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Alla Camera si lavora 4 ore a settimana

di Silvio Buzzanca - 15/10/2009

 

Cari colleghi, alla Camera si lavora veramente troppo poco. Corriamo ai ripari. Sono le 12,40, quando Pier Ferdinando Casini chiede la parola sull´ordine dei lavori e ripete l´allarme lanciato in aula lo scorso 16 settembre. «Si sta ripetendo settimana dopo settimana. Se ieri i gruppi parlamentari non avessero dato il via libera ad inserire all´ordine del giorno, questa mattina, la ratifica dei Trattati internazionali, questa settimana avremmo lavorato in Aula - lo ripeto, in aula - dalle 15,30-16 di ieri alle 17,30 di oggi» denuncia il leader dell´Udc.
Fra i banchi circola "Il Fatto quotidiano" dove campeggia l´articolo di Furio Colombo e il titolo "Scandalo alla Camera: si lavora solo quattro ore". E da poco si è spenta l´eco della manifestazione organizzata davanti Montecitorio dall´Idv sullo stesso tema. Protesta all´insegna dello slogan "Parlamento fannullone" e della battaglia contro gli onorevoli che fanno il doppio lavoro. Di Pietro e compagni che annunciano: restituiremo i soldi della diaria ogni volta che non si voterà.
Il tema politico con cautela da ex presidente della Camera lo solleva Casini, dopo avere telefonato in mattinata a Gianfranco Fini. Il leader dell´Udc ricorda che «il Parlamento procede con voti di fiducia, maxiemendamenti, apposizioni di procedure abbreviate che finiscono per annullare, assimilare e assorbire tutto il dibattito del nostro Parlamento. E noi ci troviamo a non avere provvedimenti da calendarizzare». La soluzione? «Anche la maggioranza, assieme a noi, deve recuperare una sua terzietà rispetto al governo ed evitare di identificarsi unicamente nei provvedimenti governativi».
Interviene anche Antonio Martino, Pdl. Critica Casini, dice che «per troppo tempo i presidenti dei due rami del Parlamento hanno snocciolato i numeri dei provvedimenti di legge approvati dalla loro Camera, quasi che questo fosse un calzaturificio che quante più scarpe produce tanto è migliore». Per Martino, invece, «l´aula deve servire come luogo di dibattito. Credo che questa sia la posizione giusta per difendere il Parlamento».
L´ex ministro ammette però che il problema c´è, che «il Parlamento è diventato un inutile meccanismo di ratifica di decisioni prese da altri». Bravo, dice Gianclaudio Bressa, Pd. Colpa del centrodestra, incalza. Colpa «di maggioranza e governo che hanno reso quest´aula, non un´aula sorda e grigia, ma un´aula silenziosa ed inutile».
Che il problema ci sia lo ammette anche la presidenza della Camera. Uomini vicini a Fini fanno sapere che il presidente di Montecitorio «può fare ben poco». La colpa sarebbe delle commissioni che non licenziano i provvedimenti nei tempi stabiliti. I presidenti di commissione si difendono dicendo che i tempi saltano perché il governo non dà le coperture finanziarie. Il Pdl, intanto, vuole usare la mano dura con gli assenteisti: chi non avrà l´80 per cento di presenze non sarà ricandidato.