Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L’Italia contro tutti

L’Italia contro tutti

di Giovanni Petrosillo - 19/10/2009


Francamente sono sorpreso dall’articolo di Aldo Giannuli, pubblicato sull’Unità (lo
riprendo alla fine di questo commento). Non per quanto scritto dal professore barese,
che è persona sensata, ma proprio per il fatto che il suo pezzo sia finito su un
quotidiano fondante la propria sovrastruttura ideologica sull’antiberlusconismo senza
sé e senza ma, non avendo peraltro mai dimostrato, da almeno 15 anni a questa parte,
di possedere altri elementi finalizzati a sviluppare un ragionamento politico sulla
situazione italiana che non fosse intriso aprioristicamente di odio antiberlusconiano.
Messa da parte questa stranezza, diciamo subito che quanto scritto da Giannuli è stato
da noi più volte affermato in innumerevoli lavori, articoli, discorsi e non certo da
oggi. Partiamo però da un altro fatto secondario che attesta dell’ingrossarsi dei marosi
internazionali sull’Italia. Come ha detto anche Marcello Foa sul suo blog, la notizia
dei pagamenti effettuati dai servizi segreti italiani ai capi talebani è stata sì
pubblicizzata e diffusa dal Times, ma non fabbricata dal giornale di Mardoch che ha,
invece, raccolto la soffiata dei servizi segreti americani o inglesi, i quali ci tenevano a
far sapere la cosa. Lo Squalo, che non si lascia mai scappare nessuna opportunità per
screditare il suo nemico personale e l’intera nazione ha fatto subito da cassa di
risonanza alla “velina” infamante.
Ma perché inglesi e americani hanno preso di mira un alleato che non è soltanto un
servo sciocco bensì un paese con i propri interessi strategici? Il perché lo condensa
ancora bene Foa: “Quel mondo non tollera più che l’Italia giochi su più tavoli, amica
degli Usa ma anche della Russia, di Israele ma anche del mondo arabo. Non apprezza
la sua ostinazione nel far sentire la propria voce nelle sedi internazionali. E non ama
nemmeno Tremonti. Il nostro ministro del Tesoro pretende la presidenza
dell’Eurogruppo. Male, perché la sua nomina impedirebbe la candidatura del
governatore della Banca d’Italia Mario Draghi (ex partner di Goldman Sachs) alla
testa della Banca Centrale europea, graditissima a New York e alla City londinese e
lanciata da un giornale americano, il Wall Street Journal, che, guarda un po’, è
controllato proprio da Rupert Murdoch. Coincidenze, che si intrecciano con la corsa
di Blair alla presidenza dell’Unione europea, e altre vicende, manovrate chissà da chi
e chissà dove, ma con un obiettivo ormai evidente: ridimensionare l’Italia o
perlomeno questa Italia”.
Per queste ragioni ma, soprattutto, per l’intesa tra Italia e Russia, avversario n.1 di
Washington in questa fase multipolare, l’andazzo della situazione nel nostro paese
deve cambiare e sin da subito. Così stanno partendo attacchi nei nostri confronti da
ogni punto cardinale e su ogni questione che può portare all’indebolimento delle
posizioni non allineate del governo. Insomma, a Washington hanno deciso che
Berlusconi si deve mettere da parte e tutti gli argomenti sono buoni per farlo vacillare
e, possibilmente, cadere. Qual è la sponda interna che può favorire questo disegno
antinazionale? Non è difficile da capire visto che si sono messi subito in moto i soliti
traditori della Finanza e della Grande Industria decotta (con i primi che si rifiutano di
collaborare con la politica finanziaria di Tremonti ed i secondi che allungano
nuovamente le mani nelle casse dello Stato e si premurano di creare Think Thank per
elaborare strane “idee” sul futuro) ben accompagnati dai beneficiari politici del
precedente colpo di mano giudiziario contro la classe dirigente democristiana e
socialista (la gioiosa macchina da guerra piccìista).
E’ questa, in sostanza, l’anomalia italiana, una specie di “reazione mancata” che non
essendo stata portata a termine in quella fase a causa della “discesa in campo” di
Berlusconi, ha impedito alla super-potenza Usa di completare il suo progetto per un
Italia completamente succube dei suoi dettami e consegnata ad una classe dirigente
tenuta sotto schiaffo perché risparmiata dal redde rationem di tangentopoli (ed è
questa l’unica motivazione per cui gli ex comunisti non finirono nel tritacarne
giudiziario).
Ancora una volta dimostriamo però di essere un Paese poco serio che non è in grado
di difendersi adeguatamente. Ad esempio si può permettere a Edward Luttwak di
seminare trappole sul nostro suolo e di minacciare golpe colorati senza prendere i
dovuti provvedimenti del caso. Si può consentire a personaggi come Guzzanti di
tramare nelle ambasciate estere contro l’Italia e la sua politica estera? Si può
concedere a Murdoch di fare affari nel nostro territorio e gettare palate di merda
contro la nazione? Io direi proprio di no, sarebbe ora di far capire all’estero che
possiamo diventare anche molto cattivi se solo questo tendenza al discredito
patriottico dovesse continuare.
