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La TV genera mostri e il pubblico li fa diventare divi

di Massimo Fini - 28/02/2009

 

 

Caro Fini, sono un’ammiratrice di Paolo Bonolis, come di altri personaggi della tv, ma trovo scandaloso che prenda un milione di euro per condurre il Festival di Sanremo. Questo in un periodo di crisi economica in cui a tutti noi italiani è richiesto di tirare la cinghia.
Giorgia Melli, Bologna

CHI È CAUSA del suo mal pianga se stesso. Siete stati voi, con la vostra idolatria per la tv e i suoi cosiddetti divi, a creare questi ‘mostri’. Ma la cosa più grave non è che Bonolis (che tra l’altro non è dei peggiori) o la Ventura, la Marcuzzi o Celentano o i cantanti prendano i cachet che prendono, in periodo di crisi o di non crisi. La cosa più grave è il peso che costoro hanno acquistato nella vita pubblica italiana, nel costume e persino nel dibattito delle idee. Ai vecchi tempi il pomeriggio di Natale, quando gli adulti sono stufi, un po’ stanchi e i bambini rompono si dava al cugino scemo e un po’ goliarda il compito di tenerli a bada divertendoli con qualche giochetto. I conduttori dello spettacolo televisivo non fanno niente di molto diverso con una platea di adulti infantilizzati e rimbecilliti dall’ascolto ipnotico. E’ stata l’enorme platea del pubblico della tv a decretare non solo il loro successo ma anche il loro prestigio. Sulle questioni di costume ma anche
etiche, ma anche politiche la loro parola è molto più interpellata e ascoltata di quella
di Emanuele Severino o Salvatore Veca o Pier Aldo Rovatti. Nella nostra società il denaro è la misura del valore e se Bonolis prende un milione di euro e un ricercatore universitario 1.200, vuol dire che il secondo non vale niente, non conta niente rispetto al primo che è diventato il vero maître à penser. Ed è per questo, e non solo perché buttiamo i soldi a vanvera, che l’Italia è conciata com’è conciata.
Massimo Fini