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Come le banche centrali e gli Stati hanno distrutto le monete e le economie occidentali

di Pierre Leconte* - 10/03/2009

 

Dalla crisi finanziaria all’iper-inflazione
Come le banche centrali e gli Stati hanno distrutto le monete e le economie occidentali con il falso pretesto di salvarle !



« Che i folli guidino i ciechi è la disgrazia del tempo » William Shakespeare, Re Lear.


Gli avvenimenti prodottisi sul piano finanziario e poi economico nel 2007-2008 erano del tutto prevedibili e, del resto, noi li avevamo pronosticati con esattezza ben prima che essi si scatenassero, perché erano ineluttabili.
E questo, come esponiamo dettagliatamente in questo nuovo libro, in ragione :

1/ delle politiche monetarie ultra-lassiste condotte dalle principali banche centrali occidentali al solo scopo di far salire sempre più in alto i mercati finanziari (azioni ed obbligazioni) ed immobiliari, dai quali esse si aspettavano che il loro apprezzamento – che molto ingenuamen6e ritenevano infinito – avrebbe creato un « effetto ricchezza » permanente stimolando i consumi dei privati e gli investimenti delle imprese ;

2/ degli enormi sperperi di bilancio organizzati dai principali Stati occidentali per ottenere il loro finanziamento in modo diverso dalle imposte per dissimulare l’ipertrofia degli « Stati provvidenza » il cui costo è divenuto assai eccessivo rispetto ai servizi resi ;

3/ del fallimento dei « regolatori » nazionali ed internazionali che hanno incoraggiato le pratiche negative in nome di una falsa concezione del liberalismo (divenuto gangsterismo con le operazioni di cartolarizzazione), lasciando che dovunque si propagassero i prodotti speculativi tossici di ogni natura, poi non applicando la maggior parte delle regole amministrative che si riteneva dovessero essere seguite ;

4/ dell’incompetenza, della megalomania o della cupidigia inaudite degli alti dirigenti (in generale designati da « clientelismi » politici), di alcune delle più grandi banche commerciali o d’affari e di alcuni trader folli, che hanno rovinato le loro istituzioni senza nemmeno capire come ;

Ma soprattutto – e questo ingloba i quattro punti precedenti - :

5/ dell’incapacità delle banche centrali e degli Stati di promuovere preliminarmente un Sistema monetario internazionale (SMI) compatibile con l’accelerazione della mondializzazione in tutte le sue forme, in seguito all’effetto distruttivo provocato dallo pseudo « dollaro-base » imposto dagli Stati Uniti, l’iper-potenza finora dominante, a suo principale vantaggio, perché gli permette di vivere costantemente a credito !
Lungi dall’aver corretto i loro errori e dall’impegnarsi fin dall’inizio dei citati avvenimenti a porre in atto un meccanismo monetario internazionale stabile e cooperativo, banche centrali e Stati in Occidente hanno reagito nel panico alla crisi finanziaria poi economica, amministrando degli pseudo rimedi (di natura marxista o keynesiana) assai peggiori del male da curare. In particolare, una massiccia creazione monetaria ex nihilo, per natura inflazionistica, che non ha nessun equivalente nella storia ; la presa in carico di un considerevole importo di attivi tossici contaminando così i bilanci già molto precari delle banche centrali occidentali; piani di rilancio assai eccessivi, non preliminarmente finanziati, che fanno esplodere i già altissimi deficit di bilancio ; nazionalizzazioni a cascata della maggior parte delle banche o delle imprese della zona euro-americana in difficoltà finanziaria o sull’orlo del fallimento in seguito alla loro cattiva gestione. Mentre non si può combattere una crisi da super-indebitamento con l’emissione di ulteriori debiti, ma solo facendo saltare in modo organizzato tutti gli attori divenuti insolventi al fine di ripartire su basi risanate !

