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Isole a impatto zero

di Miriam Giudici - 28/07/2009

Le isole sono fra i luoghi del pianeta dove gli effetti del cambiamento climatico si avvertono in maniera più evidente soprattutto per la minaccia incombente dall’innalzamento del livello dei mari. Forse è per questo che a Tuvalu come a Gozo, a Samsø come a Aghios Efstratios gli abitanti puntano su progetti rivoluzionari per un uso integrale di fonti rinnovabili.

 

isola tuvalu cambiamento climatico
Gli abitanti dell'isola di Tuvalu hanno deciso di trasformare una nazione ora totalmente dipendente dal petrolio, importato dalla Nuova Zelanda, in una nazione indipendente dal punto di vista energetico entro il 2020
Che non rimangano progetti… isolati: è questa la speranza – ma probabilmente si dovrebbe parlare di necessità – per i programmi per l’indipendenza energetica messi a punto per diverse isole del globo. Qui abitanti e governi locali hanno deciso di iniziare una rivoluzione ecologia in piccolo, per dire a tutto il mondo che è necessario contrastare un nemico potentissimo: il cambiamento climatico, che proprio nei fragili ecosistemi delle isole più diverse inizia a farsi sentire prepotentemente.

 

Il caso più eclatante è quello di Tuvalu, arcipelago polinesiano situato nel bel mezzo del Pacifico. Questo piccolissimo Stato di appena 26 kmq, abitato da 12.000 persone, è già seriamente minacciato dall’innalzamento del livello dei mari. Con un’altitudine massima di soli 4,5m, negli ultimi anni Tuvalu è stata sempre più esposta a inondazioni a mareggiate violente, tanto che dopo una tempesta particolarmente devastante nel 2004, il governo ha dovuto predisporre piani di evacuazione per l’intera popolazione chiedendo quello che è stato chiamato asilo ambientale alla Nuova Zelanda e all’Australia.

Gli abitanti, però, non vogliono lasciare le proprie isole, ma combattere per la loro salvezza, anche a costo di rendere Tuvalu un piccolo “Davide” di fronte al “Golia” del riscaldamento globale. Hanno deciso di trasformare una nazione ora totalmente dipendente dal petrolio, importato dalla Nuova Zelanda, in una nazione indipendente dal punto di vista energetico entro il 2020. L’obiettivo è di utilizzare solamente fonti rinnovabili: biomasse, sole, vento. Il progetto, nonostante la superficie poco estesa delle isole e la relativa scarsità di popolazione, è comunque molto complicato. La prima fase ha visto l’installazione di pannelli solari sul più grande stadio del Paese che per ora fornisce il 5% dell’energia alla capitale, Funafuti, ma ingenti finanziamenti e un grosso lavoro di ricerca dovranno essere messi in campo per raggiungere i risultati previsti.

 

isola gozo
L'isola di Gozo quindi si candida a diventare un nome di punta nella, ancora breve, lista delle “isole a impatto zero”
Se torniamo a guardare lidi a noi più vicini, troviamo che altre isole, in Europa, stanno sperimentando la strada dell’indipendenza energetica, parliamo di Samsø, l’isola danese che è riuscita nell’intento di approvvigionarsi esclusivamente da fonti rinnovabili per il suo fabbisogno energetico, arrivando addirittura a fornire energia pulita ad altre zone del Paese.

 

Questo progetto di successo coinvolge circa 4.500 abitanti diventati un modello per comunità più grandi. Ecco, quindi, che è arrivata l’isola di Gozo, sorella minore di Malta, ad annunciare l’intenzione di diventare un riferimento di sviluppo sostenibile entro il 2015. Qui i numeri sono ancora più interessanti: 67kmq e 29.000 abitanti per un’isola che è anche un’importante meta turistica.

Gozo quindi si candida a diventare un nome di punta nella, ancora breve, lista delle “isole a impatto zero”: Utsira in Norvegia, Aghios Efstratios in Grecia, King Island in Australia. queste isole sono già dei piccoli paradisi ecologici che vedono ora arrivare alcuni fratelli maggiori, come Gozo e Tuvalu, appunto.

Si parla di indipendenza energetica e sviluppo sostenibile anche per un altro illustre arcipelago: le Maldive. Queste isole, popolate da 385.000 abitanti e costantemente minacciate dall’innalzamento delle acque dell’Oceano Indiano, hanno annunciato di voler raggiungere questi obiettivi entro dieci anni.

Piccoli, timidi segnali che da soli non salveranno il pianeta, ma è interessante notare come la grandezza degli interventi e degli investimenti stia aumentando, portando un messaggio che le grandi nazioni della Terra non potranno più ignorare.