Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Gli effetti resistono anche ad una divergenza radicale sui concetti?

Gli effetti resistono anche ad una divergenza radicale sui concetti?

di Costanzo Preve - 15/06/2009

Fonte: comunitarismo

1. I lettori dei due siti www.comunitarismo.it e di ripensaremarx.splinder.com hanno avuto modo di
leggere il dibattito CP (Costanzo Preve) e GLG (Gianfranco La Grassa).Secondo la consueta
modalità internet tara dell’invettiva, del sospetto, dell’insulto e del disprezzo anonimo quello che
avrebbe potuto essere un onesto dibattito sullo statuto del pensiero di Marx (statuto che non è una
cosa inutile ed astratta, ma influenza il modo di porsi nella politica e nella società) è presto
diventato una batracomiomachia ridicola e personalizzata.
Non me ne dichiaro colpevole. Ho delle colpe, ma non questa. Io volevo mostrare semplicemente
una questione teorica generale e non personalizzata, e cioè che lo scetticismo metodologico, il
rifiuto della filosofia come fondazione veritativa della conoscenza sociale (per quella naturale il
problema non si pone esattamente negli stessi termini) ed in generale l’odio verso l’umanismo e
l’idealismo (peraltro non conosciuti nemmeno nei loro esatti termini) si rovescia dialetticamente
nell’apologia della aleatorietà. Il fondare il comunismo esclusivamente sulla vigenza o meno di
certe tendenze sociali (socializzazione delle forze produttive, formazione di un lavoratore collettivo
cooperativo associato, ecc.), ed il rendersi poi conto che questa tendenza non ha avuto luogo,
comporta immediatamente il passaggio alla religione ed alla letteratura.
Come si vede, si tratta di un serio problema teorico. Si è risposto, come di consueto, con
espettorazioni e flatulenze varie. E c’è allora un momento in cui anche le vene e le arterie,
purtroppo, si rompono. La pazienza umana, come è noto, è limitata.
Purtroppo, la modalità internettara-indymediana della comunicazione porta inevitabilmente
l’emergere in superficie dello spurgo di fogna, e cioè degli anonimi scorpioni che ne approfittano
per manifestare il loro disprezzo per chi scrive. Non accuso GLG per questo. GLG è un signore che
non sa discutere non sa entrare nel merito delle obiezioni, ripete maniacalmente il suo (rispettabile)
punto di vista, rovescia la scacchiera, e manda la palla in tribuna in modo che si interrompa il gioco.
Ma GLG non è uno spurgo di fogna. E comunque, sapete che cosa è successo? Che ancora una
volta è successo quello che non avrei mai voluto che succedesse. E cioè che si è seriamente
incrinata un’amicizia personale.
2. Il vecchio Bobbio scrisse che ad una certa età diventano più importanti gli effetti dei concetti. Tra
l’altro, lo disse anche a me, in occasione di una divergenza radicale (la valutazione della guerra del
Kosovo 1999). E tuttavia, gli effetti resistono anche ad una divergenza radicale sui concetti, ma non
possono resistere al continuo, conclamato, rabbioso inutile disprezzo per la nostra indennità, per ciò
che stiamo facendo, per ciò di cui ci stiamo occupando, per il sospetto che ci sia qualcosa dietro (in
questo caso, le oligarchie capitalistiche che appoggiano la decrescita, l’umanesimo e il guru
comunitarista Preve).
Bene, si è rotto qualcosa. Chi ha da intendere intenda. È inutile dire che rimaniamo amici lo stesso.
Sarebbe ipocrita. Non rimaniamo amici lo stesso. Come avviene in tutti i divorzi, ognuno poi si
ricostruisce il passato in modo da poter dire alla fine di aver avuto ragione.
Non lo farò. Non racconterò in dettaglio decenni in cui io ho scritto lunghissime e dettagliate
recensioni pubblicate ad opere di GLG, ricevendone in cambio soltanto brevi frasi di disprezzo per
tutto il mio lavoro. Non ricorderò in dettaglio come GLG, minacciando metaforiche pallottole, mi
costrinse a difenderlo contro chi voleva “espellerlo”, con la conseguenza della liquidazione
temporanea di una rivista promettente, Koinè. Non ricorderò le infinite volte in cui GLG mise
subito in rete insulti su mie opere appena pubblicate (ultimo esempio, Marx inattuale, Bollati
Boringhieri, Torino 2004). E potrei continuare. Ma è meglio tenersi dentro l’indignazione, e cercare
di sublimarla in argomentazione.
Ed ora chiudo con GLG, e passo ad alcune note erga omnes.
3. Il problema della sostanziale incapacità della scuola althusseriana a confrontarsi con le altre