Aspettando, le centinaia di miliardi di dollari create ex nihilo nel 2007-2008 dalla banche centrali americana, giapponese ed europea non genereranno che nuove bolle (in particolare sugli indici di borsa) (2) e cattivi investimenti del tutto improduttivi, senza apportare la minima crescita economica duratura. Tanto che al posto di servire ad indennizzare gli individui colpiti dalla crisi, ad esempio per consentire loro di pagare i prestiti ed assicurare loro la sussistenza (3), essi sono stati distribuiti ad ogni tipo di istituzione divenuta strutturalmente insolvente (come Freddie Mac, Fannie Mae, AIG, etc.), o per incamerare strumenti nocivi che comunque in gran parte crolleranno e forse, con essi, chi se li è assunti.(4)

A questo riguardo, torniamo sulla crisi del 1929, le cui similitudini con l’attuale sono evidenti circa il modo in cui essa ha trovato un epilogo, anche se l’attuale processo di crisi occidentale ha molto più a che vedere con le molteplici crisi di solvibilità che hanno colpito i paesi del Sudamerica come l’Argentina. Sulla sua origine, riprendiamo le argomentazioni di Ludwig von Mises secondo il quale « le crisi economiche sono provocate dalle politiche monetarie espansionistiche delle banche centrali ». E dimostriamo che la base aurea - non più in vigore dopo il 1914 – non ne fu per niente responsabile (contrariamente a quello che ha falsamente affermato Keynes) ma che, invece, fu la sua liquidazione che condusse al disastro, esattamente come la crisi attuale viene anch’essa da quella bolla di denaro troppo facile mantenuta da anni dalla banca centrale americana sotto la presidenza di Alan Greenspan. Sul suo epilogo, noi denunciamo un’altra impostura keynesiana ristabilendo la verità, ossia che « non fu il famoso New Deal (politica di grandi opere lanciata dal presidente Roosevelt nel 1932 e teorizzata da Keynes nel 1936) a far uscire l’America dalla depressione (e dalla disoccupazione di massa), ma semplicemente la guerra stessa, che trasformò gli Stati Uniti in laboratorio militare delle potenze alleate contro la Germania nazista ed il Giappone imperiale » (5). Queste comprensioni sbagliate della crisi del 1929, come l’ossessione di un’immaginaria deflazione (6) che oggi non rischia minimamente di prodursi in un regime ultra-inflazionistico universale di monete di carta dirette (fiat currencies), trascinano attualmente una « corsa ai miliardi » denunciata a ragione dal solo governo tedesco di Angela Merckel il quale non vuole rivivere l’iper-inflazione che portò al crollo della Repubblica di Weimar, poi al nazismo e alla seconda guerra mondiale e che per questo rifiuta la continuazione dello sperpero monetario con lo sperpero di bilancio.

Eppure, come ha provato lo stesso Ludwig von Mises, «bisognerà pure che si comprenda che i tentativi di ribassare artificialmente, con l’estensione del credito, il tasso d’interesse che si forma liberamente sul mercato possono risolversi solo in risultati provvisori e che l’iniziale ripresa degli affari sarà forzatamente seguita da una più profonda ricaduta, la quale si tradurrà in una completa stagnazione dell’attività industriale e commerciale ». Semplicemente, citiamo ancora von Mises, perché « non vi è alcun modo di sostenere durevolmente un boom economico risultante dall’espansione del credito; l’alternativa è giungere prima ad una crisi per arresto volontario della creazione monetaria oppure più tardi con il crollo della moneta interessata ».

