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Poderi di Romagna, la nuova produzione e distribuzione dei cibi biologici

di Andrea Bertaglio - 19/10/2009

La produzione e la distribuzione di cibi biologici sta rivestendo un’importanza sempre maggiore nelle nostre economie, per tale ragione non dovrebbero ricalcare le logiche della grande distribuzione che ci ha portati ad un modello insostenibile di consumo dei prodotti alimentari. Per fortuna c’è chi riesce, anche grazie al coinvolgimento diretto dei propri “clienti”, a produrre e addirittura a trasportare i propri prodotti in modo sostenibile, valorizzando al massimo le proprie tradizioni. A Ravenna nasce: “Poderi di Romagna”.


 

agricoltura biologica frutta verdura
La produzione e la distribuzione di cibi biologici sta rivestendo un’importanza sempre maggiore nelle nostre economie, per tale ragione non dovrebbero ricalcare le logiche della grande distribuzione
“Poderi di Romagna” riunisce produttori e trasformatori con metodo biologico, consumatori, esercizi commerciali e gruppi legati al mondo ambientalista intenzionati a difendere i prodotti da agricoltura biologica, le economie locali, l’ambiente e le persone, promuovendo uno sviluppo dell’economia e del territorio basato su metodi e tecniche a ridotto impatto ambientale, sul consumo critico, la solidarietà ed il rispetto dei soggetti coinvolti. Questo progetto, che ha già coinvolto oltre mille famiglie nel nord Italia, ha nel suo presidente, Christian Grassi, la voce che ne testimonia l’attività ed i risultati. Sentiamola:

 

Christian Grassi, ci puoi raccontare cos’è “Poderi di Romagna” e quali obiettivi vi siete posti?

“Poderi di Romagna” è una piccola associazione culturale che ha lo scopo di promuovere un’agricoltura biologica incline ai principi della Decrescita Felice, in controtendenza rispetto al biologico delle grandi marche e della cosiddetta Distribuzione Organizzata. Ma ciò è possibile solo attraverso l’incontro e la collaborazione fra i produttori biologici ed i cittadini.

È per questo motivo che sosteniamo ogni iniziativa volta ad avvicinare le campagne e le città. Due mondi che hanno smesso di comunicare da decenni.

Il progetto più recente al quale abbiamo preso parte è denominato “Le Strade del Fresco”. Si tratta di un’organizzazione di GAS e cooperative sociali che acquistano direttamente dagli agricoltori o partecipano alla produzione.

 

gruppo acquisto solidale
La nostra parte è consistita nell’organizzare un nucleo di agricoltori e la relativa logistica in grado di rispondere alle richieste di queste famiglie
L’ideatore del progetto, Claudio Buzzoni, ha coordinato le famiglie di una ventina di GAS ed ha stipulato una convenzione con una impresa che ha messo a loro disposizione vettori e celle frigo. Sottolineo il fatto che per ridurre l’impatto dei trasporti si utilizzano mezzi che diversamente viaggerebbero a vuoto.

 

La nostra parte è consistita nell’organizzare un nucleo di agricoltori e la relativa logistica in grado di rispondere alle richieste di queste famiglie.

Sembra un progetto molto ambizioso. Quali sono le principali difficoltà nelle quali vi state imbattendo?

Le difficoltà maggiori (peraltro poche perché dopo la fase progettuale il sistema è andato a regime in poche settimane), consistono in problemi relativi alla complessità dell'organizzazione e problemi di relazioni umane.

La fase organizzativa (programmazione della produzione, offerta, ordine, logistica dei trasporti e della distribuzione) non è semplice soprattutto perché basata sul volontariato. E questo è parte del secondo problema. Anche in un gruppo di mille famiglie la ripartizione degli incarichi grava sempre su un numero limitato di persone. Inoltre nei processi decisionali più importanti si cerca di procedere in forma democratica, ma ciò significa rallentare notevolmente il proseguire delle attività.

La vostra esperienza ha portato al coinvolgimento di oltre mille famiglie ed una ventina di produttori. Pensi che a partire da esperienze come la vostra sia possibile una “riconversione virtuosa” dell’economia su larga scala?

 

supermercato prodotti confezionati
Se non è ancora immaginabile poter pensare ad una riconversione dell’intera economia in breve tempo è comunque credibile che una massa critica di cittadini che effettuano gli acquisti in questo modo
Sono convinto che un simile progetto possa gemmare in altre realtà permettendo sempre a più persone di acquistare dei prodotti veramente biologici, ad un prezzo equo, avendo la garanzia di contribuire al mantenimento di attività virtuose che si prendono cura di un pezzo di ambiente. Se non è ancora immaginabile poter pensare ad una riconversione dell’intera economia in breve tempo è comunque credibile che una massa critica di cittadini che effettuano gli acquisti in questo modo obbligherà tutte le realtà economiche a ripensare ai propri modelli. Se non altro per cercare di non perdere ulteriori quote di mercato.

 

Sarà possibile, a tuo avviso, tornare alle buone pratiche proposte da realtà quali il Movimento per la Decrescita Felice, sia a livello sociale/familiare che sul piano commerciale/produttivo?

Sono convinto che sia possibile ridisegnare un nuovo tipo di società, basata sui principi della Decrescita Felice o più semplicemente sul buonsenso e sulla sobrietà, perché ormai ho partecipato a varie esperienze positive basate su pratiche, tecniche ed economie “alternative”. Il limite non sono le possibilità o le pratiche. Il limite sono le teste degli essere umani.