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Dov'é la politica?

di Gianfranco La Grassa - 07/10/2009

E’ sufficiente avere una preparazione storica da scuola media o anche elementare, e un’intelligenza non più che mediocre, per capire l’essenziale di ciò che sta accadendo oggi in questo paese. Non si conosce nessun tiranno che abbia querelato dei giornali; a parte la considerazione che i due terzi delle querele sporte dai politici contro la stampa provengono da sinistra e che D’Alema chiese una cifra stratosferica (ottenuta) non per mesi di campagna su sue abitudini sessuali, ma per una semplice vignetta di Forattini; mentre ben poco si è fatto per appurare, ad esempio, tutti i retro-scena del disastro combinato dalla Banca 121 del Salento (con circa 6000 persone rovinate), poi as-sorbita dal Monte dei Paschi (con un peso che gravò fortemente sui suoi bilanci) e con l’ad della Banca assorbita che divenne – caso credo unico – ad di quella che la annesse (salvandola). E oggi sembra ripetersi il sostanziale insabbiamento dello scandalo pugliese legato alla Sanità, che è per il 90% di sinistra.
Non si conosce nessun tiranno che abbia partecipato in quindici anni a cinque elezioni, perden-done due e vincendone tre. Non si conosce nessun tiranno, infine, che sempre per quindici anni si sia fatto perseguire dalla magistratura, dalla stampa, per reati vari o per gossip o non so per che cos’altro ancora. Quindi è del tutto manifesta l’insensatezza della sinistra e delle sue manifestazioni contro il fascismo strisciante (da quindici anni, mai è stata tentata la presa del potere, che è normale per un qualsiasi dittatore, perfino per quello “dello Stato di Bananas”), in difesa della libertà di stampa (che vomita da mesi insulti e pettegolezzi di ogni genere). Tuttavia, essendo evidente la ma-lafede e la faziosità, mi sembra altrettanto insensato voler ribattere per convincere coloro che non si convinceranno mai, perché non hanno alcuna intenzione di recedere dalla scelta ormai irreversibile che nessun altro oltre a loro, i “migliori” per autodefinizione, possa governare. D’altra parte, non ci si può attendere nulla di diverso da chi non ha più alcun argomento politico dopo quindici anni di reiterato rinnegamento di ogni passato convincimento. Quindi, superfluo è discutere come si fosse in presenza di un avversario con cui ha senso ragionare.
Ci si deve invece domandare qualcosa in più. La sinistra – a parte singoli personaggi di un’altra epoca, del tipo di Macaluso o del compianto Napoleone Colajanni (morto da tempo purtroppo), ecc. – è certamente un’accolita di mercenari allo sbando, senza più progetto o idea politica, senza più un minimo ideale salvo quello di non andare a lavorare e continuare a vivere di politicantismo. D’altra parte, essa sconta il “peccato originale”. Già fin dal 1994-95 sono andato sostenendo che “mani pu-lite” nacque da un accordo (tacito? Forse, ma io penso sia stato esplicitamente stipulato, sia pure in gran segreto) tra ambienti americani, confindustriali (e bancari) italiani (quelli della “riunione sul panfilo Britannia”), che salvarono – unico tra tutti i partiti comunisti europei – i piciisti italiani, die-tro assicurazione di totale rinnegamento del loro passato, di cambio del nome, di fedeltà assoluta al servizio dei cosiddetti “poteri forti” italiani, a loro volta condiscendenti (eufemismo) verso quelli statunitensi (questi, si, veramente forti e in quel momento dominatori incontrastati nel mondo), i quali avevano tollerato qualche autonomia italiana (del “regime” Dc-Psi) solo fin quando il nostro paese fu importante quale baluardo contro il “campo socialista” guidato dall’Urss.
Il rinnegamento è stato persino comico (si fa per dire), con dirigenti che finsero (e fingono) di non essere mai stati comunisti, con un D’Alema che sostituì Prodi al governo nel 1998 per meglio garantire d’essere base militare e “alleato” fedele degli Usa nell’aggressione alla Jugoslavia (1999), allo scopo di annettere quell’area alla sfera d’influenza statunitense, bloccando l’espansione tedesca nei Balcani (solo economico-finanziaria, troppo poco per resistere alla potenza americana). Per ra-gioni di tempo e spazio, lascio perdere tutti i vili servigi resi da questi voltagabbana dai primi anni novanta ad oggi. Una simile “compagnia di ventura” è oggi evidentemente allo sbando, con l’idea fissa di organizzare “congiure di palazzo”, condite da manifestazioni in cui le “masse” (non così numerose come dichiarato con megalomania e sfacciata impudenza) sono garantite da una CGIL, da sempre “cinghia di trasmissione” di “qualcuno”, oggi in grado di portare in piazza non la vecchia “classe” ma prevalentemente pensionati, che costituiscono il 55% dei suoi iscritti (questi sarebbero i sindacati dei “lavoratori”!).
