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Clima, tante belle parole ma pochi fatti

di Filippo Ghira - 13/07/2009

 

 
Clima, tante belle parole ma pochi fatti
 



La temperatura globale da qui al 2050 non dovrà aumentare più di due gradi. Questo l’inpegno preso nella seconda giornata del vertice dell’Aquila dai Paesi del G8 e dagli altri presenti come invitati ed osservatori. Nelle intenzioni tale impegno deve essere la premessa per trovare “un accordo ambizioso” alla conferenza dell’Onu di Copenaghen sul clima in programma a dicembre.
In particolare sono stati i Paesi del G8, i più industrializzati, a manifestare l’intenzione di ridurre del 50% le emissioni di gas serra sempre entro il 2050, per poi precisare che se si riuscisse ad ottenere una riduzione dell’80% sarebbe tanto di guadagnato per tutti. Così, tanto per dare il buon esempio, Barack Obama, ha raggiunto a piedi la Caserma di Coppito dove si è svolto il vertice mentre Berlusconi, è arrivato a bordo di un’auto elettrica bianca, tanto per confermare al collega che la Chrysler ha fatto un affare nel farsi comprare dalla Fiat.
Ma la riduzione delle emissioni di CO2 è una questione sulla quale Paesi come Cina ed India fanno orecchie da mercante. Le economie di Pechino e Nuova Delhi infatti sono in costante crescita da anni. Una crescita che verrebbe bloccata dall’imposizione di limiti alle emissioni di gas degli impianti industriali per la cui realizzazione l’aspetto dell’inquinamento ambientale è stato siucuramente l’ultimo dei pensieri.
Stiamo facendo il vostro stesso percorso seppure con decenni di ritardo è l’obiezione fatta dai governi di Pechino e di Nuova Delhi ai Paesi del G8, i primi ad affacciarsi all’industrializzazione. Non potete quindi metterci dei paletti tra le ruote e dovete accettare che inquiniamo fino al momento in cui la nostra crescita ci permetterà di pensare ad un problema attualmente per noi così secondario come la tutela dell’ambiente. Insomma, Cina e India non vogliono e non possono tollerare di avere ostacoli sulla strada del proprio sviluppo economico e industriale. I due Paesi non hanno quindi accettato di condividere con i G8 obiettivi concreti. Il taglio da un minimo del 50% fino all’agognato 80% entro il 2050 è stato considerato irrealistico e contrario agli interessi nazionali. E soprattutto irrealizzabile. Nel caso della Cina ha pesato anche l’assenza del presidente Hu Jintao tornato precipitosamente in patria per gestire la difficile situazione interna con la rivolta dei musulmani del Sinkiang.
Secco anche il giudizio del Brasile, il cui rappresentante ha affermato che la riduzione del 50% o dell’80% dei gas serra da parte dei Paesi industrializzati entro il 2050 non è credibile se prima non ci si pone un obiettivo intermedio nel 2020.
Nonostante tale differenza di posizioni, una dichiarazione comune ribadisce la volontà di “spingere verso tecnologie a basso contenuto di carbone e amiche del clima”. Saranno quindi decisamente sostenuti e coordinati gli investimenti pubblici e privati nella ricerca, nello sviluppo e nella presentazione di queste nuove tecnologie, con l’intento di raddoppiarli entro il 2015 e di favorire la cooperazione internazionale. I settori privilegiati saranno l’efficienza energetica, l’energia solare, le reti elettriche interattive, la cattura, l’uso e stoccaggio delle emissioni di C02, i veicoli tecnologici, le tecnologie ad alta efficienza e a basse emissioni, la bio-energia e le altre tecnologie pulite. Felici e soddisfatti Obama e Berlusconi in conferenza stampa con il presidente Usa che dopo aver lodato il collega per come ha organizzato il vertice ha parlato di “passi avanti importanti e decisivi”. Mentre il Cavaliere ha ribadito il suo ottimismo sulla possibilità che dalla conferenza di Copenhagen possano uscire impegni precisi anche da parte dei Paesi in via di Sviluppo che all’Aquila avrebbero già dimostrato tutta la loro buona volontà.