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Si riapre in Libano la faida tra le fazioni palestinesi

di Dagoberto Husayn Bellucci* - 24/03/2009

 

Attentato mortale contro Kamal Madahat , numero due di Fatah (OLP) in Libano, a Sidone. Scontri nel campo profughi di Ayn el Helwe - Botta e risposta tra il 14 Marzo e Hizb'Allah -


Dopo mesi di relativa tranquillità il Libano rivive una nuova giornata di sangue, riesplode la faida tra le fazioni palestinesi nel campo profughi di Ayn el Helwe e i timori si intensificano anche per il contingente internazionale dell'Unifil presente con i suoi contingenti nel sud del paese.

Gli scontri tra opposte fazioni secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa internazionale erano cominciati nella mattinata di sabato scorso quando due esponenti del movimento Fatah, il partito del presidente palestinese Abu Mazen (Mahmood Abbas) alla guida dell'Olp, erano rimasti uccisi in scontri a fuoco tra militanti di opposte fazioni , incidenti che hanno portato al ferimento di altre tre persone.

Ancora incerte le dinamiche che hanno riaperto uno scenario di guerriglia tra le formazioni palestinesi che si sono date battaglia nel principale campo profughi del Libano, Ayn el Helwe (una capienza stimata tra le 45mila e le 60mila unità), e che hanno provocato l'attentato mortale che ha causato la morte del numero due del partito che fu di Yasser Arafat nel paese dei cedri, Kamal Madahat.

Madahat era da tempo nel mirino dell'organizzazione integralista jihadista di Fatah al Islam. Sfuggito qualche mese fa ad un altro tentativo di assassinio Madahat aveva denunciato alle autorità libanesi un esponente di questo gruppo terrorista d'ispirazione salafita collegato alla galassia terrorista di Al Qaeda ed operante tra il paese dei cedri e la vicina Siria. Fatah al Islam, come si ricorderà, diede vita ad una rivolta nel campo profughi di Nahr el Bared (a nord del paese vicino Tripoli) nell'estate 2007, impegnando in aspri combattimenti l'esercito nazionale libanese.

L'attentato secondo quanto riferito immediatamente dalle televisioni locali sarebbe scattato all'ingresso di Madahat nel campo di "al Miya al Miya" - non lontano da Ayn el Helwe sempre nella zona costiera attorno a Sidone - mediate un ordigno posto al passaggio della sua vettura. Nell'attentato hanno perso la vita oltre al vice-responsabile di Fatah per il Libano anche due suoi collaboratori tra i quali Akram Daher , responsabile per lo sport del partito di Abu Mazen nel paese dei cedri. A quanto riferito dalla tv satellitare "Al Jazeera" un'autobomba, posta al lato della strada d'ingresso del campo, sarebbe stata fatta esplodere mentre l'uomo politico palestinese si trovava tra l'ultimo posto di controllo dell'esercito libanese e il primo dei check point diretti dai miliziani palestinesi. 

Immediatamente le autorità libanesi hanno disposto la chiusura delle strade attorno ai due campi profughi di Sidone , rafforzato la sicurezza nella zona attorno a Sidone e le forze di sicurezza e militari presidiano la zona esterna ai due campi all'interno dei quali le principali fazioni (Fatah, FDLP e Hamas) hanno innalzato il livello di allerta per scongiurare nuovi attentati e scontri inter-palestinesi.

L'ipotesi che sembra verosimile è che il terrorismo di matrice salafita abbia interesse a rialzare il livello di scontro all'interno della comunità palestinesi in vista dell'appuntamento elettorale del prossimo 7 giugno dove sembra profilarsi una vittoria dei partiti nazionalisti direttamente legati a Hizb'Allah e alla Resistenza. Una strategia volta a tenere in stato di perenne agitazione il paese dei cedri dove operano le truppe dell'Unifil.

Impressione più che mai giustificata anche dall'intensificarsi di scontri verbali tra i due schieramenti politici: il 14 marzo filo-occidentale, raccolto attorno al partito della famiglia Hariri (Corrente Futura) - già sospettata di aver finanziato attraverso la Banca Mediterraneè il gruppo salafita di Fatah al Islam tra l'estate 2006 e la primavera 2007) - ha apertamente accusato Hizb'Allah di tentare una scalata al potere per far entrare il Libano nella sfera d'influenza iraniana. Hizb'Allah ha prontamente replicato sostenendo che la maggioranza sta apertamente favorendo un golpe costituzionale e rigettando le basi del sistema politico instaurato dopo gli accordi di Taif (1989) sottoscritti da tutti i partiti libanesi.