Incidentalmente, ciò porta male ad alcuni progetti keynesiani (e protezionistici) di Barack Obama, che saranno solo degli impiastri su una gamba di legno, accrescendo massicciamente l’indebitamento americano, che rischia di non essere più finanziato dall’estero, nonché al futuro del dollaro che non ha più alcuna possibilità di ristabilirsi a medio termine in seguito alla costante caduta del suo potere d’acquisto (interno ed estero) ancor più rapida di quella della maggior parte delle altre principali monete fiduciarie statali di carta !(7)

Banche centrali e Stati sono dunque doppiamente responsabili e colpevoli di non aver agito ex ante nonché di aver agito male ex post. Dopo il crac delle azioni ed obbligazioni private del 2007-2008, tutto questo dovrebbe trascinare a partire dal 2009-2010 :
da una parte un crac delle obbligazioni di Stato (soprattutto americane) come il fallimento – ad immagine dell’Islanda - e/o la cessazione di pagamenti – ad immagine dell’Ecuador – di numerosi Stati (forse degli stessi Stati Uniti) ;
dall’altra parte, un’ondata inflazionistica mai vista, quando tutte le liquidità artificialmente create (8) si diffonderanno infine nell’economia reale e gli Stati Uniti saranno obbligati a monetizzare (9) (cosa già iniziata, come attestata l’esplosione del bilancio della Federal Reserve) i loro colossali debiti pubblici e privati che l’estero non vorrà più finanziare al ritmo tenuto fino a poco fa !

In tal modo l’Occidente (Stati Uniti, Europa, Giappone) è entrato per propria colpa in una crisi monetaria la quale non può che approdare ad una situazione di iper-inflazione suscettibile di distruggere le une dopo le altre, dal 2009-2010, le sue tre principali monete fiduciarie statuali di carta (dollaro, euro, yen, tra loro già prese da feroci svalutazioni competitive) e poi anche le altre pericolanti (sterlina, franco svizzero, etc.), che ancora gravitano attorno ad esse, a causa del prossimo crollo della loro base monetaria (vedi nota a piè di pagina n°9) !

Questo processo, del quale stiamo descrivendo le fasi, si produrrà a vantaggio dapprima di altre monete statuali non occidentali (lo yuan cinese, poi il real brasiliano, la rupia indiana, il rand sudafricano) ma soprattutto dell’oro ed accessoriamente dell’argento che s’imporranno di nuovo come base di riserva e di valore, infine di nuove monete private che non mancheranno di comparire negli anni a venire.

In questo libro spieghiamo anche quali saranno le conseguenze di questi sconvolgimenti che colpiranno profondamente i mercati finanziari, creando qua nuove bolle artificiali e là nuovi crolli reali e in che modo ciascuno se ne possa difendere e poi trarne vantaggio, in quanto il fine del nostro libro è anche quello di fornire agli investitori una sorta di « modello di lavoro in tempi di crisi ».

Più presto si produrrà questo radicale cambiamento, prima si uscirà dalla crisi finanziaria, economica e monetaria poiché si potrà mettere in atto una nuova mondializzazione più equilibrata in un rinnovato Sistema monetario internazionale nel quale l’Asia cinese e indiana, ma anche l’America del Sud e la Russia (grosso modo il BRIC (10) saranno in grado di tirar fuori dalle difficoltà le economie degli Stati anticamente industrializzati e in gran parte andati in rovina (Stati Uniti, Europa, Giappone)!
Del resto, è giusto che i paesi che producono le ricchezze effettive grazie all’instancabile lavoro delle loro popolazioni siano anche quelli le cui monete siano le più utilizzate e sulle quali si possa costruire in modo duraturo la crescita delle loro economie. Mostreremo che, essendosi già essenzialmente compiuto il capovolgimento economico del mondo dall’Ovest all’Est e dal Nord al Sud, ora deve avvenire il capovolgimento monetari, prima che si operi quello politico.

Queste evoluzioni, per quanto possano sembrare inattese, sono pure inscritte in un ben noto processo storico. La perdita della leadership monetaria, in quanto la sua cattiva gestione si conclude in un’iper-inflazione « la cui causa, come sottolinea Milton Friedman, è sempre e dovunque un fenomeno monetario », ha inesorabilmente innescato, per gli Imperi o gli Stati interessati, la più o meno concomitante perdita delle loro leadership economica e politica.

