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Gli Stati Uniti si esercitano alla guerra economica

di Matthieu Viteau - 14/05/2009


Per gli scettici che occorrerebbe ancora convincere, il mese di marzo 2009 vedrà
l'applicazione concreta di un concetto che l'amministrazione Clinton aveva previsto
fin dal 1992: la guerra economica. Il web non si è sbagliato, e la stampa lo ha
subito rilanciato: il pentagono ha realizzato il 17 e il 18 marzo scorso “una
simulazione di guerra economica„. L’obiettivo? Anticipare le modalità secondo le
quali le potenze del mondo condurrebbero una guerra economica, ed
eventualmente determinare un vincitore. Se i dettagli di quest'operazione che si è
svolta nel laboratorio di fisica applicata dell'Università Johns Hopkins restano
riservati, tuttavia, i partecipanti hanno spiegato che i capi di imprese, gli accademici
e i gestori di fondi - i responsabili della difesa e di intelligence, civili come militari,
hanno osservato le strategie di ciascun partecipante.
Al di là delle preoccupazioni sulla guerra cibernetica rispetto alla quale i mass
media fanno regolarmente da cassa di risonanza, è una guerra molto più reale
quella alla quale si preparano, da qualche tempo, gli Stati Uniti. Ma i ruoli sembrano
essersi invertiti: mentre all'inizio degli anni 90, quest'ultimi iniziavano una nuova era
geopolitica in posizione di forza, gli anni 2000 hanno visto la potenza dominante
avere una forte concorrenza. E ciò cambia profondamente la loro relazione col
concetto di guerra economica. Il Presidente Clinton aveva inaugurato, con i suoi
famosi Advocacy Center et war rooms, un periodo dove una sola potenza aveva
vocazione egemonica con lo scopo di conservare la supremazia politica,
economica e sociale. La guerra fredda - dove la possibilità di una guerra violenta e
fisica non era stata mai allontanata, per quanto convogliata nei conflitti periferici -
era stata portata a termine; la guerra economica era invece incominciata. La
relazione “Japan 2000„ simbolizza questa svolta: elaborato dalla CIA, questo
documento cambia il paradigma dei confronti geopolitici. Infatti, da geopolitica, la
guerra si trasforma in economica; il confronto, innanzitutto considerato tra nemici
chiaramente identificati, può ormai essere considerato tra due alleati, su un campo
molto più tollerabile per le popolazioni, poiché meno visibile e meno doloroso.
Non è sorprendente che quest'esercizio di guerra economica sia stato condotto
oltre Atlantico. La reattività ed il pragmatismo hanno sempre segnato le politiche
americane in materia economica. Tuttavia, nel momento in cui la crisi economica
scuote le basi della potenza degli Stati Uniti, già rimesse in discussione con una
nuova ripartizione geopolitica resa manifesta dagli attentati dell'undici settembre
2001, è significativo notare che quest'iniziativa è stata pensata prima della
contaminazione della crisi finanziaria sull'economia reale (nella primavera del 2008
secondo
http://www.Politico.com). La messa in atto di tale esercizio richiede mesi di
riflessione e di parametrazioni: ciò significa che gli strateghi americani prendono
seriamente, da tempo, la guerra economica.
Ciò non sembra sempre essere il caso della Francia, ed in misura maggiore
dell’Europa. Eccetto, forse, per la Germania, che ha deciso di rompere la sua
collaborazione con Areva nel gennaio 2009, e dal 2005 fa parte del consorzio
NordStream che permette un approvvigionamento di gas più sicuro all'Europa del
Nord. L'Europa è strutturalmente dipendente dal resto del mondo per il suo
approvvigionamento energetico. Le conseguenze delle crisi tra Ucraina e Russia,
sebbene eminentemente concrete per l'Europa, in particolare per i vecchi paesi
dell'Europa centrale ed orientale, nel 2009 non hanno ancora dato luogo ad una
qualunque avanzata per una indispensabile politica comunitaria finalizzata a
garantire la sicurezza energetica a 380 milioni di persone. Ci può essere una
spiegazione a questo stato di fatto: realizzata per costruire la pace in Europa,
l'Unione Europea non contempla una guerra, qualunque essa sia: economica, e a
maggior ragione militare. Questa spiegazione, legittima, non deve fungere da
scusante per allontanare ogni riflessione sull'argomento: gli Stati Uniti non hanno
nella loro Costituzione disposizioni che ne fanno una nazione bellicista per
definizione, e tuttavia non sono stupidi. Chi vuole la pace prepara la guerra, o per
riprendere lo slogan del Ministro della Difesa francese: “quando la difesa avanza, la
pace progredisce„.
Ora, giustamente, sembra che la Francia non si preoccupi affatto della guerra
economica, tanto in teoria, che in pratica. Se è una realtà per imprese che evolvono
in contesti ultra-concorrenziali (Suez Environnement, Véolia, Air Francia-KLM…),
attendiamo sempre che le autorità competenti conducano una riflessione comune,
o realizzino una vera strategia per la Francia nella guerra economica. Perché no,
un libro bianco, seguito da una politica pubblica. È responsabilità dei politici di
iscrivere la Francia in una strategia, considerando il lungo termine. Si tratta di una
questione di potenza.
Un punto interessante: è l’equipe che ha sostenuto il ruolo della Cina che ha vinto.

fonte infoguerre, trad. di G.P.