Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Cambogia, luce sui fantasmi del passato

Cambogia, luce sui fantasmi del passato

di Antoaneta Bezlova - 10/03/2009

 
I khmer rossi furono attivi in Cambogia dal 1970 ed ebbero un ruolo cruciale nella guerra del Vietnam. Nel 1975 conquistarono Phnom Penh, la futura capitale della Cambogia.
Quando però, nel 1979, il Vietnam decise di rovesciare il regime di Phnom Penh, i cinesi appoggiarono il sanguinario leader dei khmer Pol Pot, dando inizio a una breve ma cruenta guerra. Partendo da questo evento, di cui quest’anno ricorrono i trent’anni, l’articolo descrive le strategie cinesi sulla regione del Sud-Est asiatico e la loro trasformazione nel corso degli ultimi 25 anni.


Il trentesimo anniversario della breve ma sanguinosa guerra tra Cina e Vietnam sarebbe passato inosservato se il 17 febbraio non fosse cominciato anche il processo all’ex leader dei
khmer rossi Kaing Guek Eav. Del ruolo cinese nel sanguinoso passato cambogiano si parla poco e Pechino, Hanoi e Phnom Penh, ognuna impegnata a sostenere il proprio sviluppo economico, preferiscono che le cose rimangano così. Nel 1979, quando il Vietnam rovesciò il regime dei khmer rossi la Cina si sentì sfidata in casa propria dal partito comunista vietnamita, nato proprio con l’aiuto cinese. Così Pechino ordinò di “dare una lezione ad Hanoi” e di mantenere il leader dei khmer rossi, Pol Pot, al potere. La guerra durò meno di un mese, ma causò tra i venti e i sessantamila morti. Eppure, a 30 anni di distanza quel conflitto non è stato ricordato né a Pechino né ad Hanoi. Anzi, in occasione dell’apertura del processo all’ex leader dei khmer rossi, Kaing Guek Eav, detto “Duch”, la Cina ha cercato di minimizzare il suo sostegno al regime di Pol Pot. “Il governo della Kampuchea Democratica (il nome usato dalla Cambogia tra il 1976 e il 1979) aveva un seggio alle Nazioni Unite, e aveva relazioni con più di 70 paesi”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli esteri cinese Jiang Yu. Duch, direttore del campo di prigionia S21, è accusato di crimini contro l’umanità: nel campo furono “processate” circa 14mila persone che poi furono torturate e uccise nei campi di sterminio vicino a Phnom Penh.

Scuse ai cambogiani
Secondo Philip Short, biografo di Pol Pot, dopo l’invasione vietnamita Duch si rifugiò a Pechino, dove lavorò per Radio China International. “La Cina deve scusarsi con i cambogiani”, dice Lao Monghay, ex direttore del Khmer institute of democracy di Phnom Penh, e oggi ricercatore dell’Asian human rights commission di Hong Kong. “Pechino sosteneva i khmer rossi prima che arrivassero al potere e ha continuato a farlo anche dopo, senza preoccuparsi delle conseguenze per la popolazione”. Secondo Lao Monghay, prima e dopo il 1979 la Cina ha donato alla Kampuchea Democratica due miliardi di dollari per finanziare le attività antivietnamite. Il regime dei khmer rossi era una replica di quello maoista, continua Monghay, e uno studio approfondito getterebbe una luce negativa sulle decisioni cinesi: [...] Durante il regime di Mao la Cina ha armato e addestrato gruppi ribelli in quasi tutti i paesi del sudest asiatico, compresi Indonesia, Laos, Birmania, Thailandia e Cambogia, anche se contemporaneamente aveva buone relazioni con i loro governi. Alla fine fu la realpolitik a unire Cina e Cambogia, più che l’affinità ideologica, ha scritto Short. Oggi, come allora, il pragmatismo ha preso il posto dell’ideologia. Le politiche di Pechino nei confronti del sudest asiatico si basano sulle relazioni economiche e commerciali, create usando investimenti esteri e aiuti allo sviluppo per attirare questi paesi nuovamente nella sua orbita.
Il programma commerciale regionale della Greater Mekong subregion lanciato dall’Asia development bank nel 1992 ha fornito a Pechino la struttura per espandere i legami economici senza sollevare diffidenze tra i suoi vicini. “La Cina partecipa allo sviluppo di questo programma perché lo considera una chiave di accesso a tutto il sudest asiatico”, spiega He Shengda, ricercatore all’Accademia di scienze sociali dello Yunnan. [...] E in Vietnam, i vecchi teatri di guerra brulicano di operatori commerciali cinesi. Eppure le relazioni della Cina con il resto del sudest asiatico restano difficili, a causa di un passato che brucia ancora. “Come dimostrano le relazioni altalenanti tra Cina e Cambogia, la storia non va dimenticata”, conclude Lao Monghay.