Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Yemen, Jihad per l’Islam nel Paese delle Mille Una Notte

Yemen, Jihad per l’Islam nel Paese delle Mille Una Notte

di Fabrizio Legger - 09/04/2009

 

Molti organismi di volontariato internazionale sconsigliano vivamente gli occidentali di recarsi come turisti nello Yemen, e fanno bene, perché questo paese della penisola arabica è diventato uno dei terreni di scontro più roventi nell’ambito del Jihad condotto su scala internazionale dall’islamismo radicale.
Il regime militaresco di Sana’a, infatti, sin dall’11 settembre 2001 ha compiuto una precisa scelta politica in campo filoccidentale, aprendo completamente il paese alla penetrazione statunitense. Una scelta di campo che, ovviamente, lo ha fatto inserire nel novero dei nemici da distruggere da parte di tutte le organizzazioni islamiste operanti nel Golfo Arabico. La maggioranza della popolazione yemenita non approva affatto questa scelta di campo filoccidentale, ma il sistema di potere yemenita non tiene affatto conto di questi sentimenti popolari, tanto che, tale scelta, lo ha reso talmente impopolare che, se non fosse per il micidiale apparato repressivo di cui è dotato, i movimenti armati islamici che lo combattono sarebbero già, probabilmente, riusciti ad abbatterlo. Sono soprattutto tre le organizzazioni islamiche che si oppongono al regime dittatoriale yemenita: il maggiore è L’Esercito Islamico di Aden, che ha le sue roccaforti nella zona montagnosa di Marraksha, a una cinquantina di km da Aden. È guidato dal ricercato numero uno nello Yemen, lo sceicco Zein al-Abidin alMihdar, che è stato condannato a morte nel 1999 per aver organizzato attacchi contro le truppe statunitensi nella regione del Golfo Arabico. Vi sono poi il Jihad Islamico Yemenita e l’Esercito dei Kamikaze dell’Islam. Il primo è un movimento islamista guidato dallo sceicco Tarek al-Fodli, ed è stato fondato nel 1992, dopo il ritorno in Yemen di centinaia di jihadisti che avevano combattuto in Afghanistan contro i sovietici. Le sue roccaforti sono sulle montagne di Abyan e ha al suo attivo parecchie centinaia di miliziani perfettamente armati, addestrati e motivati. Infine, l’Esercito dei kamikaze dell’Islam, si presenta come braccio armato di Al Qaèda nello Yemen. Fondato nel 2002, ha lanciato molti ultimatum contro le truppe americane nella penisola arabica ed ha effettuato azioni militari contro i turisti occidentali e contro le sedi diplomatiche britanniche e statunitensi nello Yemen.
La forza militare di questi tre movimenti jihadisti è calcolata tra i 2000 e i 3000 uomini: una cifra non troppo elevata, ma comunque tale da impensierire il regime yemenita, che ha di fatto militarizzato le zone di Marraksha e di Abyan, effettuando periodiche operazioni di rappresaglia contro le presunte basi dei guerriglieri islamici. Ma questi operano con il favore di parte delle tribù locali e delle popolazioni beduine, ragion per cui risulta molto difficile per il regime riuscire a sradicarli. Intanto, le loro azioni militari si fanno sempre più insidiose, sempre più letali, sempre più sanguinose: in questi ultimi anni il turismo occidentale, nello Yemen, ha subìto un brusco calo, le zone al di fuori della capitale e delle principali città non sono affatto sicure per i turisti, e neppure la militarizzazione forzata di intere aree riesce a garantire al regime la sicurezza completa e totale del territorio.
La ribellione jihadista, nello Yemen, antica terra delle fiabe delle Mille e Una Notte, è ormai una drammatica realtà, ma, ancora una volta, le cause di questo radicamento della lotta armata degli jihadisti sono da ricercarsi nelle pessime politiche sociali ed economiche adottate dal regime, nello schierarsi con l’Occidente e nel concedere il suolo yemenita come base per la marina e l’aviazione militare statunitense che, dal 1990 ad oggi, si sono trasformate in veri e propri gendarmi del Golfo Arabico. Una “nebulosa islamica”, come è stata definita, che è in costante espansione, e che le pur imponenti forze armate americane non possono affatto debellare. Lo Yemen è dunque uno dei fronti più caldi nel confronto ormai globale tra l’Islam radicale e l’imperialismo occidentale a marchio a stelle e strisce.
Bisognerà vedere se le nuove aperture del neoeletto presidente americano Obama all’Iran e agli altri paesi radicali del mondo islamico porteranno qualche seria novità anche nella regione del Golfo Arabico, in primis il ritiro delle truppe statunitensi dall’Arabia Saudita e la chiusura di tutte le basi aereonavali che Washington, in quasi vent’anni di occupazione, ha dislocato in tutta la regione, favorendo così il radicalizzarsi delle bellicose opposizioni armate islamiste.