Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Libano all'impasse, mentre cresce la tensione ai confini meridionali

Libano all'impasse, mentre cresce la tensione ai confini meridionali

di Dagoberto Husayn Bellucci - 14/09/2009

 



Tensione politica e tensione militare ai confini meridionali: il Libano ritorna nel suo 'quotidiano' e normale caos ....niente esecutivo di unità nazionale, almeno per il momento, e il premier designato, Sa'ad Hariri, che rimette il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, il Gen. Michel Souleiman, proprio mentre sembrava che infine le consultazioni tra tutti i partiti avessero portato ad un accordo generale.

A far saltare il 'banco' degli accordi intercorsi per tutto il mese di agosto tra maggioranza filo-occidentale e opposizione patriottica è stato il secco rifiuto dell'asse Hizb'Allah-Tayyar (la Corrente Patriottica Libera del Gen. Michel Aoun, eroe nazionale e miglior alleato del partito di Dio sciita filo-iraniano) dopo che il premier mandatario, Hariri, aveva iniziato a stilare la lista definitiva per la formazione del suo primo esecutivo. "Tayyar", il partito 'orange' del vecchio combattente anti-siriano, pretendeva almeno 4 ministeri nel nuovo governo anche in considerazione della sua forza parlamentare (disponendo di 19 deputati su un totale dei 57 assegnati dalle ultime consultazioni elettorali dello scorso giugno all'opposizione e dei 128 complessivi) e del suo ruolo di primo partito all'interno dell'elettorato cristiano-maronita: Hariri avrebbe rifiutato queste condizioni, in particolare di assegnare ad un uomo di Aoun il delicatissimo ministero delle Telecomunicazioni, e le intese fino a quel momento raggiunte fra i due poli della politica libanese sono saltate in aria.

Hizb'Allah, determinante per la costituzione di qualsivoglia esecutivo di unità nazionale, per rispetto all'alleato maronita ha rifiutato la lista dei ministri presentata da Hariri al quale non è rimasto nient'altro che rimettere il mandato sottolineando, da parte sua, come "sia andata sprecata un'ottima occasione" dopo 73 giorni di trattative "difficili, complesse e articolate".

Dopo il voto del 7 giugno scorso a livello di seggi il primo partito rappresentato in parlamento è quello del leader sunnita, figlio dello scomparso ex premier ed imprenditore Rafiq Hariri ucciso in un'attentato nel giorno di San Valentino di 4 anni or sono, il quale rappresenta anche la principale forza politica della comunità sunnita libanese (direttamente collegata all'Arabia Saudita): "Tayyàr el Mustaqbal" (la Corrente Futura) di Hariri con i suoi 30 seggi è il primo movimento parlamentare del cosiddetto "fronte di Bristol" o "raggruppamento del 14 marzo" filo-occidentale e che comprende anche i socialprogressisti del druso Jumblatt (10 seggi), le Forze Libanesi di Samir Geagea e la vecchia Falange (i Kataeb) di Amin Gemayel (entrambi con 5 deputati eletti) e infine una composita lista di movimenti e formazioni minori fra i quali spicca il Partito Liberale Nazionale. In totale alla maggioranza sono andati 71 seggi.

Per contro all'opposizione nazionale (o fronte dell'8 marzo dalla grande manifestazione indetta da Nasrallah e dal partito di Dio nel 2005 per sostenere l'alleanza con la Siria in contrapposizione alla piazza 'colorata' eterodiretta dalle potenze occidentali) sono stati assegnati 57 seggi così ripartiti: 19 al partito di Aoun, 13 ad Hizb'Allah, 11 ad 'Amal (il partito 'gemello' di Hzb guidato dal presidente dell'assemblea parlamentare, lo sciita Nabih Berry, e tradizionale alleato di Damasco), 4 all'altro movimento laico della comunità cristiano maronita, Tayyar al Marada, di Souleiman Franjie ex ministro dell'agricoltura; 2 ciascuno infine ai socialnazionali siriani di Alì Qanso, al Partito Democratico del druso Talal Irslan al partito armeno "tashnag" e al Ba'ath libanese.

In questa situazione eterogenea e multipartitica nella quale si contendono poltrone e potere all'interno del prossimo governo di unità nazionale libanese i diversi partiti rimane l'incertezza per il recente fallimento che oltre a ritardare la nascita del primo esecutivo diretto da Hariri sicuramente aprirà un periodo di stallo che potrebbe rivelarsi dannoso per il paese. La crisi come hanno osservato i principali quotidiani libanesi è tornata al punto di partenza: un nuovo incarico potrebbe essere affidato allo stesso Hariri e la soluzione stavolta passerebbe dal Qatar che si è detto disponibile per rilanciare il dialogo tra le opposte fazioni ad ospitare una conferenza nella sua capitale Doha.

