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Israele: via al governo destra-sinistra

di Umberto De Giovannangeli - 25/03/2009


Un dibattito infuocato Molti delegati si oppongono all’«abbraccio mortale» con la destra
Contenuti e poltrone Nell’esecutivo nascente il partito di Barak avrà cinque ministeri

Grida, pianti, accuse velenose. Poi il voto: 680 sì, 507 no. In un’atmosfera incandescente i delegati laburisti approvano la scelta di Ehud Barak di far parte dell’esecutivo guidato dal leader del Likud, Netanyahu.

Fa fatica a pronunciare il discorso più difficile della sua vita. Le parole si perdono nel clamore delle grida di decine di delegati che ritmano «opposizione, opposizione». La scelta è fra essere «la ruota di scorta» dell’opposizione o diventare una forza centrale di governo in grado d’influenzare il futuro del Paese. Così Ehud Barak spiega la sua scelta di stringere un patto di coalizione con il premier designato, Benyamin «Bibi» Netanyahu, leader del partito di destra Likud.
VOTO DRAMMATICO
Il partito che fu di David Ben Gurion, Golda Meir, Yitzhak Rabin, ha vissuto ieri uno dei momenti più drammatici della sua storia. Alla fine, il «piccolo Napoleone» è riuscito a trascinare i laburisti nel governo di «Bibi», fondato anche sul sostegno di cinque partiti di destra.
L’altra notte, Barak e Netanyahu hanno stilato un documento di intesa che prefigura, in forma vaga, il rilancio del processo di pace mediorientale e accordi «con i vicini». Ieri sera, Barak è riuscito ad ottenere l'assenso alle intese da parte della maggioranza dei delegati dell'Assemblea laburista (680 sì, 507 no), convocati d'urgenza nel Centro dei congressi di Tel Aviv.
L’Assemblea vive momenti di altissima tensione vista la diffusa convinzione che il partito sia giunto ad un bivio storico. Dalla tribuna, diversi delegati sostengono che accettando di entrare in forma subalterna in un governo di destra Barak, di fatto, «sotterra una volta per sempre il laburismo israeliano». «Nel nuovo governo a dare il tono saranno Bibi (Netanyahu), Avigdor Lieberman e gli ortodossi di Shas», esclama indignata l’esponente della corrente di sinistra Shelly Yehimovic. Un’anticipazione della cultura politica emergente - osserva qualcuno nell'Assemblea laburista - si è intravista già ieri ieri nella città araba di Um el-Fahem (nel nord di Israele) dove un centinaio di estremisti di destra sono sfilati sventolando bandiere di Israele, per sottolineare la necessità che la minoranza araba sia leale allo Stato ebraico. Il tutto anche nello spirito del partito di destra radicale Israel Beitenu, principale alleato del Likud nel nuovo governo. Quanto agli impegni di portare avanti il processo di pace con i vicini arabi, la Yehimovic esprime grande scetticismo: «Sulla carta si può scrivere qualsiasi cosa», nota. Andando al governo, conclude con le lacrime agli occhi, «i laburisti si avviano verso una morte vergognosa».
SCISSIONE POSSIBILE
«Oggi si saprà - osserva lo scrittore Eli Amir, iscritto al partito - se i laburisti preferiscono le piacevolezze del potere, oppure l'ideologia».
Ma pochi minuti dopo, proprio il segretario della Histadrut (la centrale sindacale), Ofer Eini, prospetta l’altra faccia della medaglia con un discorso che commuove la platea. «Nei prossimi mesi - esordisce - 100 mila lavoratori rischiano di perdere il loro posto di lavoro. Già 20 mila saranno licenziati a fine aprile, appena conclusa la Pasqua ebraica» avverte. Eini ha dunque sollecitato i delegati ad essere pratici, ad impegnarsi (con il governo, con il sindacato, con gli industriali) per sventare una crisi sociale senza precedenti nella storia di Israele. «I lavoratori hanno bisogno di noi adesso, non in un lontano futuro» , esclama.
Gli stessi toni allarmati sono utilizzati da Barak, di fronte ad una platea che rumoreggia e talvolta lo fischia. «Come diceva Rabin, non abbiamo uno Stato di riserva», sottolinea il leader laburista, che nel nuovo governo sarà confermato alla Difesa. Poi, polemizzando con i suoi detrattori, alza la voce (ormai rauca) e assicura che nel nuovo esecutivo i laburisti «non saranno affatto una foglia di fico per Netanyahu, ma anzi saranno un contrappeso all'estrema destra». A tarda serata il voto. Barak, quasi con la forza, ha imposto la propria volontà ai laburisti: ma quel voto racconta di un partito lacerato. La scissione sembra ormai dietro l’angolo.