Infine, vi segnalo un altro episodio che la dice lunga sugli organi di garanzia
comunitari e sul loro ruolo filo-statunitense. Ricordate la signorina Neelie Kroes?
Qualche tempo fa riportai una notizia (Il feticcio del mercato) in cui si sosteneva che
la Kroes, Commissario alla concorrenza, stesse spingendo affinché la nostra Eni
vendesse il gasdotto TAG, quello che trasporta gas proveniente dalla Russia,
attraverso l'Austria fino all'Italia e alla Slovenia. Per la Kroes si profilava una
situazione di abuso di posizione dominante da parte dell’ENI che danneggiava i
concorrenti e il libero mercato europeo. Bene, la commissaria, che dimentica il suo
passato di servitrice di molte multinazionali, ha di nuovo messo becco in un affare
che, a suo dire, non s’ha da fare. Ovverosia ella reclama contro il governo tedesco (ha
sritto persino una lettera ufficiale al Ministro tedesco dell’economia) che ha concesso
4,5 mld di euro alla Opel per agevolarne l’acquisto da parte della cordata austrorusso-
canadese Magna. La Kroes ha addirittura invitato Berlino a riconsiderare il
risultato del processo di offerta ed a rivalutare le proposte escluse. E’ probabile che
alla commissaria il solo pensiero di un rafforzamento delle posizioni di mercato dei
russi in Europa faccia venire l’orticaria. Ma questo è solo l’ennesimo episodio volto a
dimostrare l’autolesionismo dell’Europa che non ha ancora capito dove la storia si sta
dirigendo. C’è poco da stare allegri.
Per il premier la «scomunica» della politica americana
di Aldo Giannuli - L' Unità
Edward Luttwak, parlando a Ballarò, ha attaccato Berlusconi, e ha fatto
capire che la caduta del Cavaliere, per chi vede le cose da Washington, non
sarebbe poi ungran male. La cosa ha sorpreso i conoscitori della biografia di
Luttwak: autore di sedici libri, fra cui uno intitolato «Tecnica del colpo di
Stato», dette il suo contributo al golpe contro Salvador Allende. Repubblicano
neo-consun po´ eretico, grande amico della Cia, consulente ascoltatissimo
della Telekom (il suo nome è venuto fuori in relazione al caso di Pio Pompa).
Ascoltatissimo, dicevamo, ma forse non proprio leale, come ha segnalato
Giuliano Tavaroli ai giudici milanesi. Uno così dovrebbe essere un amico
della destra italiana (ed in effetti lo è sempre stato). E invece... Tutto, però, ha
una spiegazione. Il fatto è che Berlusconi sta dando molti dispiaceri agli Usa:
si è schierato con Putin per la Georgia, propone di allargare la Ue alla
Russia, fa una televisione in Libia. Addirittura, il suo ministro del Tesoro si è
permesso il lusso (ma è stato solo un momento) di definire «interessante » la
proposta cinese di sostituire il dollaro come moneta di riferimento
internazionale.
Ma c'è di più. L´accordo fra Eni e Gazprom manda gambe all´aria il gasdotto
«Nabucco» che, collegandosi alle pipeline iraniane, georgiane e
dell'Azerbaijan, passa per Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria per
sboccare in Austria e Repubblica ceca. Ideato nel 2002, si snoderà per circa
3.300 chilometri per un transito di circa 31 miliardi di metri cubi di gas.
Ufficialmente è un´operazione volta a garantire la sicurezza strategica dei
rifornimenti energetici dell´Unione Europea, in realtà ha l´obiettivo di
ridimensionare brutalmente il peso energetico della Russia e di alleggerire la
pressione d iMosca su Kiev. Non è un caso che il progetto sia partito più o
meno in contemporanea alla «rivoluzione arancione » ucraina e quando, con
la Seconda Guerra del Golfo, si incrinava l´intesa sin lì ottima fra Russia ed
Usa. Dunque, non si tratta solo di un enorme affare economico, ma anche di
un´operazione dal fortissimo rilievo strategico e militare. L´accordo Eni-
Gazprom rimette in gioco la Russia. Si badi che in questo caso non conta
nulla il fatto che al posto dell´«amico George» ci sia l'«abbronzato Obama»:
in queste cose gli Usa hanno un solo colore ed è quello a stelle e strisce e
non ci sono nè falchi nè colombe, nè democratici nè repubblicani. Se ci fosse
ancora il repubblicano Bush non cambierebbe nulla e, infatti il preannuncio di
licenziamento viene dal falco repubblicano Luttwak. Si sa, gli americani non
sanno stare agli scherzi: vi ricordate quando Kissinger apostrofò Moro, per le
sue aperture al Pci esprimendo l´auspicio di non dover mangiare «spaghetti
in salsa cilena»? Oppure il caso di Sigonella, quando Craxi (presidente del
Consiglio) ed Andreotti (ministro degli Esteri) osarono far circondare i marines
americani dai carabinieri? Non sembra che la cosa abbia portato fortuna nè a
Moro, nè a Craxi, nè ad Andreotti. Gli americani non hanno risparmiato
segnali in questi mesi.
