Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La situazione in Kosovo dieci anni dopo l'aggressione della NATO alla Jugoslavia

La situazione in Kosovo dieci anni dopo l'aggressione della NATO alla Jugoslavia

di Enrico Vigna* - 09/04/2009

 



Con questo intervento, intendo portare una sintetica riflessione su quale è la realtà del Kosovo Metohija oggi…a dieci anni dall'inizio dei bombardamenti e dell'aggressione alla Repubblica Federale di Jugoslavia…motivata dalla necessità di fermare una "pulizia etnica", un "genocidio" e ripristinare i "diritti umani" nella provincia. Queste furono le tre basi fondanti su cui la cosiddetta Comunità Internazionale: cioè gli otto paesi più ricchi della Terra, cioè il loro braccio armato, la NATO (in quanto i governi dei 2/3 dell'umanità tra voti contrari e astensioni, erano contrari alla guerra) hanno decretato l'aggressione alla Jugoslavia il 24 Marzo 1999.

"…Ho appena dato mandato al comandante supremo delle forze alleate in Europa, il generale Clark, di avviare le operazioni d'aria (ndt: bombardamenti aerei…) sulla Repubblica federale di Jugoslavia…Tutti gli sforzi per raggiungere una soluzione politica negoziata alla crisi del Kosovo sono falliti e non ci sono alternative all'intraprendere l'azione militare…".

Così, il 23 marzo 1999, l'allora Segretario generale della NATO J. Solana, davanti ai mass media del mondo, decretava l'inizio della fine della "piccola" Jugoslavia e del popolo serbo in particolare…

Molti autorevoli interventi in questa Conferenza hanno spiegato dettagliatamente quali erano e sono, le strategie geopolitiche e geostrategiche, che c'erano dietro la "crisi del Kosovo" e Rambouillet; io intendo soffermarmi sinteticamente sulle menzogne e sulla "disinformazione strategica" pianificate, che oggi dopo 10 anni sono di dominio pubblico, pianificate per cancellare la RFJ e annichilire il popolo serbo. Userò il mio tempo per parlare della situazione oggi nel Kosovo Metohija e della Resistenza del popolo serbo kosovaro per non essere annullato fisicamente, socialmente, culturalmente e moralmente.

Prima di tutto porto a questa prestigiosa Conferenza i fraterni saluti del Forum Belgrado Italia di cui sono onorato di essere il portavoce per l’Italia e dell’Associazione di Solidarietà SOS Yugoslavia- SOS Kosovo Metohija.

Il nostro lavoro in Italia si fonda su due aspetti che da sempre abbiamo ritenuto indispensabili e legati tra loro: un lavoro di Informazione e uno di Solidarietà Concreta con la popolazione. L’Informazione è un arma per lottare per la verità contro la disinformazione strategica, per costruire coscienza. La Solidarietà Concreta come passaggio conseguente concreto, è un arma per costruire legami, relazioni conoscenza e amicizia tra i popoli, ed anche questo pensiamo sia uno strumento per la lotta contro le guerre e per la pace.

Qual è oggi la realtà del Kosovo dopo 78 giorni di bombardamenti e dopo 10 anni di "ristabilita" democrazia, di "ristabiliti" diritti umani, "ristabilita" multietnicità,,, di "ritrovata" libertà?

Sono da cinque anni coordinatore per i Progetti di Solidarietà con il Kosovo Metohija, quindi parlo di una realtà che conosco direttamente sul campo, vissuta in prima persona con il popolo serbo oppresso di là (ma anche con famiglie rom, di altre minoranze e anche kosovari albanesi lealisti alla Jugoslavia ed alla convivenza multietnica), oltre che documentata e non basata su racconti o Internet.

I nostri Progetti sono costruiti con profughi, con lavoratori disoccupati delle enclavi, con vedove di guerra, con i figli dei rapiti del Kosovo e con l’Associazione Sclerosi Multipla del Kosovo Metohija.

La realtà sul campo è esattamente il contrario delle verità ufficiali raccontate dalla NATO, dall’UNMIK, dall’OSCE o dalla cosiddetta Comunità Internazionale.

Dopo 10 anni dove sono la cosiddetta "pulizia etnica", il "genocidio", "le fosse comuni" con le decine di migliaia di albanesi kosovari dentro?