Osserviamo, in questa sede, che alcuni grandi uomini politici del XX secolo, i quali avevano ancora delle conoscenze storiche che permettevano loro di elaborare una giusta visione del futuro, come Charles de Gaulle – di cui ci si ricorda la lotta, a partire dal 1958, per il ripristino della base aurea -, sapendo che il crollo monetario dell’Occidente avrebbe provocato la sua caduta globale, tentarono di ostacolarla attaccando la radice del problema, ma senza avere la forza di regolarlo tanto l’ignoranza e le lotte di potere sono forti in materia di moneta.

« Il destino dell’uomo si gioca sulla moneta » constatava Jacques Rueff che, come qualunque altro economista autenticamente liberale, tento anche lui di evitare il peggio. Ciò che i giganti politici e gli economisti più lungimiranti non hanno potuto fare non sarà, evidentemente, intrapreso né realizzato dalla maggior parte degli illusionisti che sono al potere né dagli ignoranti che così male esercitano il loro magistero. In tal modo la crisi monetaria, se non trova rapide soluzioni, si trasformerà – al di là delle sue conseguenze finanziarie ed economiche – in disastro umano e politico in tutto l’Occidente, disastro del quale in questo libro noi immaginiamo quali forme violente potrebbe prendere.

In questo senso, la crisi monetaria è in primo luogo una crisi della volontà politica e dell’intelligenza che sembrano aver abbandonato le vecchie nazioni, le quali non hanno saputo restare fedeli ai valori dell’« umanesimo individualistico » sui quali erano state fondate e che, per non aver saputo difendere il loro modello, dovranno cedere la preminenza ad altre più giovani, pronte a prendere il testimone perché meglio adattate alle necessità dell’economia mondializzata autenticamente liberale che necessariamente finirà per imporsi.

Contrariamente alle false analisi condivise dalla maggioranza delle persone, non sono gli eccessi del liberalismo bensì quelli dello statalismo (in particolare della centralizzazione del credito e del monopolio della creazione di moneta da parte dello Stato, necessariamente creatore di falsa liquidità) ad essere all’origine di questa crisi come delle precedenti e rischiano di trascinarla fino al disastro conclusivo.

Noi dimostriamo quanti banchieri centrali, politici ed economisti hanno avuto torto nel trascurare le analisi effettuate dai pensatori della Scuola austriaca e dai loro colleghi liberali francesi, i cui attuali sviluppi mostrano a che punto esse siano ineludibili per uscire dall’attuale caos e e da quello peggiore in arrivo senza un radicale cambiamento ! Nel momento in cui gli statalisti di ogni colore credono di dover mettere in atto le disastrose ricette di Karl Marx e di John Maynard Keynes, sono quelle di Ludwig von Mises, di Friedrich von Hayek, di Jacques Rueff e di Robert Mundell che dovrebbero esserlo, e alla fine lo saranno, perché « quello che deve arrivare, arriva » ! La crisi non confermerà la vittoria degli Stati sui meccanismi di mercato, ma segnerà il loro fallimento collettivo, poi la loro auspicabile riduzione e decentralizzazione (in completa opposizione con l’attuale processo di costruzione europea di un super-Stato centralizzato quasi imperiale che decide di tutto), particolarmente in Occidente !

Nel loro Manifesto del Partito comunista del 1848, Karl Marx e Friedrich Engels auspicavano dieci misure da prendere dopo « la presa del potere da parte del proletariato», al fine di accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato. Una di esse, la quinta, si proponeva « la centralizzazione del credito da parte dello Stato per mezzo di una banca nazionale il cui capitale sarebbe appartenuto allo Stato e che avrebbe goduto di un monopolio esclusivo di creazione monetaria ». E’ esattamente il risultato catastrofico a cui sono arrivati come pseudo rimedio per risolvere l’attuale crisi, i signori George Bush, Henry Paulson, Gordon Brown, Ben Bernanke, Merwin King e i loro omologhi occidentali – presunti difensori dell’economia di mercato – con la rassegnata accettazione delle loro popolazioni che non se ne sono ancora rese conto. Ma che reagiranno molto male quando constateranno fino a che punto lo statalismo farà aumentare la loro già molto avanzata pauperizzazione nonché la loro disoccupazione di massa a causa di manipolazioni borsistiche, economiche e monetarie di ogni genere (11). Il XXI secolo comincia decisamente male !

