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Afghanistan: le inutili morti italiane

di Alessandra Colla - 21/09/2009

Insomma sono morti ancora sei parà laggiù a Kabul, un puntino su una porzione di carta geografica non troppo familiare a parecchi italiani.

La cosa sgomenta: perché la morte, anche se è un destino comune e inevitabile, atterrisce sempre per quel suo essere l’Ignoto con la I maiuscola. Anche se indossare una divisa in un teatro di guerra espone automaticamente a certi rischi — lo sappiamo tutti. E proclamare che le truppe italiane sono in Afghanistan impegnate in missione di pace è soltanto un escamotage in neolingua che può ingannare soltanto chi crede ancora che la marmotta faceva la cioccolata.

A qualcuno non farà piacere sentirlo dire, ma i talebani in Afghanistan stanno facendo quello che i partigiani e i guerriglieri d’ogni razza e colore fanno, da sempre, nelle loro terre occupate illecitamente e con la violenza da altri: resistono. Si difendono, quando possono attaccano, a volte muoiono senza minimamente scalfire la potenza occupante e altre volte infliggono danni seri. Quando vengono presi, meglio per loro sarebbe morire all’istante — e lo sanno, ma continuano a battersi come sanno e come possono, col rischio di essere presi vivi. In quest’ottica spietata, chiunque fiancheggi o sostenga il loro oppressore, non importa come o in nome di che cosa, è per ciò stesso un nemico e deve essere combattuto all’ultimo sangue. Inutile girarci intorno.

Con tutto il rispetto che la morte esige, e con tutta la compassione per le famiglie colpite da questi lutti, non posso fare a meno di pensare che il governo italiano dovrebbe dimostrare maggior considerazione per l’intelligenza del suo popolo e avere il coraggio di dire la verità, per una volta almeno: e cioè che se l’Italia manda i suoi figli a morire ammazzati in Afghanistan non è a maggior gloria della Patria né a salvaguardia di una pace minacciata.
No.
L’Italia lo fa perché è legata a filo doppio alle sorti di un potere che risiede oltreoceano, e perché l’impegno a tutelare l’esecrabile pax americana è parte integrante di un’offerta che quei poteri fecero, decenni fa, ad un altro governo italiano — ed era un’offerta di quelle che non si possono rifiutare.

È probabile che la rivelazione non verrebbe apprezzata: a dimostrazione non soltanto del fatto che a volte nella vita le menzogne servono, ma che il potere stesso, il suo esercizio e il suo mantenimento sono di per sé vincolati alla pratica abituale e continuata della menzogna. (Poi ogni tanto c’è ancora qualcuno che mi chiede perché non voto).