Nella serata di sabato il capogruppo parlamentare del Blocco della Fedeltà alla Resistenza, dr. Mohammad Raad, ha ribadito che "il sistema democratico instaurato a Taif si basa sull'unanimità dei partiti verso un'orientamento nazionalista. Se una delle parti decidesse di modificare quest'orientamento si dovrà assumere anche la responsabilità di resuscitare i fantasmi della guerra civile. Dichiarare, come alcuni parlamentari del blocco di maggioranza stanno sostenendo, che il Libano deve riconciliarsi con Israele e che la Resistenza ha oramai fatto il suo tempo e dev'essere disarmata equivale ad un colpo di stato contro l'opzione patriottica." aggiungendo che Hizb'Allah riconosce il valore della democrazia ma rifiuta i diktat della maggioranza e insistendo sulla necessità, dopo il voto di giugno, di costituire un governo d'unità nazionale.

Il responsabile per il Libano meridionale del Partito di Dio, sheick Nabil Kaouk, ha per sua parte sottolineato "che chiunque si opporrà ad un esecutivo di unità nazionale tenterà anche di impedire qualsiasi intesa dopo le elezioni" caratterizzando la campagna elettorale di significati che vanno al di là del confronto politico e servendo su un piatto d'argento un regalo a "Israele": "credere di offrire la neutralità libanese sulla base di un armistizio ai sionisti è pura chimera" ha aggiunto sottolineando una volta ancora che il suo partito non accetterà mai qualsiasi distensione con il nemico sionista.

Per abbassare i toni dello scontro è intervenuto il ministro del lavoro, Mohammad Fnesh (Hizb'Allah), che una volta di più ha lanciato un appello alla moderazione invitando i libanesi a partecipare in massa al voto di giugno e ad una partecipazione responsabile dei partiti e dei militanti alla campagna elettorale: "il Libano - ha sostenuto - ha un'occasione unica. Le legislative potrebbero offrire un'opportunità storica ai libanesi per aprire un nuovo capitolo della loro storia e instaurare un periodo di concordia nazionale, di intese e collaborazione tra le fazioni" salutando le recenti dichiarazioni del Capo dello Stato, Gen. Michel Souleiman, che da Parigi - dove si trova in visita di Stato, ha sostenuto la necessità di una "strategia di unità e di difesa nazionale" ribadendo la sua contrarietà a qualsiasi idea di disarmo della Resistenza.

Il vice-presidente del Consiglio Politico del partito sciita libanese, dr. Mahmood Komaty, ha riaffermato che "l'opposizione uscirà vincente dalle prossime legislative recuperando ciò che è stato fraudolentemente perso nell'ultima campagna elettorale" e sostenendo che "l'opposizione rappresenta la maggioranza popolare. Noi vinceremo le prossime legislative e ci impegneremo perchè siano protetti gli orientamenti in senso nazionalista del paese offrendo altresì alle formazioni del 14 marzo la possibilità di partecipare ad un esecutivo di unità nazionale".

Nella recente polemica è intervenuto anche Haraqat 'Amal (che si presenterà con liste congiunte al fianco di Hizb'Allah). L'altro partito sciita del presidente dell'Assemblea Nazionale, avv. Nabih Berry, ha lanciato la sua campagna elettorale presentando i candidati per la circoscrizione meridionale di Marjaioun-Hasbayya nel corso del meeting di Kfar Kila. In questa circostanza il consigliere politico del presidente del parlamento, deputato Alì Hassan Khalil, ha affermato che "l'opposizione nazionale otterrà la maggioranza parlamentare" necessaria per "consolidare l'unità nazionale in Parlamento e elaborare un nuova fase patriottica. Lavoriamo per ottenere la maggioranza - ha aggiunto - non per monopolizzare il potere com'é stato fino ad oggi fatto dalle formazioni del 14 marzo."


Tra polemiche e veleni la campagna elettorale libanese entra nel vivo mentre nuovi scenari da brivido sembrano profilarsi all'orizzonte tra le fazioni palestinesi i cui leader hanno ribadito nuovamente la loro astensione rispetto alle polemiche elettorali in corso. Mentre il Libano si interroga sul proprio futuro e i libanesi sulle scelte elettorali che potrebbero mutare la situazione geopolitica del paese e forse dell'intero Vicino Oriente nuove nubi si addensano sui cieli della primavera libanese.

L'attentato mortale di lunedi 23 marzo , unitamente agli incidenti di sabato scorso, potrebbe rappresentare l'inizio di una nuova fase , una versione aggiornata della strategia della tensione che gli apparati mondialisti e le centrali di destabilizzazione atlantica non hanno mai smesso di attuare contro questo paese sul quale , come ombre minacciose, permangono i rischi di una nuova guerra civile.

 

DAGOBERTO HUSAYN BELLUCCI


*Direttore Responsabile Agenzia di Stampa "Islam Italia"

da Sidone - Libano meridionale