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In scena «Turning point», Tel Aviv si prepara alla guerra con l'Iran

di Michele Giorgio - 02/06/2009



Da oggi fino a giovedì, la più grande esercitazione militare della storia dello Stato ebraico: coinvolta l'intera popolazione

Se Israele non eliminerà la «minaccia iraniana», nessun altro lo farà. Inequivocabili le parole pronunciate dal premier Benjamin Netanyahu durante un incontro con il gruppo parlamentare del Likud pochi giorni dopo l'incontro a Washington con Barack Obama, in cui ha promesso al presidente Usa di non tentare alcun attacco contro le installazioni nucleari iraniane almeno fino a fine anno. Il 2010 perciò potrebbe essere l'anno del raid aereo israeliano contro l'Iran di cui si parla da tempo e di una nuova guerra in Medio Oriente dalle conseguenze devastanti. E che il blitz si sia fatto più vicino lo conferma anche l'inizio, oggi, delle manovre «Turning Point 3», la più grande esercitazione militare e civile della storia israeliana, volta a preparare le forze armate e per la prima volta l'intera popolazione, da Nahariya nel nord fino ad Eilat nel sud, all'eventualità di un attacco missilistico proveniente da nord, dal sud e da est. È molto probabile infatti che l'Iran, se fosse colpito dall'aviazione israeliana, reagirebbe sparando i suoi missili balistici contro Tel Aviv e altre città dello Stato ebraico.

Uno scenario che potrebbe vedere un'escalation anche a nord e a sud. Israele non ha mai nascosto l'intenzione di voler chiudere i conti con Hezbollah e con Hamas, dopo i fallimenti dell'offensiva di tre anni fa in Libano del sud e di quella di qualche mese fa a Gaza (che sono costate la vita a 1.200 libanesi, 1.400 palestinesi e poco meno di 200 tra soldati e civili israeliani). Israele getta acqua sul fuoco e spiega che si tratta di manovre annuali, cominciate dopo la guerra del 2006. Ma l'imponenza delle esercitazioni non lascia dubbi su ciò che potrebbe scatenarsi nella regione nel giro di un anno o poco più. In un clima che ricorda quello dei mesi precedenti all'attacco americano contro l'Iraq nel 1991 (seguito dal lancio di missili Scud verso Israele), da oggi fino a giovedì, agli israeliani verranno spiegate le norme comportamentali in caso di attacchi missilistici e bombardamenti aerei. Il momento clou di Turning Point 3 si sarà martedì, quando le sirene suoneranno in tutto il paese per annunciare un'imminente incursione aerea, invitando la popolazione a raggiungere in tre minuti i luoghi di riparo prefissati.

Da parte sua, il governo israeliano simulerà riunioni del consiglio dei ministri, durante le quali saranno prese decisioni urgenti sia di carattere militare che a protezione dei civili. «Ci eserciteremo ad uno scenario di attacchi su tutti i fronti e con vari mezzi», ha detto un portavoce governativo ribadendo che le manovre sono di «routine». Le rassicurazioni israeliane invece non lasciano tranquillo il Libano che da ieri è in stato di massima allerta. Le forze armate del Paese dei cedri e le truppe di interposizione dell'Unifil (Onu) hanno intensificato i pattugliamenti lungo il confine mentre Hezbollah ha già mobilitato in segreto migliaia dei suoi combattenti. I soldati libanesi sono stati dispiegati in particolare alla periferia delle Fattorie di Shebaa, un fazzoletto di terra di 25 chilometri quadrati, occupato da Israele nel 1967.

Nuove postazioni militari, inoltre, sarebbero state create nei villaggi di Tallat al-Ramta, al-Summaqa, Rwaissat al-Alam, tutti nella regione di al-Arqub. Stando alla agenzia di stampa libanese Nna, dall'altro lato del confine decine di mezzi pesanti sono stati disposti per rafforzare le postazioni militari e l'esercito israeliano starebbe anche lavorando per innalzare una nuova barriera di filo spinato intorno alla torretta di controllo che domina Shebaa. Giochi di guerra in attesa del conflitto vero.