Non c’è che una sola via offerta per risolvere l’attuale crisi che, come spieghiamo in questo libro, viene da lontano e per impedire le prossime : rompere ogni legame tra lo Stato e la creazione di moneta. Ciò può essere ottenuto solo in due modi :

1) ristabilire negli Stati e tra di essi i meccanismi automatici della base aurea come funzionavano prima del 1914 e/o,

2) come proponeva Friedrich von Hayek, lasciare che gli agenti economici privati in grado di farlo creino delle monete private (non statali) che entrino naturalmente in concorrenza le une con le altre, i cui utilizzatori possano scegliere liberamente quelle che permetteranno loro di scambiare le loro produzioni e di risparmiare i frutti del loro lavoro nel miglior modo possibile.

Nell’attesa, concluderemo con Jacques Rueff il quale osservava « la moneta è il carburante che alimenta sempre l’inflazione… Senza ordine monetario, ci sono solo rovina e schiavitù ! ». Possano i cittadini dell’Occidente rendersene conto e pretendere dai loro eletti l’« ordine monetario » prima di essere stritolati dall’iper-inflazione che non mancheranno di provocare banche centrali e Stati ai quali non si sarebbe mai dovuto permettere d’immischiarsi nella maggior parte dei meccanismi economici e, a fortiori, monetari.

La democrazia rappresentativa - la sola che possa tener conto della volontà del popolo – è possibile solo nel quadro di Stati di diritto che lasciano esprimersi liberamente i loro cittadini ; l’economia di mercato - la sola che possa creare ricchezza – è possibile solo se si fonda sulla libera iniziativa d’impresa nel quadro di una concorrenza che sia la meno falsa possibile. In tal modo è importante immunizzare al più presto l’economia contro le perturbazioni statali di cui la manipolazione della moneta e del credito è il vettore privilegiato d’intervento come dimostra tutti i giorni « Hélico-Bernanke» (12), sopprimendo ogni « politica monetaria » e, di conseguenza, le stesse banche centrali che, in questa ipotesi, non avrebbero più utilità a meno di non riconvertirle in depositi di conservazione degli attivi in metalli preziosi come furono ai loro inizi !

(Ginevra, 1° gennaio 2009)

* Economista, saggista, consulente finanziario e gestore di patrimoni, Pierre Leconte è il presidente co-fondatore del « Forum monetario di Ginevra per la pace e lo sviluppo ». Buon conoscitore dei mercati a termine per essere stato membro titolare di seggio al LIFFE di Londra e al NYFE di New York , è stato anche consulente di numerose istituzioni pubbliche. tra cui una banca centrale sudamericana, ed attualmente lavora alla creazione e alla messa in campo di prodotti finanziari non a rischio, adatti alle necessità di collocamento di investitori istituzionali come di privati e di gestione delle riserve di cambio di paesi emergenti. (Evidentemente, le analisi da lui svolte nei suoi libri, nei suoi articoli o nelle sue conferenza impegnano solo lui stesso e provengono solo dalle sue ricerche personali).

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1. Dello stesso autore, vedi: « La tragédie monétaire » (edizioni François Xavier de Guibert) scritto già nel 2002, poi tutti gli altri suoi libri tra cui gli ultimi due « La grande crise monétaire du XXIe siècle a déjà commencé ! » (edizioni Jean-Cyrille Godefroy, 2007) e « Les faux-monnayeurs » (edizioni François Xavier de Guibert, 2008), ssenza contare I suoi numerosi articoli e conferenze.

