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"Looking for Eric". Intervista a Ken Loach

di Roberta Ronconi - 20/05/2009

 
Ken Loach ieri a Cannes è stato osannato oltre le più rosee aspettative. Gli sguardi, gli ammiccamenti, i fotografi, persino gli uscieri sembravano illuminarsi al suo passaggio. Bisogna dire che il merito di tanta adorazione più che suo e del simpatico Looking for Eric è del predecessore in concorso Lars Von Trier. Dopo i martellamenti (letterali) sui genitali maschili e femminili propinatici dal geniale quanto disturbato regista danese, farsi due risate semplici semplici con i prole-protagonisti di Loach è stato infatti per tutti come immergersi nelle acque di Lourdes.
Loach comunque se l'è goduta, la bella e sincera popolarità riconquistata ieri a Cannes (del resto, la Palma d'oro per Il vento che accarezza l'erba è di soli 3 anni fa), scherzando e sorridendo ieri tutto il tempo con la stampa. Accanto a lui, l'inseparabile sceneggiatore Paul Laverty, il protagonista Steve Evets e il co-protagonista nonché ispiratore della storia, l'ex campione di calcio (cannoniere del Manchester, dal '92 al '97) Eric Cantona.

E' proprio quest'ultimo, nella parte di se stesso, ad aiutare il postino Eric (Steve Evets) ad uscire dalle orribili secche in cui si è arenata la sua vita. Fuggito dal primo matrimonio per eccesso di pressione (con relativi attacchi di panico), Eric ha passato i successivi 30 anni della sua vita a rimpiangere il passato non vissuto e un presente fatto di due figliastri disastrati, una casa immersa nel caos e un gruppo di amici - nonché compagni di tifoseria - che tentano senza successo di risollevargli il morale. Solo lo spirito di Cantona, evocato da un manuale di psicologia fai-da-te, riuscirà ad ispirarlo e a fargli riprendere in mano le redini dell'esistenza.

Dica la verità, mr. Loach, aveva voglia di divertirsi un po' anche lei…
Dopo gli ultimi lavori un po' impegnativi, confesso che io e Paul Laverty avevamo voglia di distenderci un po'. In realtà questo film ha in sé sia un lato comico che uno tragico. Poteva finire anche malissimo, questa storia, ma poi, invece….

Sì, non raccontiamo il finale. Anche perché Looking for Eric si candida ad avere successo di pubblico, cosa che i suoi titoli ultimamente non hanno avuto, soprattutto nei paesi anglosassoni.
Me lo auguro davvero. I distributori del film in Inghilterra effettivamente mi hanno detto di aver trovato gli esercenti delle sale particolarmente disponibili verso il mio film. Sarebbe davvero una bella novità!

Tra le poche passioni, oltre il cinema, che le si conoscono, c'è il football. Aveva voglia di rendere omaggio al suo sport preferito?

In realtà questa storia nasce più da un desiderio di Cantona che da me e Paul. Eric aveva l'idea di raccontare la storia di un fan che lo aveva seguito durante tutta la sua carriera. Poi, invece, il soggetto nelle mani di Laverty è cambiato fino al prodotto attuale.

Del calcio è rimasto un omaggio alle azioni migliori di Cantona e il circolo dei tifosi, amici del postino protagonista…

In realtà, tutto il film è dedicato ai sentimenti, alle emozioni, allo spirito di unione che aleggia attorno alle tifoserie del calcio. Un mondo che se non frequenti non sempre riesci a capire dall'esterno. Una collettività di persone che vivono assieme tante emozioni concentrate in due ore, dalla gioia alla disperazione, dalla commozione alla rabbia. L'ambito però è sportivo, quindi diciamo non di vitale importanza. Puoi sperimentare le tue emozioni e poi relativizzarle e quindi digerirle un po' meglio che nel resto della vita.

Come regista, lei ha ormai preso un passo da "un film l'anno" per novant'anni, come De Oliveira…

Lasciamo stare un tale paragone, credo mi fermerò molto prima di lui. Il merito comunque non è mio, ma della mia produttrice Rebecca O'Brien che non solo trova i soldi per farmi lavorare, ma anche sempre le migliori condizioni per far funzionare il collettivo. E' questa la particolarità del mio cinema. E' un lavoro collettivo, di cui lo sceneggiatore ha almeno il 50% delle azioni creative e in cui gli attori sono la benzina, senza la quale la macchina non si mette nemmeno in moto.

Quando Kusturica ha fatto il film su Maradona, poi è andato in giro a vantarsi di aver fatto un paio di tiri con lui fuori set. Lei farà la stessa cosa, parlando del suo rapporto con Cantona?

Di cose stupide in vita mia ne ho fatte diverse, ma non quella di tentare di fare due palleggi con Cantona.

Cosa le piacerebbe che il pubblico vedesse in "Looking for Eric"?
Il fatto che è un film anti-individualista. Perché fa vedere che quando siamo insieme, quando ci uniamo, siamo più forti. E' una banalità, ma il mondo non è andato in questa direzione negli ultimi trent'anni.