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La guerra dei gasdotti: Nabucco contro South Stream

di Romolo Gobbi - 24/08/2009

  Autore: RomoloGobbi | Data: 23/08/2009 19.17.26
Il problema dell'approvvigionamento energetico dell'Europa dovrebbe essere risolto dagli europei; invece gli USA e i loro portavoce inglesi hanno cominciato ad alzare alti lai contro il progetto di gasdotto South Stream: "Non comprendiamo perché l'ENI si comporti da lobbista di Gazprom in Europa, promuovendo con South Stream un oleodotto destinato a trasformare l'Italia nella nuova Ucraina d'Europa, totalmente dipendente dal gas di Mosca".
Oltre il gasdotto che porterà il gas del Kazakistan e del Turkmenistan in Europa passando sotto il Mar Nero, un altro progetto, denominato North Stream, dovrebbe portare il gas russo il Germania passando dal Mar Baltico. Quando, nel 2015, i due progetti saranno portati a termine, la Russia fornirà alla Germania il 60% del suo fabbisogno di gas e all'Italia circa il 30% del suo consumo di gas.
Questi progetti vanno dunque incontro ad esigenze economiche dei vari paesi coinvolti, ma, lasciando da parte le lamentele degli americani, hanno anche una valenza geopolitica perché la Russia vuole così evitare di far passare il proprio gas attraverso l'Ucraina con la quale esiste un lungo contenzioso politico-economico. Inoltre, l'Europa eviterebbe le interruzioni delle forniture di gas russo da parte dell'instabile governo dell'Ucraina. Senza contare che il contenzioso russo-ucraino potrebbe anche sfociare in un conflitto aperto, visto che la Russia ha recentemente deciso la possibilità di un intervento militare all'estero per difendere i propri interessi economici o per difendere i cittadini russi ovunque essi si trovino. Invece il progetto di gasdotto Nabucco prevede che il gas estratto nel Caucaso arrivi in Europa attraverso la Turchia, la Bulgaria, la Romania, l'Ungheria e l'Austria.
Gli USA sono favorevoli a questo progetto perché è una manifestazione della loro mal celata politica anti-russa, già espressa durante il conflitto russo-georgiano del 2008 e anche nell'anniversario dell'aggressione georgiana all'Ossezia del Sud gli americani sono stati vistosamente a fianco del governo georgiano.
L'intervento USA nella politica energetica europea è tanto più grave perché grave è la situazione energetica dell'Europa: la Germania ha in programma la chiusura di tutte le centrali nucleari, mentre la Spagna vuole chiudere le centrali a carbone.
Gravi allarmi sono stati lanciati dalla Agenzia Internazionale dell'Energia di Parigi per quanto riguarda la disponibilità di petrolio: "Tra dieci anni, a parità di consumi, avremo bisogno di 4 Arabie Saudite per mantenere gli standard attuali. Non ne basteranno 6 se saranno confermate le stime e la richiesta aumenterà fino al 2030". Nel frattempo deve essere superata la crisi in corso. "La ripresa dei prossimi cinque anni sarà lenta e fragile e potrebbe essere strangolata dall'aumento del prezzo del petrolio". E i petrolieri hanno già cominciato a stringere il cappio.