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World Bank e deforestazione dell’Amazzonia

di Luca Bernardini - 17/06/2009

 
 
 
 
Alcune settimane fa Greenpeace ha pubblicato il dossier Amazzonia che macello, individuando i marchi che commercializzano bestiame allevato distruggendo la foresta.

La ricerca ricostruisce come i giganti della pelle e della carne vengono regolarmente riforniti da allevamenti che hanno tagliato la foresta ben oltre i limiti consentiti dalla legge. Secondo Greenpeace sparisce un ettaro di Amazzonia ogni 18 secondi. Per quanto riguarda l’Italia, fra gli ultimi anelli della catena commerciale ricostruita da Greenpeace ci sono marchi come la carne in scatola Simmenthal, i divani Chateaux d’Ax, le scarpe Geox e Adidas.

Ma i maggiori responsabili di questo disastro ambientale sono le brasiliane Bertin, JBS, Marfrig, le cui carni e pelli percorrono il commercio globale.

Proprio per quanto riguarda la Bertin, pochi giorni fa la World Bank ha fatto sapere di aver ritirato il prestito di 90 milioni di dollari concessi in precedenza. Comunque non è la prima volta che la Banca Mondiale sovvenziona la deforestazione. L’anno scorso Friends of the Hearth Brasile nel suo rapporto The Cattle Realm ha dimostrato come la World Bank finanzi i macelli industriali che sono alla base del crescente numero di bestiame allevato nel bacino amazzonico: ormai 47 milioni di capi, con un incremento del 50% negli ultimi tre anni. E le mucche hanno bisogno di pascoli o di soia, non di una foresta.



Fonte:
Blogeko.info
Natbrasil.org
Greenpeace.org