2. E’ da notare che il rialzo o il ribasso degli indici di borsa (azionari) non dipendono dalla crescita o dalla recessione economica ma, principalmente, dai flussi di liquidità che, con gli attuali tassi d’interesse a zero o negativi, tosto o tardi non possono che ritornare su questi mercati ora sottovalutati (lasciando le obbligazioni o i « collocamenti fiduciari » che non rendono più niente), anche se dovrebbe trattarsi solo di bolle virtuali di dimensioni e durata relative, in ragione di tutte le bombe finanziarie a scoppio ritardato che non sono ancora esplose ma che lo faranno. A questo proposito, è da seguire l’indice di volatilità VIX, precursore dei movimenti borsistici.

3. Lungi da darsi a simili follie, sarebbe stato socialmente preferibile ed economicamente più efficace portare a zero le imposte degli Americani più poveri e fornire loro un aiuto finanziario diretto per permettere loro di pagare i loro prestiti immobiliari cosa che avrebbe evitato il crollo completo dei subprime rilanciando il consumo « popolare ».

4. Indipendentemente dal probabile fallimento (che deve ancora arrivare) di molteplici banche, la spada di Damocle dei CDS (Credit Default Swaps), che ammonteranno a circa 55.000 miliardi di dollari, pesa ancora sui mercati obbligazionari che potrebbero essere da essi trascinati in un crac che avrà delle ripercussioni nella nostra ipotesi di rialzo dei tassi d’interesse a lungo termine americani ! Questo sarebbe catastrofico anche per molti « hedge » funds e per altri fondi « d’investimento »: da qui il consiglio di restare al di fuori da questo tipo di strumenti, in generale non trasparenti, poco liquidi e i cui costi in spese e commissioni a carico degli investitori sono molto eccessivi.

5. Eric Zemmour, « Où la crise va-t-elle s’arrêter ? », Le Figaro Magazine del 27 dicembre 2008.

6. In un glossario presentato a fine libro, riprendiamo e spieghiamo i diversi concetti di inflazione, di disinflazione, di stagflazione, di deflazione, etc., sui quali nell’opinione pubblica persistono numerose confusioni, a causa della misconoscenza della maggior parte degli uomini politici e dei giornalisti delle realtà essenzialmente monetarie che stanno dietro questi termini o per la loro volontà di indurre in errore le persone per far loro accettare certe politiche da essi preconizzate o certe teorie da essi sostenute. Dagli statalisti viene tenuto in piedi un gigantesco controsenso a proposito della deflazione che, in realtà, non solo è benefica ma dovrebbe inoltre essere lo stato normale delle economie aperte e competitive se non vi fosse una permanente inflazione di origine monetaria, mantenuta dalle maledette « politiche monetarie », i fiat currencies e i tassi di cambio flottanti sistematizzati dagli Stati Uniti per assicurare la loro dominazione sul SMI ! Leggi sul sito
http://www.daily-bourse.fr/ (al centro, alla rubrica « Analisi dei mercati ») il testo intitolato : MERVEILLEUSE DEFLATION, che riprende una parte della dimostrazione contenuta nel nostro libro su questo argomento e la sua prossima analisi che sarà intitolata : HYPER-INFLATION.

7. Tutto indica che il soprassalto del dollaro intervenuto da agosto ad ottobre 2008, che si spiega principalmente con la massiccia sottoscrizione di obbligazioni di Stato americane (in dollari) che gli occhi di investitori presi dal panico dal doppio crac delle azioni e delle obbligazioni private sono potute sembrare gli strumenti più sicuri per investire momentaneamente le loro liquidità – da qui una temporanea mancanza di dollari soprattutto in Europa -, non è stato che una momentanea anomalia che non dovrebbe ripetersi. E questo in ragione del rendimento doppiamente negativo di quelle obbligazioni e della caduta della moneta americana che a fine ottobre inizio novembre ha violentemente ripreso con gli swap di liquidità alla fine messi in piazza tra banche centrali per mettere in un buon posto ciò che si doveva. Leggere regolarmente l’eccellente sito
http://www.jessescrossroadscafe.blogspot.com/ e (consultando gli Archivi del blog 2008 a sinistra della pagina oppure Older Posts in basso a destra) in particolare su questo argomento « Dollar Assets and Liabilities in the International Banking System - Update » (del 30 dicembre 2008) come sulla futura iper-inflazione negli USA : « Dancing on a Precipice : The Tenuous Balance in Global Finance » (del 29 dicembre 2008) e altri suoi commenti ai quali il nostro libro dà ampio spazio.