scuole, al netto degli elementi caratteriali di alcuni personaggi, dovrebbe essere fatto oggetto di uno
studio pacato ed impersonale. L’autoreferenzialità arrogante dell’althusserismo è infatti un dato
generale, che va ben al di là delle betracomiomachie personali, su cui lo spurgo di fogna aggiunge
sospetti di committenza del “nemico”.
Non so rispondere perché. Ma almeno posso provarci.
Si tratta della consueta arroganza autoreferenziale di chi si installa nella verità, anche se magari
ritiene che la verità consista nel fatto che la verità non esiste, e solo i filosofi umanisti degenerati ed
antiscientifici dicono che esista. Si tratta di una arroganza interamente teologica. I teologi si
installano in Dio, e parlano a suo nome. I positivisti si installano nella scienza, e parlano a suo
nome.
Da Comte a Colletti, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. GLG è soltanto un esempio estremo di
questo atteggiamento. Il preteso punto di vista puramente scientifico assume facilmente la veste
teologica della dichiarazione di eresie per i dissenzienti. Quasi sempre (non sempre, per fortuna)
questo dogmatismo apodittico si unisce ad elementi caratteriali lievemente paranoici, per cui lo
scientista è continuamente minacciato da irrazionalisti, comunitaristi, decrescisti, ed altri orribili
mostri.
4. Dal punto di vista ermeneutico, cioè interpretativo, lo scientista paranoico non riesce a sopportare
nel suo autore preferito (nel caso di GLG, K. Marx) l’esistenza di contraddizioni logiche, o di quelle
che lui considera tali. Sono invece le contraddizioni le cose più interessanti di un autore, perché
sono il sintomo di una coerentizzazione impossibile, o almeno impossibile senza una radicale messa
in discussione dell’intero impianto.
Nel caso di Marx, si ha così un marxismo della sottrazione.
Non ci piace il concetto di ente naturale generico (Gattungswesen)? Bene, lo si sottrae.
Non ci piace il concetto di alienazione e di estraneazione (Entfremdung)? Bene, lo si sottrae.
Non ci piace che nei Grundrisse Marx abbia parlato di estinzione della teoria del valore già
all’interno della produzione capitalistica? Bene, la si sottrae.
Non ci piace che Marx abbia fatto l’ipotesi nella Lettera a Vera Zasulic della possibilità di passare
al socialismo anche senza dover passare prima per il capitalismo? Bene, lo si sottrae.
E potrei continuare. La cosa non sarebbe neppure particolarmente pericolosa, se questo marxismo
della sottrazione non finisse con l’occultare, sottraendo e sottraendo, gli elementi dialettici di
contraddittorietà dell’opera di Marx, impedendone così il riesame complessivo.
5. Sull’accusa pittoresca di megalomania incontinente, per cui Preve si identifica con la filosofia,
fino all’equazione P=F, effettivamente insostenibile, vorrei aggiungere solo un’osservazione pacata
e razionale.
Preve, ovviamente, non è la Filosofia. Ma neppure Althusser o Cassirer lo sono. Preve si ricollega
semplicemente a quella corrente maggioritaria della storia della filosofia occidentale, che sostiene la
legittimità dell’esistenza dell’Universale (Aristotele, Hegel, ed a mio avviso anche Marx), ed il
carattere conoscitivo e veritativo autonomo del sapere filosofico stesso (Aristotele e Hegel, più
molti altri).
Mi è largamente noto che vi sono correnti filosofiche che sono avverse all’universale (i nominalisti,
da Occam a Badiou passando per De Maistre e Althusser), e correnti filosofiche che ritengono la
scienza moderna la sola forma di conoscenza valida del reale (da Kant a Cassirer fino a Colletti ed
Althusser, oltre ai seguaci torinesi laici di Abbagnano). Tutto questo mi è largamente noto (oso
affermare, assai più che a GLG).
Dunque Preve non è eguale a Filosofia. Lasciamo questa idiozia alla retorica della polemica
internettara.
Preve si inserisce invece in quella che ritiene essere la corrente principale e migliore della storia
della filosofia occidentale, di cui interpreta il marxismo come continuazione e non come rottura
(cfr. Il marxismo e la tradizione culturale europea, Petite Plaisance, Pistoia 2009). La corrente che
riconosce alla filosofia in quanto tale(e non in quanto ancella teologica della religione o ancella
epistemologica della scienza moderna) un carattere conoscitivo e veritativo autonomo.
Che è esattamente quello che fa venire il sangue agli occhi di GLG.

