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L’inutile Onu

di Paolo Emiliani - 16/09/2009

 

 

L’Onu ovvero l’Organizzazione delle Nazioni Unite non è mai stata espressione dell’interesse collettivo, non ha mai rappresentato tutti i popoli, ma solo gli interessi di pochi. Già nell’atto della sua nascita, avvenuta a San Francisco nel giugno del 1945, quando il conflitto mondiale era appena concluso in Europa e non ancora in oriente, c’è una norma inammissibile nello statuto di qualsiasi organizzazione democratica, fosse anche la bocciofila del dopolavoro: il diritto delle cinque nazioni vincitrici della guerra (Usa, Urss, Gran Bretagna, Francia e Cina) a partecipare continuativamente al Consiglio di sicurezza (l’unico con un qualche potere) e tutte e cinque con diritto di veto. Alla faccia della democrazia.
Con il passare degli anni le cose sono anche peggiorate e l’Onu è spesso diventato lo strumento per rendere politicamente corretti i peggiori crimini. L’Onu, per esempio, ha approvato l’embargo assassino contro l’Iraq, richiesto pretestuosamente e con prove false dagli Usa, ma non ha mai alzato un dito contro Israele che ha ripetutamente violato le sue risoluzioni.
Sarebbe giusto sciogliere l’Onu e rifondare una nuova società delle nazioni, con pari diritti e pari doveri per tutti i popoli, ma intanto l’Onu continua ad imperversare.
Proprio ieri è stato diffuso a Ginevra il testo del discorso inaugurale alla 12esima sessione del Consiglio dell’Onu dei diritti umani, che sarà pronunciato oggi dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani. Navi Pillay denuncia le politiche nei confronti degli immigrati, “abbandonati e respinti senza verificare in modo adeguato se stanno fuggendo da persecuzioni, in violazione del diritto internazionale”.
L’Onu in pratica attacca apertamente la pratica dei cosiddetti respingimenti e nel discorso di Pillay non mancano precisi riferimenti all’Italia, ma come al solito gli arroganti funzionari del Palazzo di Vetro sono tuttaltro che super partes. Vorrebbero che l’Italia fosse un colabrodo, il ventre molle per l’immigrazione clandestina che poi si potrebbe spandere in tutta Europa, ma nel discorso di Pillay non c’è traccia di altri “respingimenti”.
Non c’è una sola parola sul fosso che divide gli usa dal Messico, realizzato proprio per respingere l’immigrazione dal sud ed ovviamente non c’è traccia del muro sionista costruito contro il popolo palestinese. Ma questa omissione si può capire. Pillay parla di “migranti” ed i palestinesi non lo sono, sono a casa loro, i migranti sono i sionisti invasori e quelli da un pezzo hanno trovato il modo di fare il proprio comodo, con o senza la benedizione dell’Onu, basta quella delle loro armi assassine.