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Obama sgancia un missile

di M.K. Bhadrakumar - 21/09/2009

 

 

 


All'ottavo mese di una presidenza che va apparentemente indebolendosi, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha colpito ancora. Si sta ripetendo uno schema ricorrente nella sua carriera politica. La sua decisione di giovedì di revocare i piani del predecessore George W. Bush per la costruzione di uno scudo antimissile nel cuore dell'Europa affacciato sui confini occidentali della Russia potrà apparire giustificabile ma è comunque un notevole rovesciamento della politica statunitense in materia di sicurezza nazionale.


Avrebbe dovuto trattarsi di un sistema di difesa missilistica basato su una tecnologia non ancora collaudata, finanziato con soldi che l'America non poteva permettersi di sperperare e concepito per contrastare una minaccia che probabilmente non esiste. Ma la difesa antimissile è un'ossessione repubblicana che risale a Ronald Reagan e al sistema delle “Guerre Stellari”. I repubblicani non demorderanno né verranno meno, e procederanno fino alla fine. Combatteranno sui mari e sugli oceani, nell'aria, sulle spiagge e nei luoghi di sbarco, sulle colline e non si arrenderanno mai. Attaccheranno Obama per aver ceduto al ricatto russo.

Obama ha aperto un altro fronte proprio mentre la riforma sanitaria è sulla graticola e la sua amministrazione fatica a gestire la guerra in Afghanistan. Forse può ricavare un certo capitale finanziario e diplomatico dall'abbandono del piano di difesa antimissile. Lo scudo antimissile avrebbe dovuto essere sviluppato a un costo enorme, e Obama può usare altrove quel denaro. Il piano era il pomo della discordia con la Russia, e ora Obama può rilanciare i colloqui con Mosca per la riduzione degli armamenti nucleari e perfino contare sul fatto che il Cremlino non ponga il veto a una nuova ondata di sanzioni contro l'Iran nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Non saranno solo l'Europa Centrale e l'Ucraina e la Georgia a guardare con ansia crescente alle implicazioni di ciò che Obama ha fatto, ma anche l'Iran. La decisione del presidente americano poggia sulla considerazione che la minaccia rappresentata dall'Iran riguardi attualmente i missili a medio e breve raggio e possa essere meglio contrastata riconfigurando un sistema di missili SM-3, più piccoli e basati su tecnologie collaudate ed economiche, che posso essere impiegati già nel 2011 usando il sistema Aegis basato a mare.

Questo approccio riveduto e corretto prevede che le minacce future vengano affrontate gradualmente e di pari passo con l'evoluzione delle tecnologie, mentre attualmente gli Stati Uniti sono in grado di contrastare qualsiasi minaccia più rapidamente rispetto al programma precedente.

È significativo che Obama abbia concluso facendo una proposta a Mosca. “Ora questo approccio è anche coerente con la difesa missilistica della NATO e fornisce occasioni per il proseguimento e il consolidamento della collaborazione internazionale”, ha detto. L'annuncio arriva a meno di una settimana dal previsto incontro “privato” di Obama con la sua controparte russa Dmitrij Medvedev a New York ai margini della sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Analogamente, alla vigilia dell'annuncio di Obama, il nuovo segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha sollecitato un “dialogo aperto e senza precedenti” con la Russia per ridurre le tensioni in Europa in fatto di sicurezza e per affrontare le minacce comuni. Ha rivelato che alcuni rappresentanti della NATO si sarebbero recati a Mosca per conoscere le idee del Cremlino su come la NATO dovrebbe evolvere strategicamente nel lungo periodo.

“Dovremmo dialogare con la Russia e ascoltare le posizioni russe”, ha detto. Ha sottolineato la necessità di una “conversazione aperta e franca [con Mosca] che crei una nuova atmosfera” e conduca a un “vero partenariato strategico” in cui l'Alleanza e la Russia possano collaborare su questioni come l'Afghanistan, il terrorismo e la pirateria.

Ha concluso Rasmussen: “La Russia dovrebbe capire che la NATO è qui e che la NATO è un quadro di riferimento per le nostre relazioni transatlantiche. Ma noi dovremo anche tenere conto del fatto che la Russia ha legittime preoccupazioni in materia di sicurezza”. Ha dichiarato che la NATO è pronta a discutere la proposta di Medvedev relativa a una nuova architettura della sicurezza in Europa. Rasmussen si era appena recato in visita a Washington.

Il Ministero degli Esteri russo non ha tardato a rispondere all'annuncio di Obama sulla difesa antimissile. “Un simile sviluppo sarebbe in linea con gli interessi delle nostre relazioni con gli Stati Uniti”, ha detto un portavoce. Poi ha escluso che dietro la decisione statunitense vi sia un qualche tipo di quid pro quo. Ha detto che un grande patto di scambio con gli Stati Uniti non sarebbe stato “coerente né con la nostra politica [russa] né con il nostro approccio alla risoluzione dei problemi con le altre nazioni, indipendentemente da quanto siano sensibili o complessi”.

Resta però il fatto che la decisione di Obama, se dà un impulso significativo alle relazioni degli Stati Uniti con la Russia, mette anche sotto pressione il Cremlino. I colloqui del “5+1” [1] con l'Iran sul programma nucleare di quest'ultimo entreranno in una nuova fase il prossimo 1° ottobre.  La grande domanda è se quando la situazione si farà critica Mosca porrà il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il momento cruciale giungerà solo una settimana dopo l'incontro Obama-Medvedev, con il faccia a faccia tra il Sottosegretario di Stato americano per gli Affari Politici William Burns e il capo negoziatore iraniano sul nucleare, Saeed Jalili.