6. Perché tanto odio nei confronti di Alain de Benoist? E’ vero che scrive sul “Giornale” ma da
quando in qua Il Giornale è più infetto di “Repubblica”? Improvvisamente GLG ritorna ad essere di
“sinistra”? Ohibò!
Non nego di essere diventato un estimatore ed amico di de Benoist, ed anzi lo rivendico. E allora?
Non sono forse anche amico ed estimatore di pensatori francesi distanti mille miglia da de Benoist,
come André Tosel? Agli amici chiedo soltanto di non riempire di fango e di invettive ciò che sto
facendo, non certo che siano d’accordo con me. Io condivido molte opinioni di de Benoist, altre non
le condivido. I suoi autori non sono sempre i miei, anzi non lo sono quasi mai. Semplicemente, de
Benoist mostra rispetto per me ed il mio lavoro, e non chiedo altro.
7. Nelle sue espettorazioni violente e volgari contro il comunitarismo, GLG mostra, a mio avviso, il
fondo della questione.
In primo luogo, mostra di essere del tutto interno al settarismo gruppettaro degli anni sessanta,
proprio quello da cui crede di essersi demarcato. Ho conosciuto bene questo settarismo, basato sul
ritenere i più vicini i nemici peggiori e più pericolosi. Chiunque sfogli i numeri di Comunitarismo,
Comunità e Resistenza e Comunismo e Comunità, si rende conto che si tratta di una corrente del
tutto interna alla critica al capitalismo ed all’imperialismo. Si dovrebbe quindi prestarne
un’attenzione cautelativa di metodo. Tipico invece del gruppettarismo, che resta il solo codice
psicologico di GLG, è vederne”dietro” forze oscure (Il Giornale, i capitalisti, i decrescisti,
eccetera). Parafrasando Lenin, direi così: il paranoismo, malattia infantile del settarismo.
In secondo luogo, perché insultare chi scrive come guru? Mi rendo conto che con un sol colpo si
possono colpire due bersagli. Si colpisce me, in modo che si pensi chi io sia un povero guru alla
ricerca di stupidi adepti adoranti, laddove io sono uno studioso che ha autonomamente deciso di
scrivere sul comunitarismo senza alcuna committenza esterna, ma spinto unicamente dalla mia
autocritica del comunismo(cfr. Elogio del comunitarismo, Controcorrente, Napoli 2006). Si
colpiscono i compagni e amici di Comunitarismo, dipinti come poveri ragazzotti coglioni incapaci
di ragionare in proprio. E’ da dire: complimenti! Con un solo maligno colpo, due bersagli.
8. La cosa più paradossale, ma anche più ripugnante e sgradevole di tutta questa storia, è che
personalmente condivido ed apprezzo gran parte della analisi di GLG, ed allora questo
comportamento appare più che assurdo, addirittura schifoso. Condivido l’attenzione alla
geopolitica. Condivido l’attenzione ai gruppi decisori di tipo politico, più importanti ancora di
quelli economici puri. Condivido nell’essenziale la teoria della ciclicità di monocentrismo e di
policentrismo. Condivido lo spirito anti-imperialista. Condivido il superamento della dicotomia
Destra/Sinistra, su cui GLG è addirittura un mio allievo, e non viceversa.
Ed allora, perché questa rabbia settaria? Non lo so, ma credo che derivi da una vecchia malattia
comunista, l’autofagia, e cioè l’impulso irresistibile a divorare se stessi.
Assicuro il lettore. Ho molti difetti, ma da questa schifosa malattia sono definitivamente guarito.