Secondo quanto ha riportato il portale internet Naharnet, molto informato sui fatti di politica locale, sarà il Presidente, Gen. Souleiman, che nelle prossime ore tra sabato 12 e lunedì 14 riaprirà le consultazioni nella speranza di riuscire ad assegnare l'incarico in tempi brevi. Per "L'Orient Le Jour" quotidiano di Beirut di lingua francese la nuova proposta per una mediazione sarebbe arrivata dal governo dell'emirato del Qatar che si sarebbe dichiarato disposto per ospitare una nuova riunione nella sua capitale, Doha, sulla falsariga di quella che nella primavera 2008 sbloccò lo stallo politico libanese permettendo infine l'elezione presidenziale e la scalata al palazzo di Ba'abda dell'attuale Capo di Stato, il Gen. Michel Souleiman. Nel frattempo sono in molti tra i commentatori a pensare che un accordo, ammesso che si trovi, non potrà portare alla formazione di un esecutivo a Beirut prima della metà di ottobre mentre potrebbe riprendere vigore l'ipotesi - peraltro ventilata e desiderata dal patriarca della chiesa maronita, monsignor Nasrallah Sfeir (che il 17 ottobre sarà a colloquio con il Pontefice a Roma) - per Hariri di abbandonare l'idea di costituire un governo di unità nazionale e formarne uno con i partiti dell'attuale maggioranza filo-occidentale.

Ipotesi che rimetterebbe in discussione gli equilibri politici interni e che, inevitabilmente, porrebbe nuovamente il paese al centro delle bufere e dei conflitti regionali: ipotesi che non piace a nessuno soprattutto dopo le ultime avvisaglie di scontri che si sono registrate nella giornata di venerdì 11 e che hanno interessato i confini meridionali alla frontiera con la Palestina occupata.

Incidente considerato ancora "isolato" e a livello di "scaramuccia" di "bassa intensità" secondo quanto riportano nelle ultime ventiquattr'ore i media arabi e libanesi ma che hanno alzato notevolmente la tensione lungo la linea di frontiera che segna il confine con l'entità criminale sionista. Nel primo pomeriggio di venerdì un paio di razzi a corto raggio sarebbero caduti sull'Alta Galilea provocando solo panico tra la popolazione e danni ad un pilone dell'elettricità. Questo ha provocato l'immediata reazione israeliana che si è concretizzata in una serie di colpi d'artiglieria diretti contro alcuni villaggi libanesi e un fitto sorvolo di aerei con la stella di Davide  che hanno interessato tutto il terriotorio a ridosso della cosiddetta linea blu che divide Libano e Palestina.

A ricostruire l'accaduto è stato il portavoce dell'Unifil, ten. col. Diego Fulco, il quale ha sottolineato come "almeno due razzi sono stati lanciati dalla zona di Qlalieh, sei chilometri a sud della città libanese di Tiro, e sono caduti a nord della città israeliana di Nahariya" provocando la reazione dell'esercito israeliano "che ha aperto fuoco con la sua artiglieria in direzione della zona di tiro libanese". Immediatamente comunque sembra essere entrata in vigore una veloce tregua mentre Unifil ed esercito libanese hanno aperto un'inchiesta per individuare i responsabili (probabilmente gruppi dissidenti della galassia palestinese più o meno vicini al salafismo di matrice al-qaedista) e accertare la dinamica dell'accaduto.

Parlando alla radio nazionale sionista all'indomani del lancio dei razzi il vice-ministro degli esteri Danny Ayalon ha dichiarato che "Israele riterrà responsabili di ulteriori attacchi l'Unifil e l'esercito libanese" sostenendo che Tel Aviv è pronta ad una "azione massiccia" in caso di nuove aggressioni. "Non c'è interesse - ha dichiarato il numero due degli affari esteri israeliano - ad alzare la tensione nè ad aggrevare la situazione. Dobbiamo però dire che se Israele fosse costretto, se la tregua venisse meno, sapremo come riportare la calma" lanciando nuove accuse in direzione del governo di Beirut che, a suo dire, non avrebbe fermato il traffico di armi diretto da Iran e Siria verso il loro alleato in terra dei cedri: Hizb'Allah.

Israele ha presentato all'Unifil una protesta formale, nella quale ha ricordato che "il governo libanese è responsabile per la prevenzione di attacchi dal suo territorio contro Israele". Al di là delle proteste più o meno 'formali' dell'entità sionista - che da mesi continua con la sua azione di provocazione sia con spostamenti di uomini e mezzi alla frontiera sia mediante sorvoli sui cieli del Libano che sono una aperta violazione della risoluzione Onu nr 1701 che nell'estate 2006 pose fine al conflitto tra sionisti ed Hizb'Allah - rimane l'incertezza per una crisi politica interna che potrebbe, in questa situazione, provocare nuove tensioni e scatenare le forze contrapposte.
I sionisti, ricordiamolo, solo poche ore prima del lancio di razzi dal territorio libanese avevano compiuto manovre militari nella zona di frontiera compresa tra Libano e Siria, nelle fattorie di She'eba sotto occupazione che - da un mese a questa parte - sono tornate ad essere centro strategico militare e perimetro di possibili nuove 'scintille' tra il regime d'occupazione israeliano e il paese dei cedri.
Mentre Beirut rimane ancora senza un esecutivo, mentre i partiti libanesi si 'accapigliano' in nuove infruttuose discussioni sulla composizione del prossimo esecutivo e la contrapposizione tra i due schieramenti libanesi resta paurosamente alta; la tensione sale ai confini meridionali.
Quo vadis Libano? Difficile rispondere....in Libano niente può essere considerato certo nè sicuro. E' una costante da queste parti della quale sono oramai avvezzi tutti i libanesi. Il Libano: un vulcano sempre pronto ad esplodere