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Avigdor Lieberman, un profilo del prossimo Ministro degli Esteri di Israele

di Palestine Monitor - 10/03/2009


Attualmente Avigdor Lieberman è un tema caldo per il mondo politico.

Alle ultime elezioni israeliane di febbraio il suo partito Israel Beitein è diventato il terzo partito, facendo di lui il grande artefice, colui che aveva facoltà di decidere chi sarebbe stato prossimo Primo Ministro di Israele: Livni o Netanyahu. Ha scelto Netanyahu.

L'ironia, però, è che Lieberman non sogna di diventare il potere che sta dietro il trono, vuole il trono.

È nato a Kišinëv, in Unione Sovietica (ora Moldova) nel 1958, e ha ricevuto il nome di Evet Lvovich Lieberman. Ha studiato all'istituto d'agraria locale e ha lavorato come buttafuori in un locale notturno e come speaker a Baku (la capitale dell'Azerbaigian) prima di trasferirsi con i suoi genitori in Israele nel 1978.

Lì ha svolto il servizio militare nell'esercito come caporale e si è laureato in scienze sociali all'Università ebraica. È stato proprio durante il periodo degli studi a Gerusalemme che è cominciata la sua carriera politica.

Tra il 1983 e il 1988 ha contribuito alla fondazione del Forum Sionista per l'Ebraismo Sovietico, ed è stato anche membro del Consiglio della Corporazione Economica di Gerusalemme e segretario della sezione di Gerusalemme del Histadrut Ovdim Le’umit (“sindacato nazionale dei lavoratori”).

Dal 1993 al 1997 Lieberman è stato Direttore Generale prima del partito Likud e poi nell'ufficio del Primo Ministro, durante il mandato di Benjamin Netanyahu. Nel 1999 ha fondato il partito Israel Beiteinu, e in quello stesso anno è stato eletto alla Knesset.

Negli anni ha ricoperto gli incarichi di Ministro delle Infrastrutture, Ministro dei Trasporti, Vice Primo Ministro e infine, nel 2006, di Ministro degli Affari Strategici, ruolo incentrato sulla “minaccia strategica dell'Iran”.

Il processo di pace

Secondo Lieberman, il processo (o i processi) di pace si basano su tre presupposti falsi;

- che il conflitto israelo-palestinese sia la principale causa di instabilità nel Medio Oriente
Dice Lieberman: “in realtà le tensioni all'interno del mondo musulmano costituiscono il 95-98% di tutti i problemi del Medio Oriente. La guerra Iran-Iraq e le guerre civili in Libano, Yemen, Tunisia e Algeria sono responsabili del 98% delle vittime in Medio Oriente, e il conflitto israelo-palesinese è responsabile solo del 2%”.

- che il conflitto è territoriale e non ideologico
Dice Lieberman: “Si tratta dei nostri valori e delle nostre idee, e fa parte di uno scontro mondiale tra l'Occidente o il mondo libero e il mondo radicale islamico. Israele rappresenta il mondo libero, e l'Autorità Palestinese e Hamas rappresentano il mondo radicale islamico”.

- che la creazione di uno Stato palestinese basato sui confini del 1967 porrà fine al conflitto
Dice Lieberman: “la soluzione migliore è la separazione, come nei Balcani. Il modello migliore è Cipro: prima del 1974, greci e turchi vivevano insieme e c'erano attriti e terrorismo. Dopo la separazione in territori greco e turco non abbiamo visto un accordo di pace, ma c'è sicurezza. Nella nostra regione può realizzarsi la stessa cosa”.

Politiche razziste

Il controverso programma di Lieberman contiene due idee che discriminano i cittadini arabi palestinesi di Israele con leggi speciali e segregazioniste.

- La prima stabilirebbe un “giuramento di lealtà”, che impone di giurare fedeltà a Israele come Stato ebraico. Il rifiuto di farlo potrebbe condurre alla revoca della cittadinanza o di alcuni diritti di questi cittadini all'interno di Israele.

- La seconda tiene conto della necessità di creare un'entità palestinese di qualche tipo, anche solo ridesignando a formare questa nuova entità quelle parti di Israele in cui gli arabi costituiscono la maggioranza.

Questa nuova forma di pulizia etnica preserva la maggioranza ebraica di Israele, spogliandola però della pretesa di essere una democrazia che assicura pari diritti a tutti i suoi cittadini.