La stampa degli Stati Uniti ha raccontato, in modo crescente, gli infortuni di
immagine del nostro Presidente del Consiglio. Obama, al G8 dell´Aquila, è
stato freddamente cortese. E questo benché all´epoca, lo scorso luglio, la
posizione italiana fosse importante in vista del G20 che, però, ora è passato.
E c´è stato anche un discorso molto esplicito dell´ex presidente della
commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti - notoriamente molto amico degli Usa
(ne parla come della sua seconda patria) - che ha riferito di certe sue
conversazioni private con l´ambasciatore americano. Conversazioni che
avevano per tema i forti malumori di Washington verso Palazzo Chigi. Ma si
sa: Guzzanti è un personaggio un po´ estemporaneo e l'ambasciatore
americano non si è preso neppure la briga di smentire... appunto. Ora si fa
sul serio e, questa volta, il personaggio da abbattere non ha la statura di un
Moro, di un Craxi o di un Andreotti, ma è un uomo molto più piccolo e meno
credibile.
IL FETICCIO DEL MERCATO di G.P.
Riprendo dai giornali una interessante notizia riguardante il gasdotto TAG che trasporta
gas proveniente dalla Russia, attraverso l'Austria fino all'Italia e alla Slovenia.
Quest’ultimo, come si può leggere sul sito dell’ENI, ha una estensione di 1.018
chilometri e una capacità di 81 milioni di metri cubi/giorno.
Proprio tale gasdotto è, dal 2006, al centro delle attenzioni della Commissione Antitrust
di Bruxelles. In quell’anno, infatti, l’UE ha aperto una indagine sui maggiori gruppi
energetici che ha coinvolto anche la nostra ENI, proprietaria all’89% del citato gasdotto.
Se la Commissione Antitrust, presieduta dall’olandese Neelie Kroes (già nell’occhio del
ciclone per il suo passato di manager di molte multinazionali che mal si concilia con
l’attuale ruolo di garante per la concorrenza) dovesse ritenere il “Cane a sei zampe”
colpevole di comportamento anticoncorrenziale, alla compagnia italiana sarebbe imposta
la vendita del Tag, con gravi danni di approvvigionamento energetico per l’intero paese.
Dalle pipelines del Tag passa, infatti, circa il 30% del gas importato in Italia. [Gli altri
gasdotti con i quali l’Eni approvvigiona l’Italia sono: “Il Transitgas importa gas
olandese e gas norvegese. Ha uno sviluppo complessivo di 291 chilometri e una
capacità di transito di 61 milioni di metri cubi/giorno. Il Greenstream è il gasdotto
sottomarino dedicato al trasporto del gas libico al terminale di ricevimento di Gela
(Western Libyan Gas Project). Ha una capacità di 24,4 milioni di metri cubi/giorno ed è
il più lungo gasdotto sottomarino (520 km) costruito nel Mar Mediterraneo. Il
Transmed trasporta in Italia il gas naturale proveniente dal campo Hassi R’ Mel in
Algeria; con una estensione di 2.500 chilometri attraversa la Tunisia, il Mediterraneo,
la Sicilia e lo stretto di Messina per risalire l’intera penisola sino alla Val Padana”.
Fonte ENI].
Ancora una volta i vertici corrotti e servili dell’UE mettono sotto pressione un paese
membro per “s-ragioni” di mercato del tutto pretestuose e bizzarre (in un settore
strategico da sempre determinante per la maggiore indipendenza delle nazioni e per la
conduzione di una più valida politica estera atta a rafforzare i legami con i paesi
produttori).
La debole Europa, piegata alla sacralità del mercato, depotenzia la spinta espansiva sui
mercati delle imprese nazionali più brillanti ed efficienti per salvaguardare presunte
regole di lealtà concorrenziale che sembrano piovute dal cielo.
In questi mesi, abbiamo invece visto che la manus invisibilis del mercato ha una natura
tutt’altro che smithiana e gli americani fanno da battistrada, lungo le strade della crisi
economica, con i salvataggi di banche e imprese a suon di elargizioni statali.
In Europa, questa lezione di cambiamento delle regole del gioco a partita già iniziata
(che dimostra un esercizio di potenza da parte del paese predominante) è ancora lungi
dall'esser appresa. Non solo, qui da noi si preferisce facilitare i piani imperiali sottraendo
forza alle imprese più innovative e capaci di aggredire i mercati altrui.