Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Iraq, bomba contro il convoglio dell’ambasciatore americano

Iraq, bomba contro il convoglio dell’ambasciatore americano

di Ornella Sangiovanni - 14/07/2009


Nel giorno in cui a Baghdad una serie di attentati contro chiese cristiane fa quattro vittime, si registra il primo attacco contro un ambasciatore americano dall’invasione del marzo 2003 - ma non nella turbolenta capitale irachena, bensì nel sud considerato “tranquillo”.

Christopher Hill, l’ambasciatore Usa in Iraq, ieri è stato mancato per poco da una bomba collocata sul ciglio della strada, mentre viaggiava, all’interno di una SUV blindatissima, in un convoglio del Dipartimento di Stato nella provincia di Dhi Qar.

La bomba è esplosa, provocando danni leggeri al veicolo che si trovava subito prima di quello del diplomatico americano, ma non ci sono stati feriti.

A dare la notizia per primo è stato il sito del quotidiano Usa Today: uno dei suoi giornalisti – Aamer Madhani - si trovava in un altro convoglio statunitense che viaggiava a poca distanza da quello dell’ambasciatore americano. Che, al telefono con il reporter, ha minimizzato. “C’è stato un bang e ci siamo trovati dentro una nuvola spessa di fumo”, ha detto. “Stiamo tutti bene”.

Hill, che è arrivato da poco più di due mesi in Iraq, era stato a Nassiriya, capitale della provincia di Dhi Qar, dove aveva incontrato politici locali e membri della cosiddetta Provincial Reconstruction Team (PRT) – la struttura incaricata della ricostruzione, che lì è a guida italiana.

A garantire la sicurezza del convoglio di veicoli blindati nel quale viaggiava l’ambasciatore americano l’ufficio regionale per la sicurezza del Dipartimento di Stato.

Secondo un portavoce militare statunitense, il maggiore Myles Caggins, la bomba che ha colpito il convoglio era piccola, e non è certo che l’obiettivo fosse Hill. Caggins ha ammesso tuttavia che convogli civili occidentali attraversano regolarmente Nassiriya, ed è raro che vengano attaccati.

Ieri è successo.

Chi invece ha pochi dubbi sul fatto che l’ambasciatore Usa fosse l’obiettivo della bomba è Anna Prouse, l’italiana che guida la PRT di Dhi Qar.

La visita di Hill a Nassiriya non era, ovviamente, stata annunciata, per ragioni di sicurezza, ma l’ambasciatore americano – ha fatto notare la Prouse – aveva trascorso diverso tempo in città, incontrando abitanti e leader politici locali, che avevano sottolineato la necessità che gli Stati Uniti aiutassero a stimolare gli investimenti stranieri nella zona.

“Come possiamo dire agli investitori stranieri di venire qui, quando l’ambasciatore arriva per la prima volta, e si siede per ascoltare la gente e le sue idee, e si cerca di farlo saltare in aria?”, ha commentato la funzionaria italiana con Usa Today.

Da parte sua, Hill ha minimizzato. “Non è stato niente”, ha detto riferendosi all’attacco di ieri.

Intanto il capo di Stato maggiore dell’esercito iracheno, generale Babaker B. Shawkat Zebari, ha detto di prevedere che gli insorti, anche se molto indeboliti e ridotti a poche cellule, che restano tuttavia molto pericolose, continueranno i loro attacchi “per uno, due, o tre anni”, sottolineando che l’aiuto della popolazione è determinante per sconfiggere “il terrorismo”

Dichiarazioni rilasciate dopo che Zebari aveva incontrato, nella città santa di Najaf, l’ayatollah Ali al-Sistani, il leader religioso più influente fra gli sciiti iracheni.

Bombe contro le chiese a Baghdad

A Baghdad, ieri sei bombe sono esplose fuori da alcune chiese. Quella letale è stata una autobomba di fronte alla chiesa della Vergine Maria, in Palestine Street, nella zona est della capitale irachena, mentre i fedeli stavano uscendo dalla messa. Oltre alle quattro persone uccise, altre 16 sono rimaste ferite.

"Questo spaventerà i cristiani", ha commentato il vescovo Shlemon Warduni, che quando è scoppiata la bomba si trovava nel suo ufficio nel retro della chiesa. "Avranno paura di venire alle funzioni, e forse altri lasceranno il Paese".

Secondo fonti della polizia, l’attacco letale è avvenuto poco dopo che cinque bombe di potenza più modesta erano esplose fuori da altre quattro chiese nei quartieri di Karrada e Dora, entrambi ancora abitati da consistenti comunità cristiane. Chiese che, fortunatamente, erano chiuse.

Rinviare il censimento a dopo le elezioni

Ed è il timore di ulteriori tensioni che ha spinto un gruppo di parlamentari iracheni a chiedere che il censimento generale della popolazione previsto per quest’anno venga rinviato fino a dopo le elezioni nazionali, che dovrebbero tenersi a fine gennaio 2010.

I sommovimenti collegati alla guerra e all’invasione del 2003 hanno provocato cambiamenti radicali nella composizione etnica e confessionale di molte zone – sostengono i deputati – e i risultati del censimento potrebbero portare ulteriori elementi di conflitto.

Fonti: Associated Press, USA Today, Los Angeles Times