Certo, la posizione russa esposta dal Ministro degli Esteri Sergej Lavrov una settimana fa non lasciava spazio a equivoci. Ha messo in chiaro che Mosca non avrebbe appoggiato una nuova ondata di dure sanzioni contro l'Iran e ha respinto la tabella di marcia statunitense per far sì che l'Iran ponga fine al programma di arricchimento dell'uranio.

Lavrov ha dichiarato: “Non credo che queste sanzioni verranno approvate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite... Loro [l'Iran] hanno bisogno di dialogare alla pari in questi colloqui regionali. L'Iran è un partner che non ha mai in alcun modo fatto del male alla Russia”. Lavrov ha aggiunto che anche l'attesa mossa statunitense di abbandonare i piani di posizionamento di un sistema di difesa antimissile in Europa Orientale non verrebbe vista come una concessione alla Russia, poiché una simile mossa non farebbe che correggere un precedente errore degli Stati Uniti.

Ma in politica una settimana è molto tempo. Quattro giorni dopo le dichiarazioni di Lavrov – e due prima di quelle di Obama – Medvedev ha detto: “Le sanzioni complessivamente non sono molto efficaci, ma talvolta bisogna scegliere la strada delle sanzioni ed è la cosa giusta da fare”. Gli esperti di Russia in Occidente hanno subito perceputo un “sottile cambiamento” nelle posizioni del Cremlino, benché le differenze tra Stati Uniti e Russia sull'Iran siano troppo profonde e fondamentali per essere facilmente accantonate.

La decisione di Obama farà riflettere il teorici cremliniani del multipolarismo. Come ha mitemente osservato Vladimir Štol, esperto di NATO all'Accademia Diplomatica del Ministero degli Esteri russo, qualsiasi ripensamento statunitense del sistema di difesa antimissile sarebbe probabilmente il risultato di pressioni economiche legate alla crisi globale, e non di un patto politico con la Russia. “Non credo che gli Stati Uniti si ritirerebbero mai del tutto dallo scudo antimissile, perché rientra nei loro interessi sul lungo periodo ed è strettamente legato alla loro strategia in Europa”, ha detto Štol.

A Mosca i realisti noteranno che durante le dichiarazioni di Obama a Washington Dennis Blair, il capo dell'intelligence statunitense, rendeva pubblico l'ultimo National Intelligence Strategy Report, che viene compilato ogni quattro anni. Il documento avvertiva in particolare che la Russia “può continuare a cercare strade per riaffermare potere e influenza complicando gli interessi degli Stati Uniti”.

Martedì la Russia ha firmato con le regioni separatiste della Georgia, l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud, accordi militari che le permettono di mantenere basi militari in quei territori per i prossimi cinquant'anni. Il quartier militare russo in Abkhazia avrà sede nel porto di Gudauta, sul Mar Nero, e questo farà sì che anche se il regime pro-americano di Kiev imporrà la chiusura di Sebastopoli Mosca sarà in grado di neutralizzare i tentativi statunitensi di trasformare il Mar Nero in un “lago della NATO”.


Manifestazione ad Odessa  il 15 luglio  2008  contre le  manovre militari della NATO “Sea Breeze 2008” nel Mar Nero  

In prospettiva, dunque, Mosca soppeserà attentamente l'“apertura” di Obama. La cartina al tornasole sarà la disponibilità degli Stati Uniti a rinunciare all'allargamento della NATO. L'integrazione dei paesi dell'Europa Orientale nelle strutture euro-atlantiche occidentali contrastava con la promessa fatta al leader sovietico Michail Gorbačëv [di non allargare l'Alleanza agli ex Stati satelliti dell'URSS e all'Europa dell'Est se la nuova Germania unificata fosse entrata nella NATO, N.d.T.] . E poi la Russia non è l'Unione Sovietica, ma i veterani della guerra fredda non riescono a capirlo. Il concetto di sovranità nazionale di Mosca e il fatto che rivendichi interessi speciali nello spazio post-sovietico suscitano a Ovest sentimenti negativi.

Mosca non vede alcuna ragione per accontentarsi del ruolo di socio minoritario, stimando che gli Stati Uniti sono una potenza in declino e che il centro della politica mondiale si sta spostando a est. Inoltre Washington persegue una politica di “dialogo selettivo, contenimento selettivo”. Per l'Afghanistan o l'Iran Washington ha bisogno del sostegno russo, mentre il problema dello spazio post-sovietico resta grave e la Russia si sente esclusa dagli accordi per la sicurezza euro-atlantica in attesa di approvazione, mentre la “smilitarizzazione” delle relazioni tra la Russia e l'Occidente resta una questione ambigua.

La cosa più intelligente che potrà fare Obama sarà inserire la sua decisione sulla difesa antimissile nell'ambito di una serie di iniziative volte a “resettare” le relazioni con la Russia invece di farne una mossa isolata che richiede un quid pro quo sull'Iran. Mosca non farà che valutare la decisione di Obama come un passo pragmatico reso necessario dalla crisi economica degli Stati Uniti. Nel frattempo la Russia collaborerà al rilancio dei colloqui START (Strategic Arms Reduction Treaty) per la riduzione delle armi strategiche o darà una mano agli Stati Uniti in Afghanistan, cosa che è anche nel suo interesse.

Note:
1. Le nazioni del “5+1” sono i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina – più la Germania.


'OBAMA IN RUSSIA' [Hoje Macau, Macau]

 

Originale da: Asia Times - Obama drops a missile bombshell

Articolo originale pubblicato il 18/9/2009

L’autore

Manuel Vittorelli è membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguística. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.

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