Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La soluzione dello stato unico

La soluzione dello stato unico

di Muammar Gheddafi - 17/02/2009

 




Il livello scioccante dell’ultima ondata di violenza israelo-palestinese, che si è conclusa con il cessate il fuoco di questo fine settimana, ci ricorda perché una risoluzione finale alla cosiddetta crisi del Medio Oriente è così importante. È non solo vitale rompere questo ciclo di distruzione ed ingiustizia, ma anche negare agli estremisti religiosi della regione, che alimentano il conflitto, una giustificazione per fare avanzare la propria causa. Ma dappertutto si osserva, fra i discorsi e la diplomazia disperata, non v’è un modo reale di andare avanti.

Una pace giusta e durevole fra Israele ed i Palestinesi è possibile, ma si trova nella storia dei popoli di questa terra contrastata e non nella retorica stanca della divisione e della soluzione dei due stati. Anche se è difficile capire, dopo gli orrori di cui appena siamo stati testimoni, la condizione di guerra fra gli ebrei ed i Palestinesi non è esistita sempre. Infatti, molte fratture fra gli ebrei e Palestinesi sono recenti. Il nome stesso di “Palestina” era comunemente usato per descrivere l'intera zona, anche dagli ebrei che hanno vissuto là, fino al 1948, quando il nome “Israele” entrò in uso.

Gli ebrei ed i musulmani sono cugini discesi da Abramo. Per secoli, entrambi hanno affrontato una crudele persecuzione, e spesso trovavano rifugio gli dagli altri. Gli arabi hanno aiutato gli ebrei e li hanno protetti dopo il maltrattamento per mano dei Romani e la loro espulsione dalla Spagna, nel Medio Evo.

La storia d'Israele/Palestina non è notevole per gli standard regionali - un paese abitato da popoli differenti, con il dominio che passa fra molti tribù, nazioni e gruppi etnici; un paese che ha sostenuto molte guerre ed ondate di popoli da tutte le direzioni. Ecco perché è così complicato, quando i membri dell’uno o dell’altro partito, rivendicano il diritto d’asserire che è la loro terra.

La base per lo stato d'Israele moderno è la persecuzione del popolo ebraico, che è innegabile. Gli ebrei sono stati imprigionati, massacrato, sfavoriti in ogni modo possibile dagli Egiziani, dai Romani, dagli Inglesi, dai Russi, dai Babilonesi, dai Cananiti e, recentemente, dai tedeschi sotto Hitler. Il popolo ebraico vuole e merita la sua patria. Ma anche i Palestinesi hanno una storia di persecuzioni ed osservano le città costiere di Haifa, Accra, Jaffa ed altre come la terra dei loro antenati, passata di generazione in generazione, fino solo a poco tempo fa.

Così i Palestinesi credono che ciò che ora è chiamato Israele faccia parte della loro nazione, persino quando si stabilirono nella West Bank e a Gaza. E gli ebrei credono che la West Bank sia la Samaria e Giudea, parte della loro patria, anche se uno stato palestinese viene stabilito ivi.

Adesso, mentre Gaza brucia ancora, senza infiammare, le richieste per due stati o la partizione come soluzioni, persistono. Ma nulla funzionerà. La soluzione dei due stati genererà una minaccia inaccettabile alla sicurezza d'Israele. Uno stato arabo armato, presumibilmente nella West Bank, darà ad Israele meno di 10 miglia di profondità strategica nel suo punto più stretto. Inoltre, uno stato palestinese nella West Bank e nella striscia di Gaza, farebbero poco per risolvere il problema dei rifugiati. Qualsiasi situazione che mantenga la maggior parte dei rifugiati Palestinesi negli accampamenti e non offra una soluzione all'interno dei confini storici d'Israele/Palestina, è affatto una soluzione. Per gli stessi motivi, l’idea più vecchia della partizione della West Bank Riva in zone ebraiche ed arabe, con delle zone cuscinetto fra loro, non funzionerà. Le zone Palestinesi non potrebbero ospitare tutti i rifugiati e le zone cuscinetto simbolizzano l'esclusione ed allevano le tensioni. Israeliani e Palestinesi, inoltre, sono sempre più interdipendenti, sia economicamente che politicamente.

In termini assoluti, i due movimenti devono rimanere in una guerra perpetua o un compromesso deve essere raggiunto. Il compromesso è uno stato per tutti: una “Isratina” che permetterebbe ai popoli di qualsiasi parte, di vivere ovunque ritenga, nella terra disputata e di non essere privati di una qualsiasi parte di essa.

Un requisito chiave preliminare per la pace è il diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi, nelle case delle loro famiglie lasciate nel 1948. È un'ingiustizia che gli ebrei, che non erano gli abitanti originari della Palestina, né lo erano i loro antenati, possano muoversi da e per l'estero, mentre ai Palestinesi, che sono stati scacciati in un periodo passato relativamente breve, non debba essere consentito ciò.

È un fatto che i Palestinesi hanno abitato questa terra e vi hanno posseduto aziende agricole e case fino a poco tempo fa, fuggendo nel timore della violenza per mano degli ebrei, dopo il 1948 - violenza che non è accaduta, ma le cui voci ha provocato un esodo totale. È importante notare che gli ebrei non hanno espulso con forza i Palestinesi. “Non sono mai stati i non-benvenuti.”

Tuttavia, soltanto tutto il territorio dell’Isratina può accogliere tutti i rifugiati e determinare la giustizia quale chiave per la pace. L'assimilazione è già un fatto della vita d'Israele. Ci sono più di un milione di arabi musulmani in Israele; possiedono la nazionalità israeliana e partecipano alla vita politica con gli ebrei, formando dei partiti politici. Dall'altro lato, ci sono insediamenti israeliani nella West Bank. Le fabbriche israeliane dipendono dai lavoratori Palestinesi e beni e servizi vengono scambiati. Questa riuscita assimilazione può essere un modello per l’Isratina.

Se l'interdipendenza attuale ed il fatto storico della coesistenza Ebraico-Palestinese guidano i loro capi e se potranno vedere oltre l'orizzonte della recente violenza e della sete di vendetta, verso una soluzione a lungo termine; questi due popoli giungeranno a comprendere, spero al più presto, invece che tardi, che vivere sotto un tetto sia l'unica opzione per una pace durevole.

New York Times, http://www.nytimes.com/2009/01/22/opinion/22qaddafi.html 22 gennaio 2009


Traduzione di Alessandro Lattanzio