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Gli "utili idioti"

di Gianfranco La Grassa - 13/07/2009

Certa stampa, anche Il Giornale che così rende un cattivo servizio a Berlusconi, continuano a
voler inzuppare il pane nella “rivolta iraniana”. Il suddetto giornale è però dovuto scendere dai “due
milioni” di manifestanti (lo stesso giorno in cui la Reuters parlava di decine di migliaia e l’Ansa di
centinaia di migliaia) ai tremila di ieri (notizia della France Press). Più interessanti le notizie
riportate da Libero (p. 20, ne L’altrogiornale, sotto il titolo: “Gli Usa scaricano Mussavi”).
Obama avrebbe cancellato “i finanziamenti del Dipartimento di Stato in favore dei gruppi di
opposizione iraniani, azzerando l’apposito fondo nel <Foreign Assistance budget 2010> presentato
al Congresso”. In questo modo, “collassa l’<Iran Democracy Program>, definito dal capo di
gabinetto Rahm Emanuel ‘un inutile spreco, un relitto dell’era di Bush’, che in un quinquennio ci
aveva investito quasi 400 milioni dollari, permettendo un salto di qualità decisivo ai contestatori
degli ayatollah. Si precisa dunque la strategia geopolitica del presidente democratico: dare
precedenza assoluta a un riavvicinamento coi clerici di Teheran, a costo di sacrificare sull’altare
della diplomazia i diritti umani e le lotte di libertà. Con l’evidente obiettivo di strappare un
compromesso sul nucleare, prima che Israele scateni un armageddon”.
Il commento di Ruggeri, autore dell’articolo, chiarisce l’intento con il quale il reazionario
giornale italiano riporta queste “sapide” notizie; sembra però non si renda conto dell’involontario
giusto ritratto che fa del movimento iraniano. “Diritti umani” e “lotte di libertà” condotte a
pagamento (400 milioni di dollari solo da parte di uno dei programmi statunitensi) non sono proprio
tanto credibili. Si tratta solo di sicari al soldo degli americani, come se ne trovano in qualunque
nazione di questo mondo; basta pagarli bene e si mettono a fare il loro lavoro. Solo che i prezzolati
iraniani lavorano male e rappresentano uno spreco di soldi. Più che mettersi davanti alle macchine
da presa dei giornali occidentali con i loro “ordinati” cartelli scritti in inglese non hanno saputo fare.
Hanno organizzato e finto la morte di Neda – più o meno come quella del ragazzo “schiacciato dal
carro armato” nella Tiananmen – ma non è che ciò valga tutti quei milioni di dollari.
“Divertenti” anche le successive notizie fornite.
“Fino al 2009 compreso, nella sezione <Vicino Oriente>, la repubblica islamica d’Iran figurava
appena prima di Israele e appena dopo l’Iraq. Nel nuovo giustificativo congressuale sono
regolarmente presenti i 500 milioni in assistenza economica a Bagdad e i 2,7 miliardi per l’esercito
di Gerusalemme. Ma dei 65 milioni dedicati l’anno precedente ai perseguitati di Teheran si son
perse le tracce. Eppure le risorse non mancano: circa 200 nazioni di ogni continente beneficiano di
un totale di 32 miliardi di dollari in sostegno americano (sei in più rispetto al 2008 e 1 dal 2009).
Erogati sotto cinque grandi capitoli tematici: Sicurezza, Governo giusto e democratico, Investire
sulla gente, Crescita economica e Assistenza umanitaria. Solo per la categoria del Governo giusto,
nella quale ricadeva l’Iran, lo stanziamento ammonta a 2,8 miliardi. Tra i beneficiari ci sono le
vittime di pseudodemocrazie come Cuba, Burma, Bielorussia o Sudan, e il budget riservato al
Vicino Oriente è salito di 15 milioni”.
Questo giornalista è tonto o, con subdolo inserimento giornalistico intelligente, vuol farci capire
come gli Usa diffondono la “democrazia” nel mondo? Mah, non so sciogliere il mistero. Andiamo
avanti.
“Esplicita, se non altro, la giustificazione del capo staff di Obama, Emanuel. Che ha spiegato
come ‘in un momento di tumulti in Iran, gli Usa non devono prendere le parti di nessuno.
Fomenterebbe l’instabilità’ [ma ci prendono per fessi? E tutte le dichiarazioni di Obama contro la
repressione, a favore del riconteggio dei voti perché le elezioni non erano democraticamente
regolari, la commozione per la morte di Neda, ecc. sono fotomontaggi televisivi e invenzioni della
stampa?; nota mia]. E poi aggiunge: ‘Come reagiremmo se l’Iran finanziasse trasmissioni in inglese
per convincere gli americani a intraprendere la jihad?’ Del resto, secondo lui, la cancellazione degli
aiuti, evita ‘uno spreco di risorse, che si possono impiegare meglio altrove’ [ecco la verità; si
sprecano soldi con questi cattivi organizzatori di manifestazioni e morti di ragazze; nota mia]”.
Il giornalista, dopo averci fornito un sapido spaccato degli imbrogli rappresentati da queste finte
dimostrazioni di “spirito democratico” finanziate dagli Usa nel mondo, non si arrende di fronte
all’evidenza del totale fallimento delle manovre per la “rivoluzione colorata” in Iran. E allora
sproloquia:
“Se proprio si voleva risparmiare, gli esborsi inutili erano altri. In particolare, i 20 milioni di
dollari pubblici (non ancora assegnati) dell’agenzia per lo sviluppo (Usaid). Distribuiti