8. L’argomento di quelli che non credono al prossimo arrivo dell’iper-inflazione, che consiste nel dire che la distruzione di valore avvenuta sui mercati finanziari nel 2007-2008 è superiore alle liquidità create artificialmente di recente, non è accettabile. Nella misura in cui, nel primo caso si è spesso trattato dell’evaporazione di profitti largamente virtuali e teorici, mentre nel secondo si tratta dell’remissione di liquidità effettive ; senza contare che ciò che è stato perduto dagli uni – gli acquirenti di carta cosiddetta long – è stato talvolta guadagnato da altri – i venditori di carta cosiddetta shorts – in mercati che spesso funzionano secondo il principio dei vasi comunicanti (come i mercati a termine).

9. Si può anche dire « monetizzare ». In effetti, indipendentemente dalla creazione massiccia di liquidità artificiali ad un ritmo ben superiore alla crescita reale del PIL degli Stati Uniti, dunque senza effettiva contropartita nella produzione di beni ; l’altra causa dell’iper-inflazione Americana a venire consisterà nella necessità per lo Stato federale e per gli Stati federati di far finanziare direttamente – ossia monetarizzandoli – i loro colossali debiti pubblici attuali e futuri dalla Federal Reserve, allora costretta a sostituirsi ai compratori – principalmente stranieri – di obbligazioni di Stato USA in dollari che si sarebbero svaniti. Questo processo, mortale per il dollaro - ma secondo noi inevitabile senza un radicale cambiamento di sistema monetario -, avrebbe anche delle ripercussioni internazionali sul bilancio delle principali banche centrali del mondo, che ancora detengono masse di attivi in dollari, e sulle monete che esse emettono, di cui una gran parte della base monetaria crollerebbe poiché l’attivo principale della maggior parte di queste banche centrali (a parte i metalli preziosi) è costituito dagli US Treasury bills e da obbligazioni in dollari. Una sorta di crisi dei subprime sulla scala della maggior parte degli Stati come risultato di una cecità collettiva mentre il principio di base di ogni gestione finanziaria è la diversificazione tra numerose attività, che finirà necessariamente con il fallimento di parecchie banche centrale e perfino di fondi sovrani.

10. Brasile, Russia, India, Cina.

11. La maniera sbalorditiva in cui l’attuale segretario americano al Tesoro Henry Paulson (che gestisce del tutto discrezionalmente il piano di oltre 700 miliardi di dollari che porta il suo nome) è riuscito nella definitiva eliminazione di Lehman Brothers, il concorrente di Goldman Sachs di cui egli è stato uno degli associati e rimane azionista e pensionato, rifiutando i fondi necessari alla sua sopravvivenza che in compenso ha generosamente distribuito alla propria società (non c’è mai niente di meglio che servirsi da sé!), anch’essa potenzialmente in fallimento e che non meritava più dell’altra di essere salvata, è emblematica di ciò che farà un potere politico onnipotente divenuto padrone assoluto del credito.

