acquisti dello Stato, da ciò deriva il grande bilancio militare che possiede il paese. È, di per sé stesso, comparabile come dimensione ai bilanci militari di tutti i paesi messi insieme, includendo la Cina, la Russia, i paesi dell’Unione Europea e tutti gli altri.

Tradotto per LA ONDA digitale da Cristina Iriarte.

(Trad. dallo spagnolo di V. Paglione)