annualmente, col pretesto di propagandare la causa iraniana, ad ong, college, fondazioni e filantropi
americani e occidentali. Insomma a tutti meno che agli attivisti che in Iran vivono e rischiano la
pelle [appunto: quali agenti dello spionaggio americano e gruppi di traditori del proprio paese al
soldo straniero; nota mia]”.
E si continua ancora un pezzo illustrando tutti i finanziamenti dati a “gruppi formali e informali
dell’opposizione interna (la futura Onda verde) con “operazioni borderline ad alto rischio, condotte
dietro il paravento del National endowment for democracy o del National democratic Institute,
piuttosto che con Usaid e Freedom House. Spesso in parallelo ad azioni coperte della Cia, quali il
finanziamento e l’equipaggiamento degli affiliati alla Mujahideen Khalk Organisation o dei
militanti di Jundullah, e dei rispettivi santuari in Irak e Pakistan [proprio come i finanziamenti
all’Uck kosovaro nel 1999; nota mia]. Ad esempio nel 2008, su 60 milioni totali, 30,2 sono stati
assegnati a questo fine dal Dipartimento di Stato. Senza l’obbligo di un rendiconto dettagliato, per
non mettere in pericolo i destinatari dei fondi. Il cui utilizzo, a vantaggio della resistenza sul campo,
ha suscitato malumori nella comunità di originari iraniani residenti negli Stati Uniti. I quali, in
evidente conflitto di interesse, ambivano di essere loro gli unici araldi della battaglia per la libertà in
patria [ma capite che razza di “patrioti” in feroce zuffa per i soldi?; nota mia]. Gli hanno fatto eco le
solite icone intellettuali slegate dalla realtà, come la Nobel Shirin Ebadi, che ha affermato: ‘la
miglior cosa che Washington possa fare è lasciare soli i riformisti iraniani; la democrazia non si
importa’. L’ex responsabile dell’Idp, Denehy, ha replicato definendo ‘risibile’ ecc. ecc.”
E così di seguito, con critiche a Obama perché non prosegue fino in fondo con gli aiuti, ma
riportando infine un dubbio di Kissinger; “l’ex segretario di Stato attribuisce ad Obama una
‘volontà di rendere invisibile qualunque cosa deciderà di fare in Iran’. Però dal sottotraccia al nulla
il passo è breve”.
Ancora una volta, invece, il più intelligente, o comunque furbo, è proprio Kissinger, grande
“volpe”; la sua supposizione è la più probabile e consona alle varie mosse dei “nuovi” Usa (si veda
l’invio di truppe in Afghanistan; altro che “mollare l’osso”, non ne verrà mollato nessuno).
Se possibile, riporteremo, magari nel sito, l’intero articolo su Libero[l’articolo è riprodotto in
questo stesso file, ndr], che lascia in effetti stupefatti; questo giornalista “c’è o ci fa?”. Adesso,
però, ci prendiamo la briga (e la soddisfazione) di ricordare con il massimo disprezzo i nostri
sinistri, anche e soprattutto gli “estremi”, come i “comunisti” di Ferrando e tanti altri, tutti
inneggianti alla lotta del popolo iraniano contro i reazionari (e dittatori) religiosi. Teniamoli per
sempre nella nostra memoria, con grande disgusto; e rimangano altrettanto indelebili i nomi –
straordinari – degli intellettuali che hanno firmato il recente appello, purtroppo riportato solo in un
commento al blog (forse, assieme a questo articolo, sarebbe meglio inserire anche l’appello e certe
dichiarazioni dei “sinistri”). [i nomi dei firmatari di quell’appello sono riprodotti in questo file
insieme agli estratti dell’articolo di A. Berlendis che riporta le varie dichiarazioni di solidarietà
all’onda verde iraniana da parte dei finto comunisti nostrani, ndr]
Sono solo utili idioti? E allora di che genere? “Idioti con alto quoziente di intelligenza”? O
magari “cretini con lampi di imbecillità”? O bisogna essere più maliziosi (alla Andreotti) dopo aver
visto tutte le sigle americane e i fondi di milioni e miliardi di dollari che spargono in giro per il
mondo pagando tutti i cialtroni e traditori? Lasciamo in sospeso la risposta. Pur se fior di quegli
intellettuali firmatari sono spesso invitati in Università americane, pubblicano libri con editori
“importanti” e ricevono recensioni ben predisposte (per ogni più indecente “sputazzo” che fanno)
con ottimi effetti sulle vendite e diritti di autore, ecc. Se poi si aggiungessero anche finanziamenti
diretti da “quelle sigle” appena viste, c’è da scialare. Ma basta già l’“onore” che tributano loro
Università e media dei dominanti per vivere niente male, e non temere alcuna crisi possa venire.
Adesso però sappiamo meglio chi sono e che ruolo occupano nel fronte mondiale della reazione.

PS Sia chiaro che questo blog non accetta commenti di ottusi bestioni che hanno sclerotizzato
Marx; e sono quindi intrinsecamente e profondamente antileninisti. Essi hanno già fatto, fanno o
faranno la fine di tutti coloro che hanno appoggiato la “rivoluzione colorata” in Iran, al soldo degli
americani. Spediscano i loro commenti ad altri blog e siti; ce ne sono anche per accogliere i loro
reperti del paleolitico. Da noi non troveranno ospitalità, per il semplice fatto che non intendiamo
perdere tempo (e spazi) – oggi sempre più scarsi e preziosi – a discutere con simili anticaglie. Ci
aspettano altri compiti, se intendiamo assolverli, altrimenti