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Obama tra “parole” e “bombe”

di Antonino Amato - 06/06/2009

Fonte: Antonino Amato


Ieri (4 giugno 2009) Barack Obama ha pronunciato all’Università Al Azhar del Cairo un “solenne discorso” che, a giudizio di molti commentatori, segna un “punto di svolta” rispetto alla politica muscolare sviluppata da Bush jr. Convengo sulla “novità” delle parole. Ma osservo che, al momento, sono solo “parole”. Seguiranno dei “fatti”? Staremo a vedere. Al momento mi tocca osservare che gli USA sono, e restano, impantanati in Afganistan e in Iraq. E portano grandi responsabilità del pantano palestinese.

Del resto, anche le parole denotano grande ambiguità. Che vuol dire che “gli USA combatteranno il terrorismo”? Vuole forse dire che siamo in presenza di una “guerra”? Francamente, io vedo un certo “Occidente” proiettato a fare della politica colonialista in Afganistan, Iraq e in Palestina. E che questo colonialismo occidentale susciti una qualche reazione è nell’ordine delle cose. Si pone, pertanto, il problema: eliminare la guerra (e l’occupazione) per fare cessare il terrorismo oppure continuare la “guerra al terrorismo” e, con l’occupazione di terre altrui, rinfocolare il terrorismo che, a parole, si vuole combattere? Io non so. Ma forse, al momento, non lo sa neanche il Presidente degli USA.

Anche perché ci vuole molto coraggio, coraggio intellettuale e morale, a fare in Afganistan dei bombardamenti a tappeto, causare migliaia di vittime e poi lagnarsi se gli Afgani accennano ad una qualche forma di ribellione contro gli “Occidentali occupanti”. Anche in Pakistan si deve osservare che “l’offensiva dell’esercito”, che ha causato centinaia di morti e 2 milioni di profughi, la si deve a pressanti richieste degli USA. E allora....

E allora Obama ci dia “fatti concreti”. Delle sue “parole ipocrite” non sappiamo che farcene. E, malgrado le lodi dei pennivendoli venduti, rifiutiamo di comprare la sua “merce avariata”.