Comunque, è del tutto evidente che un’accozzaglia così scombiccherata, di per sé, conta poco. Inoltre, è solo superficialmente convincente la tesi che tale marmaglia trovi la sua unità contro Ber-lusconi. Si tratta di una mezza verità, che nasconde ben altro. Se Berlusconi sparisse, sarebbe certo un guaio per chi si serve di questi “lanzichenecchi”, poiché tutto un ceto medio semicolto dei settori “pubblici” e improduttivi (nel senso di spesso proprio inutili) si troverebbe allo sbando, se non po-tesse storcere il naso di fronte alla “volgarità antiestetica” del Cavaliere, e fosse costretta a pensare a qualcosa di almeno simile alla politica. Tuttavia, quelli che effettivamente muovono tale assem-blaggio di sbandati – per fini ormai evidenti di sfascio istituzionale, onde poi esigere “governissimi” d’emergenza – troverebbero comunque modo, in qualsivoglia situazione, di insistere nel tentativo di conseguire il loro scopo di un “colpo di mano” (quasi di Stato) come all’epoca delle sporchissime “mani pulite”.
Bisogna allora lasciar perdere l’anti (come il filo) berlusconismo, allo scopo di andare al noccio-lo della questione, a chi manovra simili “truppe al soldo”. Il centrodestra sotto attacco – con quinte colonne annidate tra le sue fila – comincia soltanto adesso, timidamente, a nominare i “poteri forti”, sostenendo che sono guidati da De Benedetti (e Bossi si inventa addirittura che chi “complotta” sa-rebbe la mafia; tutto da ridere). No, non è concesso far finta di essere così sprovveduti. Chi rappre-senta il capitale parassitario italiano, quello che vuole continuare i suoi giochetti finanziari e avere i sussidi e incentivi industriali di sempre (ricattando con il tema della disoccupazione), manda avanti, allo scoperto, De Benedetti e i suoi giornali, servendosi poi dei suoi propri organi di stampa tipo “Corrierone”, Sole24ore, La Stampa, ecc., nonché della sinistra e di parte della destra, ecc.
I nomi delle persone lasciamoli pure alla conoscenza dei lettori; ma facciamo quelli delle impre-se: Fiat, Intesa, Unicredit in testa a molte altre che, in genere, eleggono ancor oggi gli organismi di-rigenziali delle loro rispettive associazioni (ABI, Confindustria, ecc.). Ho poi delle “curiose” idee su un duro confronto interno alla Chiesa – soprattutto dopo la sconfitta subita dalla sua finanza all’epoca di Fazio, ecc. – ma sono ipotesi ancora molto ardite e quindi attendo qualche conferma. In ogni caso, non credo molto all’“ingenuità” di Feltri – con Berlusconi finto non consenziente – nell’attacco all’Avvenire (di questo a mio avviso si è trattato), giornale della CEI che esprime posi-zioni molto diverse da quelle dell’Osservatore Romano, giornale più ufficiale in quanto reale orga-no del Vaticano, della sua Segreteria di Stato; a buon intenditor……
Oggi lo scontro sta arrivando al calor bianco. E ciò rinvia in realtà al problema internazionale (ben decisivo), in cui sono altri i potenti alle spalle dei nostri principali gruppi industriali e finanzia-ri, grandi mignatte. Un problema fra gli altri, ma rilevante, è la prossima (5-6 anni al massimo, se non ci sono intoppi creati ad arte) messa in funzione del Southstream (Eni-Gazprom), con il suo ramo Northstream diretto al nord Europa, che darebbe all’Italia notevole peso in quest’area nei con-fronti di vicini sempre arroganti. Per contrastare il progetto ci si rifà come d’abitudine a “nobili propositi”. Si deve diminuire la dipendenza dalla Russia; si dà il caso che l’italiana Eni sia al 50% nell’affare, alla pari della Gazprom, e che gli americani brighino a più non posso – anche invadendo la sfera d’influenza russa nel Caucaso – per portare avanti il Nabucco, loro progetto alternativo al precedente. Essere dipendenti dagli Usa (e non al 50%, ma al 100%!) è meglio che essere compar-tecipi del progetto russo e far un po’ “ballare” certi prepotenti europei? Già, dimenticavo: gli Stati Uniti sono i nostri “alleati” (che sempre infatti ci consultano sulle loro mosse, anche quando c’è da mandare a morire giovani italiani nelle loro avventure di tipo coloniale; e per nostra fortuna non c’è stato bisogno di intervento di truppe di terra in Jugoslavia, cui D’Alema aveva promesso di prestare 18.000 soldati).