12. Soprannome che gli viene dalla sua famosa dichiarazione ad un giornalista, il quale gli chiedeva come avrebbe fermato una crisi finanziaria e borsistica, qualche tempo prima di diventare, a partire dal febbraio 2006, il presidente della Federal Reserve degli USA : « Noi abbiamo una tecnologia chiamata pressa… Se vi è necessità, non bisognerebbe esitare a lanciare dall’elicottero tonnellate di biglietti sopra le grandi città americane » ! Quando il presunto « custode » della moneta mondiale ed il suo altrettanto inquietante collega, attuale presidente della Fed di New York che diventerà segretario al « Tesoro » di Barack Obama, pensano ed agiscono in questo modo, bisogna mettersi al riparo !
Et – se non lo si è già fatto – mettere la maggior parte delle proprie disponibilità in oro in modo dinamico (fisicamente, ma anche comprando ETF e options calls) con un obiettivo tra i 1400 e 2200 dollari USA l’oncia (a seconda degli scenari) ed altre attività reali, come certe materie prime la cui penuria è, alla lunga, ineluttabile o prodotti di grande consumo che tutte le persone devono necessariamente comprare per vivere, attraverso gli ETF e le azioni di società che ne producono al minor costo ma, soprattutto, non mantenere cassa e ancor meno in dollari USA. Se il « grande affare » che avevamo consigliato con molto profitto da ottobre 2007 ad ottobre 2008 è stato la vendita degli indici di borsa americani ed il contemporaneo acquisto di oro (per guadagnare dalla doppia caduta del dollaro del ratio Dow Jones Industrials (DJIA) o Standard & Poors/Gold), quello che dovrebbe essere redditizio per il 2009-2010 e che noi abbiamo consigliato dal novembre 2008 consiste nel vendere le obbligazioni di Stato americane in dollari e nel comprare simultaneamente l’oro (per guadagnare dalla doppia caduta del dollaro e del US Treasury bonds/Gold). Quanto al DJIA, dopo un rimbalzo che noi avevamo anticipato dai minimi di età ottobre-inizi novembre 2008, esso potrebbe andare verso 10.500 prima di ricadere sui suoi minimi e, forse, superarli (ma questo non è certo perché allora potrebbe intervenire un doppia caduta) !

Qualche altra osservazione di buonsenso : nonostante la crisi, nel 2007 e nel 2008 era possibile realizzare dei guadagni finanziati molto importanti con un minimo di rischio, come dimostrato dai nostri consigli, a condizione di non rinchiudersi nella strategia che è già perdente da molti anni e probabilmente lo sarà ancora per parecchi altri che consiste nel comprare per l’essenziale del proprio portafoglio solo azioni od obbligazioni (ossia «carta») ad ogni ribasso, quando l’oro chiude il 2008 in rialzo per l’ottavo anno consecutivo e molti indicatori permettono di pensare che a 880 dollari l’oncia esso ancora molto sottostimato ! Ricordate che dopo gli anni 1929, ci sono voluti circa 30 anni prima di ritrovare le quotazioni di prima del crac anche se le società in questione non erano nel frattempo fallite… Ma anche all’altra condizione di non investire nella maggior parte dei fondi che, assai spesso, portano profitto solo agli intermediari che li gestiscono e/o li commercializzano, essendo raramente la cosiddetta gestione « collettiva » una buona soluzione (salvo che per certi fondi di « trading pur » operanti a brevissimo termine). Quanto ai mastodonti della gestione, sono in maggioranza essi ad avere I peggiori risultati. Ma la cosa più importante consiste nel costruire una visione d’insieme ed attenervisi, perché per prima cosa bisogna tentare di valutare ciò che potrebbe accadere prima di scegliere gli strumenti per adattarvisi, senza seguire delle tattiche contraddittorie che confondono le idee. Le operazioni più semplici sono sempre le più vantaggiose, bisogna fare solo ciò che si capisce e di cui si può valutare in anticipo l’ammontare della potenziale perdita nel caso si avesse torto.




De la crise financière à l'hyper-inflation
Comment les banques centrales et les Etats ont détruit les monnaies et les économies occidentales en prétendant faussement les sauver!
Editions Jean-Cyrille Godefroy





Fonte:
http://www.editionsjcgodefroy.fr