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Tributo a Guy Debord

di Alessandro Cavallini - 09/04/2009

Ci sono alcuni scrittori che dovrebbero essere letteralmente venerati per la loro capacità critica ed analitica dell’attuale società. Uno di questi è il mitico Guy Debord [nella foto sotto], che nel libro La società dello spettacolo scaglia il proprio anatema contro tutto ciò che vi è da disprezzare del mondo attuale:  oggi l’umanità è tutta volta al semplice apparire, il non essere prevale sull’essere. La rappresentazione, l’apparenza, l’irrealismo, la falsificazione sono il vissuto quotidiano di tutti noi.

debord_-fondo-magazineInizialmente Debord distingue solo due tipologie dello spettacolo legate a due differenti sistemi politici: “Lo spettacolo concentrato” , tipico delle società totalitarie e dittatoriali, in cui in genere si è portati ad identificare se stessi in un solo uomo, con una dittatura burocratica che priva le masse della scelta e “Lo spettacolo diffuso”, caratteristico delle democrazie occidentali, pervase dal consumismo e dalla tirannia della merce.

A questi, si aggiunge in seguito un terzo tipo, che sembra molto più vicino all’attuale realtà: “Lo spettacolo integrato”, in cui la finzione prevale sulla realtà, la copia sull’originale e la forma sul contenuto.

Secondo Debord non vi è più nulla di autentico poichè tutto è concepito, prodotto, vissuto e si muove in funzione dell’immagine che deve attirare chi guarda, il quale a sua volta, lo fa obbedendo ad altri bisogni o richieste di apparenza. Questa è la società dello spettacolo ed in essa anche le più elementari espressioni della vita dell’uomo come ad esempio la famiglia, l’istruzione, il lavoro, i sentimenti, i pensieri, le aspirazioni, seguono una direzione unica, quella di conformarsi all’ambiente, al costume, alla moda, alla tendenza del momento sopprimendo qualunque bisogno o richiamo interiore, qualunque autenticità e verità. L’esterno vale sempre più dell’interno: tutto deve necessariamente apparire, quasi si trattasse solo di oggetti.

E più passa il tempo e più l’analisi di Debord si rivela corretta. Basti guardare all’attuale politica: in tutto l’Occidente vi sono due schieramenti fintamente antitetici ma in realtà stretti parenti. Le attuali destre e sinistre si differenziano tra loro solo per alcuni dettagli insignificanti. Più nessuno che si faccia portatore di idee forti e di complete visioni del mondo che permettano di cambiarlo e migliorarlo. Molto meno prosaicamente tutti quanti si affannano nell’amministrazione di basso livello, solo per potersi garantire lauti stipendi e privilegi castali. E quei pochi che tentano di opporsi a tutto ciò, lo fanno riproponendo infantilmente ed in modo acritico e grottesco idee che appartengono inesorabilmente ai tempi passati.

Aveva perciò ragione Fukuyama nel lontano 1992 quando, dopo la caduta del muro di Berlino, parlava di “fine della Storia”? Noi, che siamo ottimisti per natura e continuiamo, malgrado tutto, a credere nelle enormi potenzialità dell’uomo, riteniamo di no. Come sempre, dal negativo è possibile anche trarre il positivo, rendendo farmaco ciò che sembra essere solo veleno. Ci hanno imposto un mondo spettacolare? E allora utilizziamo le attuali e moderne forme di propaganda, che ci consentono di diffondere il nostro messaggio ad un potenziale pubblico di enorme quantità, per lanciare il nostro grido di rivolta. Occupiamo tutti gli spazi che ci offre la Rete, mettiamo in atto azioni spettacolari delle quali la tv sarà obbligata a parlare, utilizziamo gli stessi meccanismi del Nemico per contrastarlo, creando un vero e proprio panico mediatico. In poche parole: RIPRENDIAMOCI TUTTO!

 


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