Basta menzogne; dal 1945 questi falsi “liberatori” – accolti come tali dallo spirito servile della maggioranza del popolo italiano (così ben rappresentato nei personaggi interpretati dal grande Al-berto Sordi) – ci hanno in realtà “occupato”; sarebbe ora che se ne andassero, la nostra “riconoscen-za” è durata fin troppo, un po’ di “egoistico” pensare a noi stessi sarebbe un buon ristoro. Avremmo bisogno veramente, in Italia, di una dirigenza come quella russa odierna. Nessun nazionalismo ac-ceso, spasmodico, aggressivo. Difesa, però, dei propri interessi, e certamente senso della dignità di paese indipendente, non appiattito sulla politica imperiale di un invadente che, da oltre sessant’anni, prende tutti i suoi “alleati” per servi, obbligati alla più supina acquiescenza, altrimenti ….. son dolo-ri.
A questo punto mi sembra che la questione sia chiara e limpida. Gli Usa non si rassegnano ad una nostra minima autonomia in politica internazionale, esigono che non facciamo affari verso est e verso sud, mantenendo buoni rapporti con paesi arabi (tipo Libia, Algeria, ecc.). I settori della fi-nanza e dell’industria non più al passo con i tempi – incapaci di politiche proprie per rinascere, es-sendo una piccola congrega di grandi vampiri, abituati alla ben nota “socializzazione delle perdite” (dopo i privati profitti) – si gettano quali stuoini ai piedi dei predominanti per poter avere anche in Italia una “rivoluzione colorata”, per poter dichiarare a Obama: noi siamo i tuoi più solleciti sguat-teri, aiutaci a liquidare il “nano” con il “trapianto dei capelli”, noi abbiamo una bella zazzera svo-lazzante, siamo più presentabili (ai tuoi piedi). Dal 1992-93, chi comanda le “truppe cammellate” che noi mandiamo avanti, tramando invece nell’ombra e fingendo di rappresentare l’interesse na-zionale, la moralizzazione, nel mentre cerchiamo di mandare a fondo l’Eni e gli altri settori che non sono così asserviti a voi, o “nostri liberatori”? Siamo noi, industria e finanza parassite; e queste truppe sono da quindici anni le nostre, quelle della sinistra. Non avete forse visto quanti di noi si sono fatti fotografare mentre depositavano il loro voto alle “primarie” di Prodi e poi Veltroni? 
Purtroppo i mercenari, ormai logori, stanno adesso pagando lo scotto dei loro continui rinnega-menti; sono gente marcia, cinica, vera mutazione genetica all’indietro. Allora, si dovrebbero rinfor-zare le schiere con nuovi ambiziosi di “destra”, anch’essi con le stesse identiche capacità di rinne-gamento di ogni loro passato; e soprattutto, anch’essi, senza autocritica alcuna, come se avessero sempre pensato le idee che sostengono adesso. Questi non sono però sciocchi ed esitano a compiere un passo, oltre il quale potrebbe esserci il successo (subordinato al decisivo appoggio parlamentare delle sinistre, di cui diverrebbero appendice) oppure il precipizio definitivo. Tuttavia, quelli che so-no l’obiettivo delle mene americane, dell’industria e finanza italiane parassitarie – e del loro perso-nale di servizio in ambito politico – come rispondono? Lasciamo perdere la più umoristica barzelletta che è quella di Bossi circa le trame della mafia. Ci sono però quelli che ancora inveiscono contro i “comunisti”, i quali sarebbero sempre gli stessi. Questi anticomunisti falsificano la realtà esattamente come coloro che il comunismo l’hanno rinnegato per divenire subordinati agli Usa. Io non mi definisco più comunista solo perché valuto che si tratta di un processo storico finito. Risponderò però sempre a brutto muso a chi mi parla dei “crimini del comunismo”. Non sto nemmeno ad elencare i terribili misfatti e massacri da cui è contrassegnata tutta la storia del capitalismo, della “libertà di mercato”.