Politiche di divisione

Nel febbraio del 2007 Lieberman ha detto degli arabi israeliani: “vogliono godere di tutti i vantaggi dell'Israele moderno, ma d'altro canto vogliono distruggerci dall'interno”.

Nel 2009 ha affermato che “Israele è sotto un doppio attacco terroristico, dall'interno e dall'esterno. E il terrorismo dall'interno è sempre più pericoloso del terrorismo dall'esterno”.

Quest'uomo è giunto a dire pubblicamente alla Knesset nel novembre 2006 che i parlamentari arabi dovevano essere impiccati come collaborazionisti, a causa della loro opposizione alle politiche del governo. “La seconda guerra mondiale si è conclusa con il processo di Norimberga. I capi del regime nazista, insieme ai loro collaboratori, furono giustiziati. Spero che questo sarà il destino dei collaborazionisti”.

La retorica di Lieberman

Nel marzo del 2002, dopo vari attacchi palestinesi contro israeliani, furono citate le seguenti parole di Lieberman: “Non esiterei a spedire l'esercito israeliano in tutta l'Area A (l'area della Cisgiordania teoricamente controllata dall'Autorità Palestinese) per 48 ore. Per distruggere le fondamenta di tutte le infrastrutture militari dell'autorità e tutti gli edifici della polizia, gli arsenali, tutte le postazioni delle forze di sicurezza... non lasciare in piedi una sola pietra. Distruggere tutto”. Suggerì inoltre al governo israeliano che l'aviazione bombardasse sistematicamente tutti i centri commerciali, i distributori di benzina e le banche nei territori occupati.

Nel luglio del 2003 Ariel Sharon si impegnò con gli Stati Uniti a concedere l'amnistia a 350 detenuti rinchiusi nelle carceri israeliane. Lieberman, che all'epoca era Ministro dei Trasporti, reagì rifiutandosi di partecipare al relativo comitato e disse: “Se possibile sarebbe meglio annegare questi prigionieri nel Mar Morto, dato che è il punto più basso del mondo” e aggiunse che li avrebbe portati lì volentieri lui stesso.

Nel gennaio del 2009, durante il massacro israeliano a Gaza, Lieberman ha detto che Israele “deve continuare a combattere Hamas come fecero gli Stati Uniti con i giapponesi nella seconda guerra mondiale”, riferendosi evidentemente all'olocausto nucleare. Sempre a gennaio, parlando del recente massacro di Gaza, Lieberman ha detto, “i soldati hanno avuto successo, ma i politici hanno fallito. Non hanno permesso all'esercito di completare l'operazione”.

La linea principale

Lieberman è stato accusato molte volte di essere un fascista, un razzista e un fazioso. I media e i politici israeliani sono divisi al proposito. Alcuni hanno descritto Lieberman come contaminato da “dichiarazioni razziste che pregiudicano il carattere democratico di Israele”. Molti hanno apertamente espresso il timore che il profilo politico di Lieberman possa riflettersi sull'immagine di Israele all'estero. Un membro anonimo del partito israeliano Meretz ha detto di lui nel febbraio del 2009:
“Se ti piaceva Mussolini, se ti mancava Stalin, amerai Lieberman”.

Affermazioni come queste hanno spaventato sia Lieberman che il Primo Ministro entrante Netanyahu, che hanno messo in atto una ben programmata e coordinata “offensiva di fascino” di Lieberman all'estero. Sta cercando di presentarsi come un pragmatista cui i media non hanno reso giustizia, e di dimostrare che tutte quelle dichiarazioni bellicose erano solo parole che non diventeranno mai realtà.

Ha già smorzato i toni sul “giuramento di lealtà” e si è spinto anche oltre annunciando di essere pronto a lasciare la propria casa nell'insediamento illegale di Nokdim, in Cisgiordania, se venisse creato uno Stato palestinese.

Dopo aver guidato un partito con un programma contrario ai negoziati, a quest'uomo ci sono voluti pochi giorni per imporre al suo elettorato un cambiamento a 180 gradi. Questo suggerisce che Lieberman è più un opportunista che un ideologo fazioso: disposto a incitare alla paura e alla rabbia per tornaconto politico per poi cercare di gettare acqua sul fuoco una volta in carica.

Sarà il tempo a dirci quale delle tendenze di Lieberman si rivelerà più distruttiva...

Originale: Avigdor Lieberman: A Profile of Israel's Next Foreign Minister

Articolo originale pubblicato il 5/3/2009

Manuela Vittorelli è membro di
Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.