“E la foresta continua a crescere”

A Lisbona, tappa intermedia del nostro ritorno, ci arriva la notizia del duplice assassinio del Presidente e del capo delle forze armate della Guinea-Bissau. Non è stato un golpe o l’eliminazione di uomini scomodi per giochi di potere. E’ un atto che non ha neanche un po’ di quella dignità che gli attribuisce la matrice politica. E’ più miseramente un regolamento di conti fra due affaristi sporchi, una specie di gomorrizzazione della storia guineense, economia canaglia ai tropici. E’ questione di cocaina. Dal 2005 la Guinea-Bissau è una via privilegiata di transito dal Sudamerica all’Europa. E il presidente “Nino” Vieira e il generale Tagme Na Waie devono a quel business la loro morte. Morte da bombe e machete.

Ma il fragore di questi due alberi abbattutisi a vicenda dura un attimo e lascia il posto a un silenzio forte e chiaro di una foresta che cresce. Il popolo guineense pacifico e vitale ha nuove energie che stanno pazientemente costruendo una loro alternativa. Le abbiamo viste in azione nelle loro scuole, nei loro centri sanitari e nei loro campi. Esperienze di autogestione, sempre più indipendenti dal vischioso abbraccio paternalistico di certa cooperazione. Due anni fa abbiamo proposto agli agronomi della Coajoq di venire da noi in Italia a Terrafutura a far conoscere il proprio lavoro come esempio di alternativa allo sviluppismo suicida. Furono sorpresi di aver trovato chi non voleva proporsi come faro del loro futuro, ma voleva un confronto paritario e bidirezionale. Semplici “agricoltori” a cui Fondazione Banca Etica ha permesso di parlare accanto al Wuppertal Institut.

Il lavoro che ci vede attivi dentro il Movimento della Decrescita Felice continua in questo senso. Ricordarci continuamente che è per sua natura impossibile vivere e costruire questo nuovo paradigma non alzando lo sguardo oltre i confini locali, nazionali, continentali. Non c’è contraddizione tra localismo e internazionalismo, se si getta lo sguardo sulla fitta rete globale di interconnessioni economiche e culturali. Se chi va alla radice degli squilibri planetari vede che è nel proprio giardino già la loro origine, non può però scivolare nel dimenticare di appartenere con tutti a un unico giardino globale. Valga come esempio la provenienza dell’uranio per le centrali nucleari che ci si vuole risbattere in faccia: la riproposta di un suicida futuro di crescita cancerosa fondata nuovamente sul furto di risorse a chi non può difendersi.

Abbiamo lasciato Leandro, Joao e Armando con un nuovo progetto comune a cui ci dedicheremo nei prossimi mesi. Hanno bisogno di aggiornare le loro competenze agronomiche e di mettere a confronto questi 10 anni del loro lavoro nei campi della Guinea-Bissau con chi può dar loro supporto tecnico. E a tutti è uscita dalla bocca unanime la risposta: Cuba. E’ lì che hanno studiato per 14 anni, è lì che, dopo la fine del supporto sovietico, si è realizzata una rivoluzione fondamentale in campo agroalimentare. E’ lì che troveranno il più paritario rapporto di cooperazione, quello sud-sud. Siamo già attivi per preparare questo importante loro viaggio, e qualcun altro di sicuro si unirà a questo sparuto gruppo di decrescentini felici sparsi per il mondo.