Chi fa finta di non conoscere questa storia è in malafede quanto lo è la sinistra quando urla al fa-scismo oggi in Italia. Coloro che stanno manovrando per ridurci in ancora maggior servaggio, gli statunitensi, sono nati da un efferato genocidio; sono quelli dei bombardamenti a tappeto, delle bombe atomiche, ecc. Altro che i crimini del comunismo. Si tratta però di un elenco troppo somma-rio, non è nemmeno possibile tentare di farlo veramente, poiché le male azioni dei dominanti capita-listici sono troppe; e continuano tuttora a compierne di ogni genere. Manifesta è allora la malafede di tutti gli “attori in gioco” oggi in questo misero paese. Si cerca di consegnarci, da una parte e dall’altra, al passato. Da una parte, strepitano gli “antifascisti”: non quelli della Resistenza, bensì del cambio di casacca per salvarsi dalla sconfitta del fascismo vendendosi ai vincitori; quegli antifasci-sti di cui qualcuno diceva, spiritosamente, che stringevano il pugno perché, se lo avessero aperto, sarebbe loro caduto di mano il fascio. Dall’altra parte, gracchiano gli anticomunisti che cercano di non irritare troppo gli americani; come accadrebbe, se essi avessero il coraggio di smascherarli qua-li veri ispiratori di quelli che vorrebbero rovesciarli. In soprappiù, si alzano flebili stridii di altri pic-coli nuclei di personaggi (fuori di senno? Mah!), che si fingono ancora antimperialisti, per la “lotta di classe”; questi tapini vorrebbero far credere a qualche giovinastro disadattato che la crisi in atto è quella da cui rinascerà la rivoluzione contro il capitalismo.
Il quadro è devastato da ogni parte; disonestà a gogò, menzogna e riconsegna al passato per na-scondere le mene del presente, manovrate da chi ci occupa da più di sessant’anni. Tutto è offuscato da una voglia di “guerra civile” condotta con parole d’ordine insensate, prive di contenuto reale: solo falsificazione e vergogna (senza rossore). A questo punto, spero (ne sono anzi certo) che gio-vedì cancellino il “lodo Alfano”; non lo desidero per amore di Giustizia, questa colossale presa in giro di una Magistratura ormai politicizzata oltre ogni limite di credibilità. Me lo auguro semplice-mente perché è meglio si arrivi presto alla resa dei conti. Il paese così non regge, è usurato da troppi imbroglioni. Occorre tagliare non uno ma molti “nodi gordiani”.
In ogni caso, appurato qual è il livello del nascondimento dei veri problemi e dei nostri reali nemici, è bene dedicarsi sempre più alla spregiudicata e attenta analisi politica dei problemi interni ed internazionali. Non abbiamo la vasta audience dei mentitori, dei falsificatori; però assolviamo un compito che mi arrogo il diritto di giudicare serio e coscienzioso, sempre attento a non cadere preda delle mistificazioni altrui. Avremmo bisogno di molte più informazioni; comunque, quelle che ab-biamo consentono un parziale e progressivo smascheramento delle classi (non) dirigenti italiane e dei gruppi dominanti statunitensi.
Accentuiamo l’aspra critica rivolta all’attuale quadro politico italiano, ancorato alle diatribe, alle contrapposizioni, di un morto passato per condurre ad una “guerra civile” (al momento non sangui-nosa), in cui il vincitore possa essere in ogni caso “qualcuno” che fa perdere il “popolo italiano” (cioè la sua maggioranza) e lo rende succube. Cominciano tuttavia a tralucere alcuni squarci di veri-tà (parziale), data la crescente rudezza dello scontro. Si tratta di allargarli sempre più. Tutti noi quindi – e chi vuol collaborare con noi (che lo faccia, però, senza manifestarne solo l’intenzione!) – non sfuggiamo la realtà. Nel sito vanno collocate le necessarie riflessioni teoriche, perché senza nuova teoria, e nuova cultura, non si va più molto avanti. Nel blog, invece, non vi sia assenteismo rispetto alla necessità di smascherare e interpretare correttamente i termini dello scontro in atto. Par-liamo soprattutto di politica.