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Si può suonare nei centri sociali e a Sanremo?

di Valerio Venturi - 21/02/2009

 


Come tutti gli anni fa discutere la partecipazione di gruppi indie come gli Afterhours alla kermesse della canzone melodica

Sanremo uguale mainstream. Eppure gli indipendenti, zitti zitti, quatti quatti, all'happening rivierasca partecipano sempre. Quest'anno gli outsider per eccellenza sono stati gli Afterhours. Succede così: prima si critica il nazionalpopolare, poi si cerca di cavalcare l'onda. Con quali risultati? Beh, magari si azzecca il singolo, si perde qualche consenso tra i "duri e puri" ma si conquistano i numeri medio-grandi. Ma funziona? E poi: non si diceva che quelli che vanno a Sanremo non vendono dischi?

La realtà dei fatti dimostra che il palco dell'Ariston rimane una buona vetrina da sfruttare, fuori o dentro la competizione. L'edizione 2009 targata Paolo Bonolis sta facendo ascolti significativi; ha creato interesse; fa parlare la gente; sicuramente porterà molti italiani ad acquistare musica. Quella di Albano ma anche quella dei Gemelli Diversi; quella del furbo Povia e quella della polemica Iva Zanicchi. Quella degli outsider: Afterhours, Nicky Nicolai & Stefano di Battista e alcune nuove proposte già destinate al gusto degli "amatori".
Che poi mica è facile dire che cosa il grande pubblico accetta e che cosa il grande pubblico rigetta. E' un esercizio che si lascia fare al critico spocchioso o al discografico tuttologo.

Manuel Agnelli, ad esempio, ha cantato "Il Paese è reale", pezzo nebuloso ma "impegnato" almeno negli intenti. L'ha scritto insieme a Cristiano Godano dei Marlene Kuntz: insieme rappresentano il gotha dell'alt-rock anni '90 made in Italy. Gli Afterhours, alla fine, sono stati eliminati.
Si ripensa alle edizioni degli anni passati. Vengono in mente i Subsonica con la stupenda "Tutti i miei sbagli"; i torinesi si ritrovarono dopo la prima serata a essere classificati ultimi e contemporaneamente tra i più trasmessi nelle radio. Il loro brano, nei giorni del festival, fu il singolo italiano più venduto. Ci si chiede: che cosa succederà, a breve, nei negozi di dischi della Penisola?

Tornano alla memoria gli Avion Travel, Elio e le Storie Tese che arrivarono secondi, nel '96, con "La terra dei cachi" (a causa di brogli, loro versione dei fatti). Si pensa a tutti quelli che, parole di Manuel Agnelli degli Afterhours, «sono saliti su quel palco facendo le loro cose, rimanendo se stessi, e ottenendo ottimi risultati». «Fare cose di qualità a Sanremo è possibile. Perchè non andarci? Tutta l'isteria attorno alla nostra decisione - ha detto il cantante milanese - mi è sembrata esagerata. La gente non tiene conto che mollare la Mescal, la Virgin, l'Universal, o partecipare a Sanremo ci è costato soldi o notti insonni».
Il problema, nell'ambito indie, è antico: non si può predicare bene e razzolare male, spiegano gli integralisti - e anche un po' gli altri. Non si può suonare nei centri sociali e poi nel tempio della canzone melodica gomito a gomito con Gigi d'Alessio e compagni.

La questione forse è più ampia: l'artista è pop-star? La pop-star è rock-star? E' vero, spesso si fa di necessità virtù: ci si atteggia snob perché si vende poco, ma di fatto, anche se gli ascoltatori che fanno parte di una "nicchia di mercato" sono preparati e rispettabili, si punta anche legittimamente al grande pubblico.
Tutto questo per dire? La morale della favola è che i rocker farebbero bene a sostenere: "mai dire mai". Oppure si sceglie la via dell'artista-esule, del mistico Lindo Feretti, dei realmente e positivamente rozzi Verdena: tutti soggetti che si tengono a debita distanza dalle sirene - almeno per ora - senza condannarne preventivamente il canto.
Insomma: Sanremo-intellettualoide snob: 1 a 0. Soprattutto quest'anno, anche grazie alle carte mescolate bene da Bonolis, che apre alla possibilità di riprendere il posto di comando nel 2010. Annie Lennox ammicca dal televisore. La kermesse che la ospita ha 59 anni, è sciupata ma gode tutto sommato di buona salute: passa indenne attraverso le mode, le recessioni, e come un virus contagia maliziosamente anche chi, di Sanremo, non vorrebbe neanche sentirne parlare.