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Crisi, pandemie e terremoti: Jim Kustler, risorse finite?

di Debora Billi - 02/05/2009

 
 
Leggo l'ultimo post di Jim Kunstler e mi ritrovo con l'esatta definizione di ciò che andavo pensando in queste ultime settimane. Dice Jim:

Anche se l'influenza messicana si risolverà in un falso allarme, richiederà comunque miliardi di dollari per nuove disposizioni di emergenza ed operazioni di prevenzione qui negli USA, rinforzando la falsa idea (la stessa alla base della fiesta dei bailout) che la Nazione abbia risorse senza fondo.

Ho avuto esattamente la stessa percezione in occasione del terremoto abruzzese. Fino a pochi giorni prima si disquisiva di miliardi in Tremonti-bond, casse integrazione, aiuti ai disoccupati, ai pensionati, alle piccole imprese. Poi, altri miliardi per la ricostruzione, la verifica, la messa in agibilità. Ora, probabilmente si cominceranno a chiedere miliardi per ulteriori antivirali e per attivare emergenze ospedaliere.

Abbiamo tutti, americani inclusi ma europei in particolare, questa fede assoluta nel fatto che lo Stato goda di tali risorse a disposizione da fronteggiare qualsiasi evenienza. Di certo, specialmente nel caso italiano, le risorse sono ampie se consideriamo tutto quello che sparisce nelle tasche degli "intermediari", ed è anche più che lecito che lo Stato sia sempre pronto ad intervenire: in fin dei conti lo paghiamo apposta. Ma esistono momenti storici, "tempeste perfette", in cui persino le risorse di intere Nazioni arrivano al limite. Auguriamoci che non sia questo il caso, ma consentitemi di dubitare che qualsiasi Stato sia agevolmente in grado di affrontare una crisi economica, un terremoto e un'epidemia tutti nello stesso trimestre.

Kunstler ritiene che sia la nostra mentalità abituata a ragionare in termini di risorse infinite, a dare per scontata l'inesauribilità fisica di qualunque bene, che ci induce ad aspettarci ed a pretendere continue erogazioni di miliardi come nulla fosse. In realtà anche le disponibilità economiche dei Paesi ricchi arrivano al limite, se le emergenze si accumulano.

Non crediamo, insomma, di sedere su pozzi senza fondo.