Quando, secondo i documenti CIA, FBI, OSCE, Unmik, NATO….a tutt’oggi: sono stati ritrovati 2108 corpi di tutte le etnie; secondo l’UNCHR i primi profughi sono stati registrati il 27 marzo 1999, cioè 3 giorni dopo l’inizio dei bombardamenti; sono stati uccisi dal giugno ’99 ad oggi 3.000 serbi, rom, albanesi jugoslavisti, e di altre minoranze; sono stati rapiti 1300 serbi; oggi si sa (tramite le memorie della ex procuratrice del tribunale dell’Aja per la Yugoslavia, Carla Del Ponte) che loro sapevano di 300 serbi rapiti dalle forze terroriste dell’UCK portati in Albania per estirpargli gli organi ad uno ad uno.

– Cos’è la democrazia quando per motivi etnici, le persone (serbi e le altre minoranze) non possono lavorare, studiare, avere l’assistenza sanitaria, camminare fuori dalle enclavi (campi di concentramento a cielo aperto) con il rischio di essere assassinati?

- Che significato ha il termine "diritti umani", quando per motivi etnici un uomo, un giovane, un bambino in ogni momento può essere ucciso? Quando oggi nel 2009, tutti i "diritti umani" fondamentali sanciti nella Carta Universale dei Diritti Umani fondante l’ONU…sono ogni giorno negati per tutti i non albanesi ed anche per migliaia di kosovari albanesi?

- Cosa significa la parola multietnicità, quando oggi il Kosovo è una provincia etnicamente pulita, mentre fino al 1999 vivevano lì 14 minoranze diverse, con gli stessi diritti sanciti nella Costituzione jugoslava? Quando 148 monasteri e luoghi sacri ortodossi sono stati distrutti dalle forze terroriste dell’UCK?

- Che significato ha la parola "libertà", quando ad un popolo per motivi etnici è negata la possibilità di lavorare, studiare, essere curato, privato dei diritti politici, civili o religiosi? Quando in uno stato fantoccio creato dalla forza militare della NATO, la sua leadership è formata da criminali, terroristi, da trafficanti di droga, di armi, di donne, di organi umani, come indicato e documentato da svariati organismi giuridici internazionali e dalla stessa DEA (Agenzia antidroga statunitense), che ha definito il Kosovo un narcostato nel cuore dell’Europa? Un lavoratore e le persone oneste di qualsiasi etnia, sono libere in una realtà simile?

 Come può essere libero un popolo o una regione quando sulla sua terra costruiscono una base militare straniera, come Camp Bondsteel, la più grande base militare americana dai tempi del Vietnam? Per cosa un tale investimento di denaro e forze? Per controllare alcune decine di migliaia di serbo kosovari chiusi dentro alcune enclavi? O forse (!) per i loro disegni ed obiettivi geostrategici?

Menzogne! Menzogne! Menzogne!

Per questo dobbiamo lavorare per una informazione di verità e per una solidarietà concreta per il popolo serbo del Kosovo occupato, che resiste nelle enclavi assediate dalla violenza e dall’odio.

 La battaglia per la verità è battaglia per la giustizia. Senza verità non può esserci giustizia. Senza giustizia non ci può essere pace per nessun popolo.

 Indipendenza nazionale, sovranità nazionale, integrità nazionale, sono gli obbiettivi concreti e realistici, oggi da difendere e su cui costruire politiche di pace e reale sviluppo, in Serbia come per ogni paese e popolo.

Cari partecipanti a questo importante e prestigioso Meeting, come modesta voce delle enclavi resistenti del Kosovo Metohija usurpato, vi chiedo col cuore e con la coscienza che possedete di uomini e donne liberi e consapevoli, di certamente non dimenticare l’aggressione criminale al popolo jugoslavo del 1999, ma altrettanto fortemente di non dimenticare la resistenza del popolo serbo del Kosovo Metohija occupato, OGGI.    

Grazie per avermi dato la possibilità di esporre queste schematiche parole, a nome di tutti coloro che lavorano e si impegnano in Italia con il Forum Belgrado Italia e con l’Associazione SOS Yugoslavia- SOS Kosovo Metohija; ma soprattutto GRAZIE a nome dei nostri fratelli e sorelle delle enclavi, un popolo senza più voce, senza più televisioni, senza più giornali, ma ancora là in piedi, tenace e fiero a difendere la sua esistenza ma anche il diritto di qualsiasi popolo ad esistere.

Nel mezzo della piana, la più ampia ampiezza. 

Nel mezzo del mare, il fondo più profondo. 

Nel mezzo del cielo, l’altezza più alta. 

Nel Kosovo, il campo di battaglia più alto.

                                                            (Poema epico popolare serbo)

* Intervento di Enrico Vigna al Forum di Belgrado, marzo 2009