Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Le uova del Drago

Le uova del Drago

di Ugo Gaudenzi - 17/06/2009

 

Le uova del Drago

Detto fatto. Il governo di Roma è di nuovo assediato.
No. Non dai poteri deboli in auge nella colonia (stampa, magistratura e democratici vari), né dalle contro-veline o dagli epigoni di “Novella 2000”.
Dai poteri forti.
Quelli che dal 1989 in poi hanno attuato la totale rapina di ogni sovranità nazionale, economica, militare dell’Italia repubblicana.
E l’obiettivo non è certo - soltanto - la caduta di un Berlusconi o di Tremonti.
Il loro obiettivo è quello di annullare in una morsa d’acciaio ogni libertà nazionale residua che si opponga alle ferree regole del dominio delle multinazionali e delle banche di usura e d’affari che da Wall Street e dalla City usano i popoli come merce usa e getta.
L’offensiva è planata, naturalmente, da oltre-Oceano. In Italia è stata già indicata dal segretario Usa al Tesoro, Timothy Geithner, uomo dell’antica covata di Henry Kissinger, prelevato da Obama per “dirigere il mondo” direttamente dalla Federal Reserve di Nuova York. Per Geithner - che a Lecce ha guidato la redazione di un documento, censurato alla stampa, di settanta pagine sul nuovo assetto anticrisi di regole per la finanza internazionale - la soluzione è un uovo di Colombo.
E come si controlla la grande speculazione, secondo Geithner?
Naturalmente dando ogni potere di controllo a chi deve essere controllato. E’ la ricetta aurea della speculazione bancaria e finanziaria internazionale.
Geithner ha detto anche di più. E’ stato più preciso. Per il segretario di Stato di Washington, il controllo delle banche europee deve essere affidato al più presto al “Financial stability board”.
Toh. A un ente presieduto dall’esimio ex responsabile europeo della banca speculativa Goldman & Sachs, ex pianificatore della distruzione (privatizzazione) del patrimonio pubblico italiano, governatore di una Banca d’Italia... posseduta dalle banche private che dovrebbe controllare: Mr. Mario Draghi.
Con un gioco delle tre carte, Geithner ha così escluso la proposta europea di regole più rigide, di controlli più rigorosi sulle speculazioni. Un controllo richiesto da Tremonti ma che avrebbe comportato un freno all’attuale nuova corsa speculativa dei “derivati” ora dedite all’assalto delle materie prime del pianeta.
Detto fatto.
Il padrone detta, la colonia esegue, e l’Uomo del Destino, il Lord Protettore della grande finanza, Draghi, si impegna sul nuovo programma di governo.
Non che questo “programma” di investitura sia qualcosa di trascendentale: con la scusa di “modulare” le strategie di uscita (exit strategies) dalla crisi economica internazionale, Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e presidente dell’oscuro ma potente Financial stability board, nel suo intervento a Berlino in occasione del Wirtschaftstag 2009, ha infatti ripetuto un refrain-diktat ai governi per lui meccanico e consueto: «l'uscita da politiche di bilancio eccessivamente espansionistiche per gestire la riduzione del debito pubblico e l'uscita dall'attuale orientamento delle politiche monetarie per mantenere l'ancoraggio delle aspettative di inflazione». Continuando a capitalizzare le banche e mantenendo, of course, «i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati».
Insomma, secondo Draghi, altro che “i controlli severi e rigorosi” richiesti da Tremonti. C’è bisogno dell’esatto contrario: «evitare di imporre eccessivi e soffocanti livelli di regolamentazione. La regolamentazione non deve impedire l'innovazione, occorre il giusto compromesso».
Forse quanto sopra Vi pare poco.
No. Non è affatto un’inezia.
Stanno trattando della nostra vita, del nostro futuro.
E se i governi-colonia non si allineano, se mettono in dubbio la bontà-necessità dei raid speculativi manovrati dalla grande finanza usuraia, debbono essere fatti fuori.
E’ questo il “complotto”, è questa la trappola di cui parla da giorni Francesco Cossiga. Altro che referendum. Altro che gossip.